Il 2021 "è un anno in cui i soldi non si chiedono, si danno", aveva detto il premier Mario Draghi presentando il Dl Sostegni. E la nuova misura, che segue i "vecchi" Dl Ristori facenti capo a Giuseppe Conte, pensata dal governo per dare ossigeno all’economia italiana mette sul piatto 32 miliardi destinati, con misure diverse, a settori produttivi e famiglie. Ma si tratta di fondi che, soprattutto per il settore del gioco, hanno suscitato non poco malcontento.
Queste nuove misure, almeno per ora, "non salvano nessuno" perché "non servono neanche a coprire i costi fissi di 2 mesi" e, in sostanza, sono "una presa in giro", sono i commenti che si sono levati nei giorni scorsi anche da rappresentanti del settore. Lo stanziamento principale riguarda le imprese (anche quelle del gioco) che nel 2019 hanno avuto un fatturato inferiore ai 10 milioni di euro e un decremento, nel 2020, di almeno il 30 percento.
Nonostante vi sia tempo fino a maggio il portale dell’Agenzia delle entrate dedicato alla presentazione delle domande è stato subito preso d’assalto, forse nella paura che i fondi finiscano, o che comunque non bastino per tutti. Sono 230.476 le domande telematiche di sostegno inviate solo nella prima giornata di apertura del portale. Intanto, è iniziato l'esame da parte delle commissioni riunite Bilancio e Finanze del Senato l'esame del Dl Sostegni, con il termine per la presentazione di emendamenti e ordini del giorno che è stato fissato per le ore 18 del 9 aprile 2021 e la speranza che nei lavori di conversione in legge ci sia volontà politica e possibilità "tecnica" di intervenire anche in materia di gioco. Nei prossimi giorni le due commissioni potrebbero anche decidere per un calendario di audizioni: in proposito sono arrivate già 130 richieste.
Ma ciò che serve davvero, soprattutto al gioco pubblico, è la possibilità di tornare al lavoro: la riapertura richiesta da tempo da parte di un settore che per 8 mesi su 12 è stato costretto alla chiusura totale, e ora si trova "risarcito" con contributi ritenuti dai più largamente insufficienti, tutto questo mentre ieri 31 marzo è stato approvato dal consiglio dei ministri il nuovo Dl Covid, che prevede che non ci sia alcuna zona gialla fino al 30 aprile.
E proprio di riaperture si è parlato anche nel corso della discussione in atto al Senato sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il programma di investimenti che l'Italia deve presentare alla Commissione europea nell'ambito del Next Generation Eu. “È necessario trovare strumenti adeguati e offrire un plafond di opportunità e di servizi per queste piccole imprese, per aiutarle ad avere un sostegno economico, ma, soprattutto, a ripartire. Il diritto alla ripartenza è sancito anche dal recovery plan e noi dobbiamo riuscire davvero a ripartire”, ha detto in Aula Daniele Pesco, senatore del Movimento 5 Stelle che è relatore del provvedimento.