Eurispes: 'A Roma gioco escluso dal 99% del territorio'
A Roma il distanziometro escluderebbe il gioco dal 99% del territorio: è quanto emerge dalla ricerca Eurispes 'Gioco pubblico e dipendenze nel Lazio'.
Roma - Che cosa accadrebbe “concretamente” se sul territorio di Roma Capitale fosse applicata la norma regionale del distanziometro?
Se lo chiede l'Eurispes, nella ricerca “Gioco pubblico e dipendenze nel Lazio”, realizzata attraverso le attività del suo Osservatorio su Giochi, Legalità e Patologie, diretto da Chiara Sambaldi e Andrea Strata, presentata oggi, 23 ottobre, a Roma.
L’Eurispes ha analizzato il territorio di Roma Capitale, intrecciando i “luoghi sensibili” (così come identificati nel regolamento del 2017), e la distanza di “500 metri” indicata nelle modifiche della legge regionale (ottobre 2018) che supera quella di 350 metri indicata nel medesimo regolamento comunale, entro la quale non è possibile l’offerta di gioco legale.
DISTANZE E ORARI: “STRUMENTI INEFFICACI E CONTROPRODUCENTI” - La presentazione della ricerca è stata l'occasione per ribadire i dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità sul gioco in Italia: i concittadini che giocano sono nel nostro Paese circa 18 milioni e mezzo, ovvero il 36,4 percento della popolazione. Per il 43,7 percento di essi si tratta di uomini, per il 29,8 percento di donne. Il 26,5 percento (pari a 13.435.000) rientra nella categoria del giocatore “sociale”, con differenze significative tra maschi e femmine (rispettivamente 30,2 percento vs 23,1 percento), ovvero un cittadino che gioca saltuariamente, per puro divertimento.
I giocatori a basso rischio sono circa il 4,1 percento (2.000.000 di residenti), i giocatori a rischio moderato sono il 2,8 percento (circa 1.400.000 residenti). I giocatori problematici sono il 3 percento (circa 1.500.000 residenti). Tra i giocatori problematici la fascia di età 50-64 anni è la più rappresentata (35,5 percento). Va qui precisato che l’area dei giocatori problematici non coincide con quella dei giocatori patologici, definibili così solo a seguito di una diagnosi medica.
I “presi in carico”, ovvero i cittadini cui è stata diagnosticata una dipendenza patologica da gioco d’azzardo, sono in Italia circa 13.000 e vengono assistiti dai dipartimenti delle Dipendenze patologiche delle Asl.
Risulta, quindi, un delta molto alto tra il numero dei giocatori considerati problematici (1.500.000) e quelli diagnosticati patologici (13.000).
L’Iss ha, inoltre, riscontrato le rispettive predilezioni su “vicinanza” o “lontananza” dei punti gioco dall’abitazione e dal posto di lavoro, e anche il valore che le due categorie attribuiscono alla “riservatezza”, corroborando, di fatto, la valutazione che l’Eurispes ha espresso sul distanziometro.
La predilezione da parte dei giocatori problematici dei luoghi lontani da casa e per quelli che garantiscono maggior privacy per quote percentuali in entrambi i casi superiori al 10 percento (mentre la lontananza dal luogo di lavoro appare meno influente).
I giocatori fortemente problematici preferirebbero privacy e lontananza dai luoghi dove si vive quotidianamente e si è maggiormente conosciuti. L’assunto secondo cui il “distanziometro” non serve in quanto chi manifesta il disturbo non viene dissuaso dal gioco per la distanza, viene così addirittura ribaltato: il “giocatore problematico” ricerca luoghi lontani che garantiscono privacy e occultano in qualche misura la sua condizione di difficoltà. Conseguentemente, si potrebbe affermare che il “distanziometro” non mitiga la pulsione al gioco dei giocatori problematici o patologici, mentre può avere un effetto di dissuasione per quelli “sociali”.