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Imposizione slot, sequestrati 600mila euro di beni a uomo di fiducia del clan Capriati

02 ottobre 2023 - 12:32

La Guardia di finanza sequestra 600mila euro di beni a pregiudicato remunerato per l'imposizione del noleggio di slot presso diversi esercizi pubblici della provincia di Bari da parte del clan mafioso Capriati.

Scritto da Redazione
© Guardia di finanza - Sito ufficiale

© Guardia di finanza - Sito ufficiale

Ammonta a un totale di 600mila euro il valore dei beni sequestrati ad un soggetto appartenente al clan Capriati, attivo nel controllo del mercato delle slot machine, nell'ambito di un'operazione condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bari.

 

Il decreto di sequestro di prevenzione è stato emesso, su richiesta della Procura della Repubblica barese, dalla III Sezione Penale del locale Tribunale, in funzione di Tribunale per la prevenzione, e l’esecuzione del provvedimento rappresenta l’epilogo di complessi accertamenti finalizzati alla ricostruzione del profilo di pericolosità sociale del “proposto” e all’individuazione degli “asset” patrimoniali e finanziari riconducibili al medesimo e ai componenti del nucleo familiare.

“Il destinatario della misura di prevenzione sarebbe stato, difatti, riconosciuto (allo stato, salvo la verifica successiva nella fase decisoria con il contraddittorio della difesa) quale soggetto connotato da una pericolosità sociale qualificata, tenuto conto del pieno coinvolgimento nell’ambito della criminalità organizzata barese, segnatamente all’interno del clan mafioso facente capo alla famiglia Capriati. Al riguardo, infatti, il 'proposto' è stato condannato, con sentenza divenuta irrevocabile nell’ottobre del 2013, alla pena di anni 3 e mesi 8 di reclusione per i reati di associazione di tipo mafioso ed estorsione”, si legge in una nota diramata dalla Guardia di finanza.

Inoltre, nei confronti del soggetto “risultano pendenti diversi procedimenti penali - attualmente nella fase del dibattimento - concernenti i reati di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale, illecita concorrenza con minaccia e violenza, entrambi aggravati dal metodo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e ricettazione.

In particolare, le articolate investigazioni - eseguite dalle Fiamme Gialle baresi tra il 2015 e il 2017 - hanno consentito di disvelare un ampio e diffuso sistema di malaffare, esistente nella città di Bari e nei Comuni limitrofi, finalizzato all’imposizione del noleggio delle apparecchiature da intrattenimento delle società riconducibili a un imprenditore barese presso diversi esercizi commerciali. Ciò grazie al supporto illecito offerto da esponenti di organizzazioni criminali egemoni sui rispettivi territori di riferimento, tra cui il clan Capriati, i cui metodi mafiosi - basati sulla forza di intimidazione - avevano neutralizzato, di fatto, ogni tentativo degli imprenditori di sottrarsi al noleggio degli apparecchi e di rivolgersi ad altre aziende di settore”, si legge ancora nella nota.

In relazione a tali fatti nei confronti dell'uomo nel gennaio 2020 è stata emessa “un’ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere, in quanto, rappresentante del clan Capriati e consapevole del sistema mafioso di controllo del mercato delle slot machine, avrebbe percepito una somma mensile di circa 1.000 euro per la collocazione di congegni presso alcuni esercizi pubblici della provincia di Bari.

Al fine di disvelare, pertanto, l’origine del patrimonio del citato individuo è stata acquisita, con riferimento al periodo in cui lo stesso ha manifestato una pericolosità sociale di tipo 'qualificato' (2003-2019), copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni, nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo l’intero nucleo familiare investigato, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della provvista economica. Il materiale così raccolto è stato oggetto di circostanziati approfondimenti investigativi che hanno consentito (secondo l’impostazione accolta dal Tribunale di Bari, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) di accertare che il soggetto investigato si sarebbe precostituito ingenti provviste di denaro poi impiegate per investimenti immobiliari e finanziari, ricorrendo abitualmente all’intestazione di beni (immobili in particolare) a propri fiduciari, al fine di eludere possibili interventi ablatori”.

 

 

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