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De Raho (Antimafia): 'Creare cultura della legalità, anche nel gioco'

06 luglio 2021 - 11:32

Tutti gli interventi della tavola rotonda legata al Rapporto Luiss-Ipsos sul gioco in Italia, aperta dal procuratore nazionale Antimafia Cafiero De Raho.

Scritto da Redazione
De Raho (Antimafia): 'Creare cultura della legalità, anche nel gioco'

Roma - “Le indagini evidenziano come le mafie, che oggi sono mafie degli affari, entrano nei settori che appaiono come più produttivi, che generano maggiore ricchezza incorrendo nel minor rischio. Nel gioco, ad esempio, costituendo società specialmente all'estero, come Romania e Malta, dove c'è minor reazione e controllo dell'infiltrazione criminale nell'economia”.

Lo ricorda il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho nel corso della tavola rotonda conclusiva della presentazione del Primo rapporto di ricerca sul settore del gioco in Italia curato da Luiss Business School e Ipsos, tenutasi oggi, 6 luglio, a Roma.

 

“È emerso il collegamento con piattaforme estere, con passaggio di denaro poi utilizzato per il riciclaggio, con migliaia di punti di raccolta scommesse sequestrati: un miliardo di euro sequestrato per una sola operazione, 20 se contiamo quelli fatti negli ultimi anni”.
Il procuratore nazionale Antimafia quindi risponde ad una domanda posta dalla moderatrice, la giornalista Serena Bortone. Come sconfiggere la cultura dell'illegalità? “Il primo fattore per contrastarla è la diffusa formazione ed educazione, e ciò non vale solo per chi va a scuola. Basterebbe iniziare a a dare una regolamentazione di tutti i settori, che sia conforme alla correttezza, alla trasparenza, alla lealtà; parametri ai quali andrebbe conformata la condotta dell'italiano, ancora di più adesso che è un uomo 'europeo'. Poi bisognerebbe tessere una cooperazione inter-istituzionale, in modo da costituire una vera e propria coalizione, parlare con l'altro e verificare insieme il percorso da seguire. Oggi dobbiamo ragionare di fronte all'illegalità, che non è solo una violazione della regola, ma di sistema. Abbiamo organizzazioni criminali fatte di imprenditori che operano con i cartelli con i quali partecipano alle gare d'appalto; anche quella è un'associazione per delinquere se il programma è quello di distribuire fra tutti gli appalti di modo che a rotazione ognuno ne possa avere uno. Per questo ho chiesto ai ministri interessati di costituire una banca dati degli appalti, per individuare o meno se esistono cartelli. Il nostro sistema va ricondotto alla legalità”.
 
La tavola rotonda poi registra l'intervento di Raffaele Oriani, referente scientifico del progetto di ricerca sul settore del gioco e associate dean Luiss business school. “Il gioco è un settore industriale a tutti gli effetti, che anche grazie alla regolamentazione vuole essere sostenibile e responsabile a lungo termine. Quindi, condivido la 'chiamata alle armi' per il riordino nazionale del comparto. Come Luiss possiamo contribuire alla sua riorganizzazione, visto che abbiamo nella nostra mission l'obiettivo di essere al servizio di diversi stakeholder, istituzioni pubbliche e aziende. La collaborazione con l'Agenzia delle dogane e dei monopoli è un segnale di questo nostro ruolo. Non siamo dei policy maker ma possiamo svolgere il ruolo di aggregatori, facilitatori nella discussione, con la realizzazione di analisi economiche come quella fatta finora. Abbiamo tanti dati sul gioco legale, meno su quello illegale, quindi ci stiamo ponendo il problema di come cercare di stimare il suo andamento. In questo possiamo svolgere un ruolo di supporto, svolgere analisi comparative anche valutando altri contesti e Paesi”.
 
Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia prende spunto dal dato sui giocatori illegali – spesso non consapevoli di essere tali - presente nel report diffuso oggi.
“Ci sono più aspetti da considerare: il rapporto fra gli italiani e la legalità è molto complesso. Credo che ci sia un senso della legalità 'all'italiana' con due componenti su cui riflettere: l'asimmetria, visto che siamo pronti a puntare l'indice contro l'altro e siamo molto indulgenti verso noi stessi; la selettività, poiché, nonostante ci sia un accordo generalizzato sui reati contro la persona e la proprietà, tanti reati non sono giudicati tali da chi li commette. Ad esempio, il Codice della strada è una sorta di zona franca, con comportamenti totalmente contraddittori.
Servono quindi degli strumenti per togliere gli alibi, sanzioni, ed un aspetto preventivo che ha a che fare con la 'cultura della legalità'. Ci sono processi da accompagnare, le persone vanno educate”.
Pagnoncelli quindi mette in evidenza la creatività dell'industria del gioco legale, in cui tanti lavorano “per ideare giochi sempre nuovi, che dietro ci sono studio e competenza.
Sarebbe quindi opportuno far percepire le conseguenze economiche e sociali del comparto, per rendere responsabili quelli che con più leggerezza propendono verso il gioco illegale”.
 
La tavola rotonda poi ha visto l'intervento di Emanuela Randon, professoressa associata del dipartimento di Scienze economiche dell'Università di Bologna, che commenta i dati presenti nel report di Luiss ed Ipsos.
“Si tratta di risultati attesi, considerate le chiusure del gioco terrestre a causa della pandemia, mentre era difficile quantificare l'entità di tutte le variabili messe in campo, dato il contesto di incertezza multi dimensionale generale.
L'incertezza riguardava non solo i contagi, gli effetti della pandemia, le scelte di politica economica, le conseguenze sul reddito degli italiani, ma anche il mutamento del loro comportamento.
In questo contesto questo studio è utile e prezioso per la quantificazione di queste variabili”.
Randon quindi, nel rispondere ad una domanda della moderatrice sugli effetti economici del gioco illegale, rimarca che esso, di fatto, “sottrae risorse, riducendo la funzione allocativa dello Stato, non permettendo la riscossione delle imposte, ed è fonte di concorrenza sleale degli imprenditori, che agendo senza vincoli normativi possono praticare prezzi più bassi ed impiegare manodopera a basso costo”.
Guardando alla crescita del gioco online riscontrata in questi mesi, la professoressa sottolinea il valore della nuova offerta di giochi nata in concomitanza con lo sviluppo delle tecnologie: “Credo che l'Autorità debba monitorare la nuova offerta e normalizzarla, regolarizzarla attraverso l'espansione delle opportunità legali del gioco.
Molti giocatori, circa il 45 percento, non controllano la legalità del sito, quindi è necessario introdurre degli strumenti culturali e informativi per ridurre il gioco illegale inconsapevole. È necessaria un'azione con strumenti repressivi e sanzionatori ma anche in grado di disincentivare la domanda”.
 

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