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Speciale gioco illegale, Avviso pubblico: 'Puntare su riordino, formazione e informazione'

23 marzo 2021 - 09:52

Seconda puntata dello speciale di GiocoNews sul gioco illegale, la parola ad Andrea Bosi (Comune di Modena e Avviso pubblico), e a Simona Neri (Anci e Osservatorio Gap).

Scritto da Fm
Speciale gioco illegale, Avviso pubblico: 'Puntare su riordino, formazione e informazione'

“È necessaria una premessa: il processo di legalizzazione del gioco d’azzardo si è posto, fin dalla metà degli anni Novanta, l’obiettivo di arginare gli interessi criminali, anche di stampo mafioso, sul settore illegale.
È indubbio come questo obiettivo non sia stato raggiunto: non solo il comparto illegale non si è mai dissolto, ma le organizzazioni criminali più strutturate sono arrivate ad infiltrarsi nel comparto legale dell’azzardo a scopo di riciclaggio. Si tratta di dati incontrovertibili, testimoniati dalle decine di inchieste condotte dalle Direzioni distrettuali antimafia del Paese sin dai primi anni Duemila, prima dell’avvento di ogni normativa locale atta a contrastare il gioco patologico o della pandemia da Covid-19.
Fatta questa breve ma doverosa premessa, è altamente probabile che nel 2020 sia ulteriormente aumentato il ricorso al gioco illegale. Se crei un mercato da 110 miliardi di giocate, di cui 2/3 sul canale fisico e questo canale fisico lo chiudi quasi del tutto, dall’oggi al domani, per fronteggiare l’epidemia da Covid-19, è intuitivo pensare che molti giocatori si siano rivolti altrove".


Ne è convinto Andrea Bosi, assessore alla Promozione della cultura della legalità del Comune di Modena, e vice presidente di Avviso pubblico (associazione nata per creare un collegamento fra gli amministratori pubblici che promuovono la cultura della legalità, conta oggi oltre 400 Enti locali fra Regioni, Province e Comuni), uno dei protagonisti della seconda parte dello speciale sul gioco illecito pubblicato sulla rivista cartacea di GiocoNews di marzo, consultabile nella sua interezza a questo link.
 
"L’Istituto superiore di Sanità stima che in Italia circa 18 milioni di cittadini giochino almeno una volta l’anno. Di questi, 1,5 milioni sarebbero giocatori problematici, che faticano a gestire il tempo e il denaro da dedicare all’azzardo. Ecco, è soprattutto questa fascia di cittadini che potrebbe essersi rivolta, in parte, al gioco illegale.
Il gioco legale va assolutamente tutelato, non c’è alcun dubbio, ma non possiamo raccontarci e raccontare all’opinione pubblica che il fenomeno del gioco illegale sia 'rinato' solo a causa delle normative locali o della pandemia. Sarebbe un modo parziale e miope di affrontare il problema e non aiuterebbe neanche il comparto legale, che sarà ulteriormente aggredito dai capitali mafiosi in questa fase di crisi”, auspica Bosi.
Per impedire che il fenomeno dilaghi, è senza dubbio essenziale proseguire l’attività di formazione e informazione sul gioco. Una pratica portata avanti da tempo proprio da soggetti come Avviso pubblico. “Tale attività non si è mai fermata, anche in tempo di Covid. Sono stati organizzati momenti di confronto sulle piattaforme online con le amministrazioni locali, con gli operatori sanitari, con i cittadini e con le scuole. In pieno lockdown, nell’aprile del 2020, ipotizzando una 'corsa al gioco a distanza' da parte dei cittadini per ovviare alle chiusure del gioco fisico, abbiamo pubblicato un vademecum sul gioco online. Lo scopo non è mai stato quello di demonizzare il comparto o la pratica in sé. L’obiettivo era ed è informare i cittadini su rischi e pericoli connessi all’abuso di azzardo. Provando a colmare un evidente deficit di informazione.
Ci siamo chiesti, ad esempio: i cittadini conoscono le modalità per distinguere un sito legale da uno illegale? Sanno a chi rivolgersi? Il vademecum, uno strumento agile e comprensibile a tutti, è partito da domande di questo tipo a cui abbiamo provato a rispondere”.
Per Bosi quindi va ribadito un concetto semplice ma fondamentale: “Contrariamente a quanto alcuni pensano o preferiscono pensare, Avviso pubblico non mira al proibizionismo, né lo ha mai chiesto. La consideriamo una risposta del tutto inefficace, oltre che un favore agli appetiti criminali. Ma tra le posizioni estreme della liberalizzazione senza vincoli da una parte, e il proibizionismo dall’altro, vi è un mare attraverso il quale navigare. Che passa da una legge nazionale di riordino del settore che non disperda 10 anni di esperienze a livello locale, da una necessaria diminuzione dell’offerta e redistribuzione equa dei punti gioco sul territorio, da una massiccia campagna di informazione sui pericoli dell’abuso da azzardo e dalla fondamentale emersione del fenomeno della dipendenza da gioco”.
Lasciando in piedi le normative varate in questi anni da Comuni e Regioni, di cui molte rappresentanze degli operatori hanno chiesto la sospensione almeno fino alla fine della pandemia e della crisi economica ad essa connessa. “La maggioranza delle normative oggi in vigore sull’accesso al gioco d’azzardo è passata attraverso il vaglio di centinaia di sentenze di Tar, Consiglio di Stato e Corte Costituzionale. Non sono leggi punitive nei confronti del comparto economico, ma articolati legittimi che mirano a tutelare i cittadini, nell’ottica di un equilibrio tra il diritto alla salute delle persone e quelli del settore economico.
La crisi economica che stiamo già affrontando, la cui ondata principale deve ancora arrivare, si abbatterà anche sui cittadini. La storia recente di questo Paese ci insegna che dopo la crisi del 2008 è stata registrata un’impennata di gioco, quasi un raddoppio delle giocate in appena quattro anni. È in quel periodo che, numeri alla mano, nel nostro Paese è esplosa la 'questione azzardo'. Allora il 'gioco' fu visto da molte persone in difficoltà come un’ultima chance a cui aggrapparsi per salvare i conti del proprio nucleo familiare. Rivolgersi ad esso come se fosse un’esigenza economica ha provocato e provoca danni socio-sanitari ogni giorno. Ed è il motivo per cui sono nate le normative locali. Sospenderle proprio adesso vorrebbe dire rinnegare il percorso fatto negli ultimi dieci anni”.
Le ultime parole di questa intervista l'assessore modenese le spende in merito alle possibili riaperture delle attività di gioco legale e alla scarsità di ristori che hanno ricevuto al momento.
“Non posso entrare in merito alle scelte che il Comitato tecnico scientifico ha preso su quali attività aprire e quali no. Dovrebbe farlo chi ha competenze reali su questi aspetti.
In merito ai ristori, essendo il gioco legale appannaggio anche dello Stato, ritengo sia più che giusto che il comparto vi acceda. Il nuovo Esecutivo, così come le Istituzioni locali, le forze dell’ordine, la magistratura e le associazioni di categoria, devono necessariamente collaborare, allo scopo di tutelare gli imprenditori onesti, indipendentemente dal settore di loro competenza.
Il Covid è una grande occasione per le organizzazioni criminali, perché le attività legali sono e saranno nel mirino dei capitali illeciti. Per questo una legge nazionale sul gioco non è più procrastinabile: sia per superare questa inutile contrapposizione tra Enti locali e associazioni di categoria, che per tutelare tanto il comparto legale che i cittadini”.
 
NERI (ANCI): "LIMITARE LE INFILTRAZIONI MAFIOSE NEL SETTORE" - Fra i lati della medaglia da prendere in considerazione quando si parla di lockdown e conseguenze sul gioco, ci sono anche quelli legati alle problematiche cliniche e sociali legate al suo utilizzo, come ricorda Simona Neri, sindaco di Laterina Pergine Valdarno (Ar) e membro dell’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave in rappresentanza di Anci.
“Da studi locali e nazionali si apprende che durante il periodo del lockdown le forme di dipendenza si sono attenuate andando a rappresentare una sorta di 'terapia d’urto' sui giocatori patologici e problematici che quindi hanno recuperato, così come da loro dichiarazione, una certa percentuale di benessere psico-fisico, insieme alle persone che li circondano.
Tutto questo non vuole negare né tanto meno sottovalutare la crisi lavorativa che questo comparto, insieme ai tanti altri comparti economici italiani, ha subito.
Credo tuttavia che il fenomeno delle infiltrazioni mafiose sull’azzardo sia purtroppo una costante che ci accompagna da sempre: la commissione parlamentare Antimafia mette in diretta correlazione la crescita degli introiti del gioco legale con la crescita di quelli delle mafie nonostante quest’ultimi dovessero teoricamente diminuire a seguito della legalizzazione del gioco e la sua regolamentazione statale. Ricordo che a luglio 2015, l'Agenzia aveva oscurato 5.436 siti di scommesse non autorizzati, mentre al dicembre 2018 i siti di gioco confluiti nella black list dell'Agenzia risultavano saliti a 8.009.
Piuttosto che tutelare con nuove misure incentivanti il gioco lecito, credo sia quindi più opportuno che vengano approvate al più presto misure incisive per limitare le infiltrazioni mafiose nel settore. Le proposte elaborate in sede di commissione parlamentare Antimafia sono un eccellente punto di partenza per avere una legislazione più adeguata al raggiungimento all’obiettivo”.
Quanto alle chiusure “forzate” del gioco legale per il contenimento del Covid Neri è categorica: “Io non credo che l’attività di gioco d’azzardo sia una attività 'essenziale' ed una riapertura totale in questo momento andrebbe probabilmente ad incidere anche su una povertà generalizzata che si è venuta a creare nel Paese proprio a causa della pandemia da Covid-19: rischierebbe di far perdere ulteriore denaro a quelle persone che più si trovano in difficoltà, persone fragili che potrebbero affidarsi all’azzardo come una specie di tentativo di riscatto. Molte delle persone che frequentano le sale hanno una età avanzata e quindi più a rischio sanitario a seguito di un eventuale contagio, credo che le sale debbano essere riaperte quando l’emergenza sanitaria sarà maggiormente sotto controllo”.
Nessuno spiraglio neppure in merito alla sospensione di leggi regionali e regolamenti comunali, per la rappresentante dell'Anci. “Per quanto riguarda la legislazione toscana, sia regionale che locale, non vedo margini di sospensione in questo senso. Si tratta di misure minimali ormai consolidate che hanno lo scopo di limitare la diffusione di un disagio sociale e soprattutto sanitario tra le persone che cadono nella patologia da gioco d’azzardo. Nello specifico Regione Toscana, come molte altre regioni italiane, stabilisce un distanziometro rispetto ai luoghi sensibili e le nuove aperture di punti gioco. Questa è una misura ormai storicizzata e condivisa dalle istituzioni locali, non credo che la soluzione per risolvere la crisi di settore sia quella di aprire ulteriori locali nelle 'aree più sensibili' rispetto a quelli già esistenti sui territori.
In Regione Toscana esiste il solo caso del Comune di Firenze che ha regolamentato ulteriormente il gioco lecito con una ordinanza sugli orari di funzionamento dei punti gioco ma si tratta di un’ordinanza che, ribadisco, come tutti gli interventi di cui ci siamo fatti promotori come sindaci di Anci, è volta al contenimento della patologia da gioco d’azzardo e che quindi vuol tutelare la salute pubblica rispetto agli allarmanti dati sanitari registrati sul territorio”. 
 
 

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