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Sozzi (Ati Gioco Lecito): 'Indennizzi congrui in caso di proroga lockdown'

15 febbraio 2021 - 10:28

Riccardo Sozzi, portavoce dell'Ati Gioco lecito, chiede al Governo Draghi di garantire riapertura in sicurezza delle attività ed indennizzi congrui in caso di nuovi lockdown totali.

Scritto da Fm


"Fare presto".
È la richiesta che il settore del gioco legale rivolge al neo premier Mario Draghi, dopo l'insediamento ufficiale del suo Governo e in vista della doppia manifestazione in programma il 18 febbraio a Roma e a Milano, organizzata dall'Associazione temporanea d'impresa Gioco lecito.


Un appello che si riferisce non solo alla riapertura delle attività del comparto, che fra il 2020 e le prime settimane del 2021 hanno ormai registrato ben 220 giorni di chiusura obbligata in virtù dei Dpcm anti-Covid, ma anche all'erogazione di ristori adeguati, per garantire la sopravvivenza di imprenditori e lavoratori ormai allo stremo delle forze.

Ad approfondire questi temi con GiocoNews è Riccardo Sozzi, portavoce dell'associazione temporanea d'impresa promotrice della manifestazione di giovedì.


"Gli auspici che rivolgiamo al nuovo Governo sono quelli già presentati al precedente: quelli di permetterci di riaprire le nostre attività nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza anti-Covid già adottati, di aprire almeno nelle regioni in zona gialla, associando le nostre attività a quelle già consentite. Non capiamo perché i bar e i ristoranti sì e noi no, data anche la nostra affinità con quel tipo di servizi; visto che nei bar, ad esempio, si vende comunque gioco, e che le nostre sale potrebbero benissimo essere assimilate ai ristoranti, ma con norme di sicurezza più efficaci, poiché da noi c'è meno rischio di contatto di quando si mangia al tavolo, c'è sempre l'obbligo della mascherina ed è garantito un maggiore distanziamento fra le persone", sottolinea Sozzi, ricordando che i gestori delle attività di gioco hanno messo in atto protocolli molto stringenti. "Non solo mettendo plexiglass fra un apparecchio e l'altro, ma anche riducendo il numero degli apparecchi installati, circa il 25 percento del totale, per creare spazi più ampi possibili".
Dal premier appena insediato quindi i gestori si aspettano "una riapertura in sicurezza, nel pieno rispetto delle norme, avendo attività regolari, legali".
 

Senza dimenticare il lato economico della questione. "Crediamo che il contributo delle imprese che operano nel pieno rispetto delle regole sia necessario per aiutare il Paese a risollevarsi, visto il loro contributo all'Erario, e visto che ogni azienda paga imposte dirette e indirette ogni anno. Se l'economia non gira, i denari per garantire i ristori dove li prendono? Lo Stato non può continuare a fare debito all'infinito.
Anche per questo, da parte dell'Esecutivo ci aspettiamo una presa di coscienza dell'importanza del nostro settore al pari di quella tributata agli altri settori autorizzati in zona gialla", ribadisce Sozzi.
 
Sullo sfondo, i nuovi venti di lockdown che soffiano impetuosi dopo le recenti dichiarazioni di Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, secondo il quale sarebbe "necessario un lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata", pari a 2-3-4 settimane.
Una decisione ritenuta quasi obbligata, per bloccare le varianti del Covid che imperversano in diverse parti d'Italia, ma che avrebbe ulteriori, gravi conseguenze per le attività, come quelle di gioco, che invece sperano di riaprire il 6 marzo, dopo la scadenza dell'ultimo Dpcm targato Conte.
"Alla luce di queste dichiarazioni la nostra preoccupazione aumenta - sottolinea Sozzi - anche perchè i messaggi che arrivano sono contraddittori.
Ricordiamo che le riaperture erano state decretate con contagi e un indice Rt più elevati e la previsione di una campagna vaccinale ancora da avviare. Oggi che, dati alla mano, si registrano meno contagi e che la campagna vaccinale è partita, si dispongono nuove chiusure, ad esempio quella degli impianti sciistici (che avrebbero dovuto riaprire oggi, 15 febbraio, ma sono stati nuovamente fermati dal ministro Speranza a poche ore dal ritorno in attività, Ndr). All'ultimo secondo, causando danni enomi agli operatori.
Ora viene fuori il pericolo delle varianti, che in realtà c'era anche prima. Fermo restando che il diritto alla salute va tutelato, vanno fornite regole piu chiare.
Se la via da seguire è questa, i ristori devono trasformarsi in indennizzi congui e devono pervenire in modo celere.
Si continuano a procrastinare le riaperture, i licenziamenti del personale, però, per usare una metafora, il tassametro continua a girare, le aziende hanno i loro costi ed oneri da sostenere. Non si è fermato tutto, ci troviamo in uno stato di forte difficoltà.
Proprio per questo è essenziale la riconoscere del dignità del settore del gioco legale, e che il Governo gli riconosca le stesse garanzie previste per gli altri settori commerciali ed economici. Nessuno pretende che il gioco abbia un trattamento privilegiato, ma solo che venga riconosciuta l'importanza del comparto in termini occupazionali, di gettito erariale e di presidio di legalità del gioco. Meritiamo la medesima considerazione di tutte le altre attività legali".
 

Mentre il tassametro corre, corre anche il counter delle adesioni alla doppia manifestazione del 18 febbraio, che, sotto lo slogan "Il lavoro non è un gioco", oggi campeggia anche sul ‘Corriere della Sera’, con un’intera pagina pubblicitaria.

Al momento, sono circa 250 le aziende che hanno manifestato l'intenzione di scendere in piazza - a piazza del Popolo a Roma e a piazza del Duomo a Milano, dalle 15 alle 19 - "ma il loro numero cresce ogni giorno", ricorda il portavoce dell'Ati Gioco lecito. "Poi ci sono tanti che si stanno muovendo in autonomia".
 
Sul sito dell'Ati costituita con questa finalità saranno a breve disponibili tutti i dettagli della partecipazione.
Da ricordare che i partecipanti dovranno portare con sé l'autorizzazione, stampata oppure, digitale, sul proprio cellulare. Ci sarà inoltre necessità di produrre un documento che attesti che la persona sia un imprenditore o lavoratore del settore (cedolino paga, comunicazione del datore di lavoro, ecc) che servirà come motivazione dello spostamento “motivo di lavoro”.

 

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