Focus sul gioco responsabile, sul riordino e sulla necessità di risolvere le questione territoriale, nel dibattito “Il gioco pubblico in Italia e la salute socio sanitaria” organizzato a Cetona in provincia di Siena.
Ad aprire i lavori Roberto Cottini, sindaco di Cetona, che sottolinea: “Vogliamo mettere in correlazione e fare da ponte tra la parte istituzionale e tecnica, la finalità è di puntare l'attenzione sulla nostra area su una tematica che ha seri riflessi di natura socio economica. La dimensione del fenomeno a livello nazionale è imponente, almeno un terzo degli italiani nel 2024 ha giocato e circa 1,5 milioni sono qualificati come problematici. La prevenzione può cercare di arginare la problematica evitando almeno di accedere al momento patologico. Io credo che il primo argine alle dipendenze sia non vergognarci di dire che abbiamo un problema”.
Sirio Bussolotti, consigliere della Fondazione Lionello Balestrieri, sottolinea: “Si parla molto del gioco d'azzardo e della dipendenza, ma nel parlarne, visto dal di fuori, c'è una semplificazione e non si capiscono le problematiche”.
Da parte sua Michele Angiolini, presidente SdS Amiata Senese Val d'Orcia Valdichiana Senese, evidenzia la “rilevanza delle tematiche trattate” e ricorda i provvedimenti a livello locale tra il 2016 e il 2017 approvati su distanziometri rispetto a luoghi sensibili come scuole, centri sportivi e chiese: “Volevamo arginare l'avanzamento di patologie e dipendenze da gioco, ma avevamo la consapevolezza ulteriore che i luoghi fisici potevano essere sostituiti da luoghi virtuali. Ci sono delle conseguenze importanti dal punto di vista economico e della salute propria e dei famigliari, con aumento dei costi sociali. Ci si deve attivare per portare avanti iniziative per arginare questo avanzamento di dipendenze ma dobbiamo anche essere capaci di sottolineare gli aspetti positivi del gioco: l'aggregazione, l'intrattenimento, la socializzazione, ma anche avere la forza e il coraggio di dire che scommesse e il gioco d'azzardo per qualcuno sono un modo per cercare di risolvere i propri problemi economici”.
Niccolò Volpini, vicepresidente SdS Amiata Senese Val d'Orcia Valdichiana Senese, afferma: “Quando si parla di queste tematiche, mai come ora i nostri territori devono essere uniti in maniera forti. Stiamo parlando di una patologia, la dipendenza da gioco, che è trasversale. Oltre a quello che si può fare materialmente c'è il mondo dell'online, che è troppo accessibile.
Marco Becattini, direttore area di dipendenza Usl Toscana sud-est, evidenzia nel suo intervento: “La dipendenza da azzardo è una grande problematica e va affrontata senza avere paura e con grande sensibilità. Oggi l'approccio è legato alla patologia, alle persone che vivono il problema, i giocatori e i famigliari che stanno loro intorno, abbassando i loro profili di salute e speranze di vita. L'indebitamento, per esempio, non può essere recuperato solo dal diretto coinvolto, ma anche di chi è in solido con lui”. Becattini sottolinea l'importanza dell'attenzione sulla persona e la grandezza del network del gaming e del videogioco, “un colosso merceologico che stiamo cercando di regolamentare e di riportare alla tutela della persona e della comunità”. E assicura: “Di azzardo si guarisce, si esce dal gioco anche in tempi relativamente brevi, ma occorre restare legati alle associazioni di giocatori ed essere consapevoli di essere vulnerabili al gioco, perché di esso ci si può riammalare”.
Giovanni Martinotti, psichiatra, psicoterapeuta, professore ordinario di psichiatria, osserva: “Questo argomento è di una complessità estrema, lavoro da anni in questi settore e non ho ancora capito tutto! Intanto è fondamentale il tipo di gioco: un conto è il gratta e vinci, un conto le slot, le Vlt, un altro ancora è il gioco illegale. Parlare del gioco in generale è restrivo. Poi bisogna differenziare i giocatori: c'è quello normale, quello problematico e poi quello patologico, che incardina la sua vita nella dimensione del gioco. Questo è quello che dobbiamo attenzionare sotto il profilo della prevenzione e della terapia. Come gestire il problema? Nella storia delle dipendenze il proibizionismo non ha mai funzionato, d'altro canto non si può pensare a una totale liberalizzazione. Dobbiamo capire dove andare. La soluzione può essere di gestire l'offerta, facendo delle strategie per gestire non il giocatore normale, ma quello patologico. Si è parlato tanto di distanziometro: questa misura limita il giocatore normale, ma se sono un giocatore patologico non vengo toccato dalla problematica delle distanze. Poi il distanziometro non incide sul gioco online, con il problema ulteriore è che esso è privo dell'impatto sociale di farmi vedere giocare tutto il giorno”. Ricordando una recente indagine, Martinotti evidenzia che secondo i giocatori patologici uno strumento che potrebbe essere utile è il registro di esclusione. “Con le tecnologie a disposizione, non è una cosa impossibile da fare”, conclude Martinotti.
Geronimo Cardia, autore del libro “Il gioco pubblico in Italia: riordino, questione territoriale e corto circuiti istituzionali” edito da Giappichelli, interviene preliminarmente raccontando l'iter che in Italia ha portato alla regolamentazione del gioco, un po' come avvenuto in altri Paesi: “Si è partiti regolamentando il bingo, poi nel 2004 le slot, nel 2006 le scommesse ippiche. Nello stesso anno si comprende che la criminalità organizzata si muove anche via web, e dunque si è impostata uana regolamentazione del gioco online, poi nel 2010 le videolottery, e nel frattempo regolamentato anche i gratta e vinci e il SuperEnalotto. La regolamentazione del gioco è giovane, è una creatura, questo mi ha dato lo spunto per cercare di comprendere se ci sono spazi perché lo Stato risponda ai propri cittadini nell'esigenza di tutelare l'ordine pubblico, un interesse costituzionale. Oltre alla tutela dell'ordine pubblico c'è quello del diritto alla salute. C'è anche il diritto al risparmio ma anche quello, sempre costituzionale, del gettito erariale. In ogni legge di Bilancio si parla sempre di emersione del sommerso come obiettivo. Con il gioco pubblico c'è una riuscita lotta al sommerso: ogni anno c'è una raccolta di 11, 12 miliardi di euro l'anno”. Ci sono altri diritti costituzionali, come quello all'impresa. “Dal 2024 lo Stato ha creato un regime concessorio, dando a privati la possibilità di mettere a terra le politiche di distribuzione del gioco che io, Stato, decido, privati selezionati tramite gare”, spiega ancora Cardia, che aggiunge il diritto al lavoro: “Nel comparto si contano 160mila addetti, una cifra importantissima e sono incaricati di pubblico servizio. Questo excursus per dare evidenza della complessità del fenomeno e degli interessi”.
Evidenziando i contenuti del libro, Cardia sottolinea che “lo Stato nel tutelare la salute ha visto che è stato superato dagli enti locali. Forse non è stato fatto all'inizio tutto quello che doveva essere fatto a livello nazionale. Quando si sono andate ad applicare le norme, sonno subito sorti dei discorsi. Le regole messe sul territorio sono essenzialmente i distanziometri e le limitazioni orarie”, ricorda Cardia.
“Applicando il numero dei sensibili e il raggio di divieto gli esperti ci dicono che sono vietati il 98, 99 percento dei territori. Nonostante la consapevolezza in sede giudiziaria e legislativa, ancora siamo fermi al palo”. Quando alle limitazioni orarie per la distribuzione del gioco: “Ogni volta che c'è una limitazione di orario ma il gioco è distribuibile online, nel comune accanto o nello Stato accanto, tutti vanno nel vicino casinò che si trova a dieci chilometri, con perdita di posti di lavori e di gettito erariale. Inoltre, gli esperti evidenziano che gli intervalli agiscono sulla compulsività”.
E sottolinea: “Ci sono 32 tipologie di gioco: i distanziometri e le limitazioni orarie sono applicati agli apparecchi e alle Vlt. Serve consapevolezza piena dell'offerta di gioco e capire che cosa fare. Il nostro Paese è invidiato all'estero per come gestisce il gioco e per come è monitorato. Questo esercizio di presidio ha portato che il giocatore a fronte di un divieto ha fatto delle scelte: dopo dieci anni di applicazione di queste misure il regolatore del territorio vuole fare una riflessione? La spesa è calata sulle slot, ma è aumentata negli altri gioco, bisogna farsi qualche domanda. Tra l'altro, c'è stato un aumento della spesa complessiva dei giocatori”.
Cardia evidenzia dunque che le misure regionali, oltre che inefficaci, “stanno anche impedendo allo Stato di fare delle gare per le concessioni che sono scadute. Dal 2011 sono scadute le concessioni degli apparecchi: voi partecipareste a una gara per mettere a terra degi apparecchi che poi non possono essere installati nel territorio?”, è la domanda retorica posta all'uditorio. “Allora lo Stato ha fatto delle proroghe. Il legislatore dal 2017 sta cercando di mettere allo stesso tavolo Stato e Regioni. Oggi è in piedi un tavolo tecnico, previsto dalla Delega fiscale. Intanto è stato fatto il riordino dell'online. Perchè non sono stati trattati assieme? Sapete su cosa si sta litigando? Secondo molti del comparto il dibattito non è fondato su basi serie. Un distanziometro risolve davvero i problemi? Ora si parla di dare parte del gettito erariale del gioco per darlo alle Regioni, ma solo dagli apparecchi: è giusto? Del gioco pubblico sappiamo tutto, chiediamo che un dibattito di questo tipo sia portato al tavolo tecnico, dove ora non c'è posto per fare un dibattito di questo tipo”.
Anche Simone Bezzini, assessore alla Salute della Regione Toscana, partecipa all'evento di Cetona: “Nessuno ha una bacchetta magica risolutiva, il fenomeno è complesso e dinamico. Bisogna almeno tendere al punto equilibrio. Nella contemperazione di diritti e interessi un po' più di attenzione alla tutela della salute ci vuole, come interesse della collettività. Serve una grande attenzione agli impatti che questo fenomeno ha. Se un sindaco si è sentito in dovere di introdurre delle limitazioni, se le Regioni hanno fatto provvedimenti, è perchè sono stati segnalati dei casi. La politica ha il compito di individuare una gerarchia di priorità”. Bezzini inoltre ricorda di avere partecipato alla Conferenza delle Regioni: “Nella discussione sulla regolazione del gioco abbiamo condiviso il documento ma segnalando e facendo mettere a verbale le contraddizioni: non facciamoci ingabbiare in una trappola in basealla quale siccome abbiamo tante difficoltà di bilancio mettiamo sul piatto la compartecipazione delle Regioni al gettito. Alcune funzioni pubbliche come la tutela della salute andrebbero finanziate con la fiscalità generale, senza cercare scorciatoie. È normale che ci siano punti di vista diversi, ma p importante animare una discussione su come tendere a un equilibrio che si prefigga di non fare crescere il gioco d'azzardo patologico. Non dobbiamo agire solo a valle, con i servizi di prevenzione e cura, ma anche a monte affinché, contemperando interessi e diritti, si abbassi il carattere di patologia connesse al gioco”.