Blitz antimafia a Foggia, estorsioni a sale scommesse e attività ippiche
Con l'operazione 'Decimabis', Polizia e Carabinieri arrestano 40 indagati per associazione mafiosa ed estorsioni anche ai danni di attività legate alla gestione delle sale scommesse e delle corse ippiche.
C'è anche il compimento di attività estorsive nei confronti di sale scommesse e di aziende attive nelle corse ippiche fra gli interessi dei clan oggetto della maxi operazione antimafia denominata “Decimabis”, condotta da investigatori della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri a Foggia ed in altre 15 province del territorio nazionale.
Nella notte fra il 15 e il 16 novembre, le forze dell'ordine hanno eseguito congiuntamente un provvedimento cautelare – emesso dal Tribunale di Bari su richiesta di un pool di magistrati della Procura Nazionale Antimafia, della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e della Procura della Repubblica di Foggia – nei confronti di 40 indagati, ritenuti appartenenti o contigui all’organizzazione mafiosa Società foggiana e responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, tentata estorsione, usura, turbativa d’asta e traffico di sostanze stupefacenti, tutti aggravati dal metodo mafioso.
Secondo quanto si legge in una nota ufficiale, l'inchiesta giudiziaria ha consentito di ricostruire "le attuali dinamiche organizzative-funzionali nonché le specifiche attività criminali delle tre batterie che compongono la Società foggiana: 'Moretti-Pellegrino-Lanza', 'Sinesi-Francavilla' e 'Trisciuoglio-Tolonese-Prencipe', da tempo contrapposte, sia pure a fasi alterne, in una sanguinosa guerra di mafia per il conseguimento della leadership interna ed il controllo degli affari illeciti ma, allo stesso tempo, unite nella condivisione degli interessi economico-criminali, gestiti secondo schemi di tipo consociativo.
Le complesse ed articolate investigazioni svolte, anche con l’importante ausilio di massive attività tecniche, corroborate altresì dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno documentato, tra le altre cose, come l’organizzazione mafiosa in argomento abbia: realizzato una generalizzata, pervasiva e sistematica pressione estorsiva nei confronti di imprenditori e commercianti di Foggia, gestita secondo un codice regolativo predefinito e condiviso, significativamente denominato come il 'Sistema'; costituito una cassa comune, finalizzata al pagamento degli 'stipendi' per i consociati, nonché al mantenimento dei sodali detenuti e dei loro familiari, anche attraverso il sostenimento delle spese legali, così sviluppando collaudati processi di gestione centralizzata nell’acquisizione e nella ripartizione delle risorse economiche; gestito il racket delle estorsioni come la riscossione di una vere e propria tassa di sovranità, registrando su un libro mastro la lista delle attività commerciali ed imprenditoriali estorte, nonché gli 'stipendi' pagati agli associati; regolato le dinamiche interne attraverso il sistematico ricorso alla violenza brutale quale strumento di definizione degli assetti interni e delle gerarchie associative; sviluppato, negli ultimi anni, una significativa vocazione imprenditoriale, ed una parallela opera di infiltrazione nel settore amministrativo, orientando il sodalizio mafioso verso un più evoluto modello di mafia degli affari".
Le indagini hanno permesso di disvelare la capillare, pervasiva pressione estorsiva esercitata dalla Società foggiana sul tessuto economico della città: dal mercato settimanale cittadino al settore edilizio, dalle imprese di servizi funebri, alle sale scommesse ed alle aziende attive nel movimento terra, dall’agroalimentare alle corse ippiche: non vi è ambito economico che la mafia foggiana abbia risparmiato nella sottoposizione al racket estorsivo.
Allarmanti anche i tentativi di infiltrazione e condizionamento nel settore delle aste pubbliche, dei servizi di vigilanza e nella pubblica amministrazione nonché i rapporti e le interlocuzioni attivati con esponenti importanti del mondo imprenditoriale locale sottoposti all’assoggettamento mafioso".