Lockdown e gioco, la 'riscossa' del mercato illegale
In molti Paesi europei, a cominciare dall'Italia, il lockdown del gioco legale ha portato con sé la crescita del mercato illegale. L'analisi di Ludovico Calvi.
Oltre a una grave crisi sanitaria, per il comparto del gioco la pandemia ha rappresentato una serie di sfide senza precedenti con la chiusura di punti vendita dedicati e le conseguenti perdite di ricavi indispensabili alla sopravvivenza di molte imprese, che spesso non sono state compensate dalla crescita del gioco digitale.
Le organizzazioni criminali sono state molto attive sin dagli inizi della pandemia, cogliendo ogni opportunità, anche una crisi sanitaria, per promuovere le loro attività illecite e legittimare la loro presenza sul territorio. Negli ultimi dodici mesi la crescita delle attività di gioco illegale è stata riconosciuta da tanti soggetti che operano sia in ambito pubblico che privato.
Il regolatore italiano ha in passato annunciato un progetto di revisione della regolamentazione, che con molta probabilità riguarderà sia il modello delle concessioni fisiche che online con l'obiettivo di modernizzare il quadro normativo, contrastando il crescente mercato illegale, che ha visto un recente rilancio per effetto della pandemia e l’introduzione di standard più elevati di protezione dei consumatori.
Mentre è in corso la revisione della legislazione, l’Ad di William Hill Group, Ulrik Bengtsson, ha recentemente messo in guardia i legislatori britannici a non introdurre troppe misure restrittive nel quadro normativo per non incentivare la crescita del mercato illegale.
Il commento fa riferimento alle evidenze emerse dalla recente ricerca di mercato sul gioco online non autorizzato, realizzata dall’azienda di consulenza strategica PricewaterhouseCoopers e pubblicata il 3 febbraio 2021. Lo studio ha riscontrato un aumento considerevole sia nel numero di giocatori che utilizzano siti di gioco sprovvisti di licenza (da 210.000 a 460.000) che negli importi scommessi (da 1,4 miliardi a 2,8 miliardi di sterline) nel Regno Unito nell’arco di un periodo di due anni.
Nel benchmark europeo, lo studio evidenzia anche i casi di Norvegia e Francia, i Paesi con le maggiori restrizioni al modello di regolamentazione per le società di gioco. È proprio lì che il mercato illegale trova terreno più fertile: per la Norvegia si stima che gli operatori non autorizzati generino il 66 percento dei ricavi, mentre in Francia la percentuale si aggira intorno al 57 percento.
Durante l'attuale lockdown, le 5.000-6.000 agenzie di scommesse sono rimaste chiuse su tutto il territorio tedesco. I circa 25.000 dipendenti, per lo più con contratti a tempo determinato, temono per il loro futuro mentre gli operatori di gioco per l’esistenza stessa delle loro imprese.
Il quadro generale è molto preoccupante, ed è giunto il momento per tutte le parti che operano in ambito pubblico e privato di sedersi allo stesso tavolo ed affrontare con risolutezza questo scenario allarmante. Mi auguro che alla fine possa prevalere il senso di responsabilità e la ferma determinazione nel trovare soluzioni efficaci per trasformare questa minaccia molto reale in una opportunità per tutti.