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Donne del gioco, Terrabusi: 'Settore sia unito e cosciente del suo ruolo'

13 marzo 2021 - 09:27

Nuova puntata del nostro speciale sulle 'donne del gioco legale': è la volta di Chiara Terrabusi, amministratore delegato di Romagna Giochi, con un focus sulla propria regione.

Scritto da Fm
Donne del gioco, Terrabusi: 'Settore sia unito e cosciente del suo ruolo'

“Non sono affatto sorpresa poiché noi donne siamo più caparbie e determinate.  L’attenzione e il focus che abbiamo attratto su di noi con la nostra costanza devono essere solo un punto di partenza per costruire una nuova immagine di settore,che sia lo specchio della realtà”.

Ad affermarlo è Chiara Terrabusi, amministratore delegato di Romagna Giochi, azienda leader in Italia nell'allestimento sale di Videolottery e slot, e parte integrante del collettivo di lavoratrici e imprenditrici del gioco legale che da metà gennaio fino ai primi di marzo ha presidiato la piazza romana di Montecitorio, richiamando l'attenzione di opinione pubblica e media come forse mai fatto prima dal settore.

Con lei approfondiamo il tema in una nuova puntata dello speciale sulle donne del gioco pubblicato integralmente sulla rivista cartacea di Gioco News di marzo (consultabile integralmente a questo link).


Alla luce di questo, pensa che ora il ruolo delle donne dovrebbe cambiare in questo settore, per tradizione visto come principalmente "maschile"?
“Il settore è visto erroneamente come principalmente maschile. Ci sono molte donne che ricoprono ruoli apicali nei concessionari, nelle aziende di gestione, nelle sale e negli esercizi pubblici.  Sicuramente possono e devono essere viste e ascoltate di più, ma questo è un problema tipicamente italiano, presente anche in altri settori”.
 
E qual è, a suo modo di vedere, il valore aggiunto delle donne in questo comparto?
“La capacità di uscire dagli schemi, la determinazione, l’empatia con le altre persone e ovviamente la preparazione e la competenza”.
 
Quali richieste vorrebbe porre al nuovo Governo per la tutela e il rilancio del gioco legale?
“Di dare prima tutto il pieno riconoscimento al settore per il ruolo che ricopre sia a tutela degli interessi erariali sia della legalità. 
C’è troppa disinformazione o cattiva informazione su come è strutturato il settore dei giochi pubblici, sulle regole che dobbiamo rispettare e far rispettare.
Non siamo degli improvvisati, ma un comparto strutturato che opera su binari che sono le leggi dello Stato e le disposizioni dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, proprio per questo siamo tra i settori più controllati e verificati costantemente”.  
 
E il settore, da parte sua, cosa "dovrebbe fare" per smettere di essere bollato come "il male assoluto", per consolidare la sua credibilità ed essere "rispettato" come baluardo della legalità e contribuente essenziale per l'Erario? Cosa è mancato finora perché questo si realizzasse?
“Credo una mancanza di coesione tra i vari attori del settore. Occorre essere tutti uniti nel dimostrare l’importanza del nostro ruolo, essendo muniti di autorizzazioni di Pubblica sicurezza, iscrizioni al Ries ed addirittura, in taluni casi, concessioni dovremmo avere già il pieno riconoscimento agli occhi della Politica, dei mezzi di informazione e della opinione pubblica, ma questo non avviene.
Cercare canali di comunicazione differenti, come quelli della manifestazione rosa, apre uno scenario nuovo a dimostrazione e rafforzamento che noi lavoratrici e lavoratori del gioco pubblico lavoriamo per tutelare la legalità”.
 
Passando alle situazioni "locali", il 2021 potrebbe vedere la ripresa del dialogo in materia di "modifica" delle leggi in diverse regioni. Pensa ci sia margine per una “correzione” della normativa in vigore in Emilia Romagna? Se si aprisse una possibilità di modifica cosa chiederebbe alla Regione?
“Una correzione è sempre possibile ma politicamente deve essere voluta. 
Alla Regione chiederei di considerare che la ripresa economica dopo la pandemia ha bisogno del sostegno di tutte le attività legali e che la tutela dei posti di lavoro è una priorità imprescindibile. Non si risolve un problema creandone un più grande.
È necessaria una sospensione delle chiusure e l’apertura di un tavolo di confronto con la Regione per discutere i correttivi alla legge e anche proposte per ridurre l’impatto del Gap, magari creando un modello che possa essere replicato a livello nazionale. Chi meglio di noi che siamo sul campo, sul territorio conosce i giocatori e i comportamenti che possono essere nocivi? La soluzione non sono certo il distanziometro o gli orari a singhiozzo. Chiuse le imprese del gioco lecito, si aprirà una prateria per il gioco illegale”.
 

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