La ripartenza ci sarà e in tempi rapidi, tornando presto ai livelli di consumi pre-pandemia. Naturalmente in un contesto diverso dal precedente e che richiederà uno spirito di adattamento per via delle nuove misure e restrizioni. Ma il futuro continua ad essere roseo per i pubblici esercizi. Questo, almeno, è quanto emerge dal webinar organizzato da Fipe dal titolo "Il consumatore post pandemia", attraverso il quale la Federazione dei pubblici esercizi ha voluto fare il punto della situazione in cui si trova il settore del cosiddetto "Fuori casa", provando a delineare il prossimo e (si spera) immediato futuro. Il dato più confortante per gli addetti ai lavori emerso dall'incontro - sul quale tutti sembrano convergere - è la fiducia sulla ripresa rapida. Secondo Bruna Boroni di TradeLab, in particolare: "Non appena potranno, gli italiani torneranno sicuramente ai consumi del 2019". Tre i fattori che influenzeranno i consumi in questa fase, stando a un'indagine condotta dalla società di consulenza specializzata nel settore: la situazione economica (nel 48 percento dei casi), visto che circa un intervistato su due si dice "molto preoccupato" per la propria condizione economica e limiterà le spese in consumi fuori casa, in bar e ristoranti; la paura del contagio (68 percento) e il ricorso allo smart working, che riguarda oltre 7 milioni di lavoratori, cioè circa il 26 percento degli occupati nel 2021.
Nel complesso, tuttavia, prevale la fiducia sulla rapida ripartenza. Tutti d'accordo anche sul fatto che il mestiere dei pubblici esercizi è comunque complesso e articolato e la professionalità e l'organizzazione sarà la chiave di ripartenza per le imprese del fuori casa. Prima di tutto questo, però, è necessario poter tornare a lavorare, come evidenzia Lucania Sbraga, del Centro studi della federazione, moderatore del tavolo: "La salvezza dell'agroalimentare italiano passa per i pubblici esercizi, per questo è necessario e urgente riaprire, in sicurezza", spiega. "Per consentire alle nostre aziende di poter contribuire, come sanno fare, al sistema turistico nazionale. Purtroppo continuiamo a dirlo in tutte le sedi e ci sentiamo sempre dare ragione, anche se la situazione continua a rimanere la stessa. Forse anche a causa di un pregiudizio e di una comunicazione non favorevole fatta di movida e di aperitivi selvaggi, che poi non corrisponde alla realtà". Un qualcosa di simile a ciò che avviene per il settore del gioco, che è in parte fortemente legato alle attività di somministrazione, ricoprendo comunque una fetta importante della torta del fuori casa. Per questa ragione c'è da attendersi che, come per bar e ristoranti, anche per i locali di gioco possa valere lo stesso ottimismo sulla ripresa.
Lorenzo Farina, ristoratore di Duke's, si dice convinto che "le cose torneranno come prima e, anzi, credo che potranno andare anche meglio di prima". Ciò per via della normalizzazione dell'offerta visto che, come evidenziato dall'esercente, "negli ultimi anni c'era stato un proliferare di esercizi con alcuni casi legati all'improvvisazione, facendo sì che emergessero di conseguenza quei locali più qualificati e con maggiore qualità e competenza. In seguito alla pandemia credo che si sarà una selezione di fondo che potrà portare a benefici". Tenendo conto anche delle nuove esigenze dei consumatori e delle nuove abitudini e attitudini. "Dopo la pandemia ci sarà la ripresa e sono certo che si starà anche meglio di prima", conclude Farina. Mettendo però in luce anche le criticità di una cattiva gestione politico-istituzionale della pandemia, portando l'esempio di quando il precedente premier Giuseppe Conte aveva affermato pubblicamente di concedere l'occupazione gratuita del suolo pubblico agli esercenti, salvo poi non attuare l'ipotetica misura, con la conseguenza che molti locali hanno iniziato ad occupare gli spazi esterni seguendo l'indicazione e facendo domanda ai rispettivi comuni, salvo poi vedersela rifiutare e in molti casi ricevendo anche delle multe. Una situazione che ha ulteriormente compromesso le attività in una situazione già molto difficile.
Guardando a ciò che accade in Italia in confronto anche al resto d'Europa, Aaron Gennara Zatelli di Bain & Company evidenzia le cinque evidenze chiave dei consumatori italiani spiegando che "i consumatori di tutti i paesi europei si stanno adattando al contesto complesso del Covid-19 pur con un modo di vivere molto diverso". Inoltre "la seconda ondata pandemica ha causato maggiori timori per la salute, in particolare in Germania e in Italia, e le generazioni più giovani sono maggiormente preoccupate". In particolare "i consumatori italiani hanno ridotto la loro spesa più degli altri paesi Ue, in particolare su acquisti discrezionali a causa sia delle ridotte capacità finanziarie che delle minori occasioni di consumo".
I consumatori sono comunque "molto inclini a riprendere le attività fuori casa quando le restrizioni saranno attenuate, soprattutto nel consumo food % beverage, più della media europea". Inoltre, dalle prime evidenza di paesi con situazioni epidemiologiche in via di miglioramento (per esempio l'Australia), si rileva "una ripresa veloce del fuori casa a livelli prossimi al pre-Covid".