Sts su riordino gioco: 'Servono regole nazionali, enti locali siano controllori'
Nel corso di un'audizione presso le commissioni Politiche sociali e Cultura del Comune di Firenze il Sindacato totoricevitori sportivi sottolinea come solo una visione d'insieme possa essere efficace.
Scritto da Dd
"L’onere del riordino deve essere prerogativa del legislatore nazionale; solo con una visione di insieme si può raggiungere una regolamentazione davvero efficace, alla quale gli enti locali possono, e devono, partecipare esercitando la loro importantissima funzione di controllo e di rispetto delle norme nazionali."
Questo uno dei punti fermi con i quali il Sindacato totoricevitori sportivi si è presentato stamani, 7 maggio, in audizione presso le commissioni Politiche sociali e Cultura, in seduta congiunta, del comune di Firenze.
"L'audizione", spiega Sts in un comunicato, "è stata l'occasione per un utilissimo confronto sul gioco pubblico nel nostro Paese, non solo per il territorio di Firenze."
Secondo Sts è importante "sottolineare l’importanza della rete legale come presidio dello Stato sul territorio, anche contro l’infiltrazione della criminalità organizzata", in quanto "per i cittadini è fondamentale avere una rete qualificata di operatori professionali alla quali rivolgersi; da qui anche la necessità di ripensare le limitazioni fortemente restrittive di oggi, quali distanziometri e fasce orarie di funzionamento degli apparecchi, o il divieto assoluto di pubblicità che non fanno altro che privare i giocatori dei punti di riferimento utili per sapere a chi si stanno affidando."
Spiegano dal sindacato che "l'audizione di oggi è stata anche l’occasione per ribadire che il mercato del gioco è profondamente cambiato rispetto a pochi anni fa: l'online rappresenta circa il 70 percento della raccolta, pertanto immaginare una regolamentazione focalizzata sulla rete fisica appare quantomai anacronistico."
Una regolamentazione che, oltretutto, chiude Sts, "spingerebbe i giocatori direttamente sul canale a distanza dove, come già accennato, proprio grazie al divieto della pubblicità, risulta sempre più difficile per i consumatori riconoscere le reti illegali."