Ha parlato di “richio moderato” il premier Mario Draghi, nell'annunciare le nuove misure che segnano la (tentata) ripartenza del paese verso l'uscita dalla pandemia. Più che moderato, tuttavia, il rischio continua a ad apparire eccessivo, almeno guardandolo dal punto di vista delle attività di gioco: le uniche che sembrano non essere prese in considerazione dal governo e che non vengono (per ora) in alcun modo citate nella road map illustrata dal premier. Ma al di là del livello di rischio che si sta assumendo o meno il governo e delle definizioni, la realtà che appare fin troppo evidente è che la scelta dell'esecutivo sulle riaperture, così come appare all'indomani dell'annuncio, sembra quasi incomprensibile. E palesemente incoerente, pure. Al punto che gli addetti ai lavori continuano a sperare nel prevalere del buon senso, che possa almeno ridurre l'uteriore danno che provocherebbe l'estensione delle restrizioni fino all'estate. Sì, perché, stando alle dichiarazioni del presidente del Consiglio, tra le misure annunciate che dovrebbero essere contenute nel prossimo decreto - che arriverà in Consiglio dei ministri martedì o mercoledì prossimo ed entrerà in vigore dal 26 aprile - nella riattivazione delle zone gialle in Italia e nella lista delle riaperture delle attività calendarizzate nei prossimi due mesi, non vengono citati i giochi. Anche se gli spostamenti saranno consentiti tra regioni “gialle” (e, addirittura, tra regioni di colori diversi, attraverso un pass che anticiperebbe il “green pass” europeo e che consentirebbe pure di accedere a determinati eventi culturali e sportivi) e se, nelle stesse zone gialle, dal 26 aprile a tutto il mese di maggio sarà possibile pranzare o cenare solo nei luoghi di ristorazione con tavoli all’aperto, per poi tornare a lavorare anche al chiuso da giugno, non c'è alcune menzione relativa agli ambienti di intrattenimento.
L'ANOMALIA ITALIANA - Nonostante il Comitato tecnico scientifico abbia approvato anche le proposte del ministro alla culutura Dario Franceschini che prevedono l'aumento del pubblico ammissibile negli spettacoli al chiuso (si passa dal 25 al 50 percento dei posti occupabili in sala, con un innalzamento a un massimo di 500 spettatori nelle sale al chiuso e di 1.000 spettatori in quelle all'aperto), non risulta ancora consentito l'accesso in una sala da gioco a quelle poche persone che frequentano contemporaneamente questo tipo di locali. E neppure l'ingresso singolo. Niente di niente. Semplicemente, nessuna previsione. O, almeno, nessuna mensione.
Ancora più assurdo se si pensa che a ripartire sarà anche lo sport all’aperto, per gli amatori e per i tifosi. L’ipotesi è di tornare dal 26 aprile a fare sport anche di contatto nelle regioni in zona gialla: dal calcetto alle partite di altre discipline. Mentre dal 1° maggio si potrà toranre allo stadio con una capacità fino a mille spettatori, mentre in zona gialla sarà consentito l’accesso del pubblico in impianti all'aperto fino a un massimo di 1.000 spettatori e al chiuso fino ad un massimo di 500 per tutti gli eventi sportivi agonistici e riconosciuti di preminente interesse nazionale da Coni e Cip. Mentre gli stabilimenti balneari e le piscine all'aperto dovrebbero riaprire il 15 maggio, per poi passare, dal 1° giugno, alla riapertura – addirittura - delle palestre, sia pure con nuove linee guida.
Possibile che, anche di fonte a queste riaperture, sia pure in ambienti ad alto rischio come le palestre, non si possano riaprire i giochi? Tanto più leggendo che, dal 15 giugno, ripartiranno anche le fiere internazionali.
Il rischio (e il timore) maggiore per gli addetti ai lavori, in assenza di una esplicita indicazione, è che la riapertura dei giochi possa essere calendarizzata a partira dal 1° luglio, quando arriverà il via libera all’apertura di stabilimenti termali e parchi tematici. Ma una scelta di questo tipo continua ad apparire troppo assurda per poter essere considerata vera. Da qui l'attesa di ulteriori novità nelle prossime ore, con le associazioni di categoria e sindacati che continuano a chiedere la riapertura immediata in zona gialla, e comunque già a partire da maggio. E ora, leggendo i nuovi piani del governo, sembrano proprio esserci le condizioni per poterlo fare.
LE IPOTESI AL VAGLIO - Per tutte queste si attende con trepidazione di vedere nero su banco il provvedimento attuativo, del quale si conoscerano presto altri dettagli. Tra le ipotesi al vaglio, tuttavia, ci sarebbe anche quella di una riapertura graduale delle attività di gioco, che potrebbe vedere alcuni locali ripartire prima di altri. Per esempio, i corner di scommesse in bar e tabacchi e le agenzie potrebbero tornare a lavorare prima delle slot, sulle quali c'è sempre stato un certo riserbo per via dello stazionamento davanti alle macchine – e, quindi, all'interno dei locali – e del contatto tra uomo e macchina. Anche se gli addetti ai lavori hanno dimostrato gli elevati standard di sicurezza garantiti nelle sale a suon di protocolli. Nel caso di una riapertura complessiva, invece, il governo potrebbe decidere di dare il via libera da giugno. Nelle prossime ore, tuttavia, si potranno conoscere gli scenari più o meno definitivi, anche per i giochi, ora che il settore ha un nuovo referente politico – con l'assegnazione nelle scorse ore della delega - dal quale si attendono delle proposte e delle soluzioni.