Ben venga "una regolamentazione rigorosa del settore del gioco d’azzardo, cresciuto in questi anni in modo abnorme e disordinato, causando notevoli problemi sanitari, sociali ed economici" ma è evidente che "le istituzioni debbano prioritariamente tutelare, con una nuova legge, il benessere dei cittadini, a cominciare dal diritto alla salute, minacciato da un’offerta di gioco d’azzardo pervasiva e aggressiva, coniugando il diritto inalienabile alla salute con la tutela del lavoro e dell’occupazione". Lo sottolineano le associazioni Alea, And-Azzardo e Nuove Dipendenze APS, Consulta Nazionale Antiusura Giovanni Paolo II, campagna Mettiamoci in gioco, movimento Slot Mob e Associazione per i giocatori d'azzardo e le loro famiglie (A.GIT.A.) , dopo aver condiviso i contenuti della prima bozza, ancora ufficiosa, della legge delega per il riordino del gioco in Italia.
A tale proposito, le associazioni ritengono che "la definizione del relativo decreto legislativo, o di più decreti delegati, non può essere realizzata esclusivamente dal ministero dell’Economia e delle finanze, perché il gioco d’azzardo è un fenomeno complesso che riguarda diversi e cruciali aspetti: sanitario, sociale, familiare, dell’ordine pubblico e, ovviamente, economico. Dunque, l’eventuale delega attribuita al governo dal Parlamento dovrebbe essere oggetto di un confronto preliminare congiunto tra ministero della Salute, ministero degli Interni, ministero del Lavoro e delle politiche sociali, ministero dell’Economia, coinvolgendo i ministri per gli Affari regionali e le autonomie, le Pari opportunità e la famiglia, le Politiche giovanili".
A loro dire, inoltre, "è miope e inopportuno vincolare la regolamentazione del settore dell’azzardo all’invarianza del gettito fiscale" e vanno "contemperati interessi di natura pubblica differenti, proprio al fine di prevenire costi diretti e indiretti inerenti alla diffusione del gioco d’azzardo".
Quindi, va promossa "una significativa riduzione dell’offerta del gioco, attraverso una specifica programmazione territoriale, e una contemporanea diminuzione della domanda che richiede specifiche azioni di prevenzione con finanziamenti adeguati". Ancora, la legge delega "deve tener conto delle competenze delle Regioni in materia di programmazione sanitaria", e anche "delle sentenze della giustizia amministrativa (Tar e Consiglio di Stato) che hanno confermato la legittimità degli interventi regolamentari dei Comuni in materia, all’interno delle proprie specifiche competenze".
“L'offerta dei giochi - quella legale - che dovrebbe contenere in sé una visione regolata, attraverso una pianificazione che fa capo allo stato,” afferma Amelia Fiorin, presidente dell’Associazione Alea, “ad oggi vede ancora l'imprenditoria privata quale beneficiaria dei ricavi del gioco, il ministero dell’Economia destinatario di un sicuro rendimento e il sistema sanitario e sociale pubblico, le famiglie, le comunità locali sopportare i costi della dipendenza da gioco d'azzardo".
Secondo Daniela Capitanucci, presidente di And-Azzardo e Nuove Dipendenze Aps "l’obiettivo di una buona legge di riordino deve quindi essere quello di contenere e ridurre il numero di malati d’azzardo nel nostro paese per evitare l’effetto domino di una vera e propria epidemia.”
Per Luciano Gualzetti, presidente della Consulta Nazionale Antiusura Giovanni Paolo II "L'esplosione dilagante" dell'offerta di gioco "necessita di interventi normativi che mettano al centro il loro recupero integrale: economico, sociale e della salute.”
"In un tempo nel quale, anche a causa della guerra, le povertà aumentano, è sempre più inaccettabile che lo stato intenda fare cassa attraverso il gioco d'azzardo", dichiara don Armando Zappolini, portavoce della campagna Mettiamoci in gioco.
“Per noi di Slot Mob”, afferma Carlo Cefaloni, del movimento Slot Mob, “la riduzione dell'offerta dell'azzardo di massa si accompagna alla messa in discussione del sistema delle concessioni statali alle multinazionali dell’azzardo come questione di democrazia economica.”
L’auspicio delle organizzazioni citate è che su una questione tanto sensibile e complessa il governo e il Parlamento recepiscano le analisi e le proposte che la comunità degli operatori e degli studiosi formulerà, per una soluzione istituzionale che rispetti il primato dell’interesse pubblico e dell’integrità della persona.