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Anno nuovo, vecchi problemi: ma nel 2018 sarà cambiamento

27 dicembre 2017 - 08:57

Il settore del gioco alle prese con l'arrivo del nuovo anno, che porta con sè un carico di vecchi problemi.

Scritto da Alessio Crisantemi
Anno nuovo, vecchi problemi: ma nel 2018 sarà cambiamento

Doveva essere l’anno della verità, per il gioco pubblico, ma così non è stato. E nonostante le grandi attese dell’industria e i buoni auspici (di una parte) della politica, convinti di riuscire a trovare una soluzione ai problemi di vecchia data, il 2017 sembra chiudersi proprio come era iniziato. Ovvero, nell’incertezza più totale: con nuove norme e varie restrizioni, ma senza una via d’uscita definitiva all’annosa Questione Territoriale, che il Paese si trascina dietro ormai da tempo, e non senza danni. Neanche l’approssimarsi della fine di questa legislatura e lo scioglimento delle Camere è riuscito a smuovere dall’impasse governo ed enti locali, che continuano a rincorrersi in un gioco (al massacro) delle responsabilità, cercando cioè di scacciar via le colpe di una possibile debacle dello Stato di fronte al crollo del sistema del gioco legale (con evidente beneficio dell’illegalità) di cui tutti, sotto sotto, sono pienamente consapevoli, ma di cui nessuno sembra volersi preoccuparsi davvero. Forse anche per via dell’inevitabile ricambio che scaturirà dal voto di primavera, che pare autorizzare la politica a rimandare a domani quello che invece potrebbe (e dovrebbe) fare oggi.

Con la ricerca del consenso che diventa così l’obiettivo primario di ogni attività quotidiana, in un esercizio di mala-politica tipico del nostro paese in tempi di elezioni, in cui si è soliti affrontare i problemi con la promessa di una soluzione invece di una proposta, o della sua attuazione. Non ci sarà dunque da meravigliarsi se nei prossimi mesi usciranno allo scoperto anche rappresentanti politici “favorevoli” al gioco o più sensibili alle esigenze dell’industria, visto che anche questa filiera si traduce in centinaia di migliaia di voti. Ma al di là del folclore politico e del malcostume italiano, ciò che spaventa di più è l’incompiutezza del lavoro di riordino del comparto avviato dal governo nell’ornai lontano 2015 e ancora in alto mare. Con il prossimo appuntamento fissato nel calendario istituzionale per l’11 gennaio, quando la Conferenza Unificata tornerà per l’ennesima volta a parlare di gioco: anche se in maniera decisamente sterile, visti gli esiti del precedente accordo del 7 settembre, che non ha mai trovato applicazione, né in una legge (non essendo ma stato emanato il decreto attuativo), né tanto meno nei fatti, con le regioni come Il Piemonte la Lombardia o l’Emilia hanno deciso di proseguire per la propria strada senza curarsi degli effetti delle loro norme, a livello locale e nazionale.
Ma come accade in questi casi, se non è la politica a intervenire, lo farà la giurisprudenza, con un tribunale o una Corte a fare da supplente al legislatore: come accadrà in Piemonte, già a inizio anno, quando potrebbe arrivare un primo verdetto rispetto alla legge regionale da parte del Tribunale civile, in attesa di una pronuncia definitiva dalla Consulta.
Intanto però l’industria dovrà riuscire a sopravvivere nel caos che ha caratterizzato questi ultimi mesi, e nel tentativo di sopravvivere al contraccolpo dell’illegalità che andrà a rappresentare un pesante concorrente sleale in quegli ambienti in cui le slot non possono o non potranno più essere installate.
Il 2018, però, sarà anche caratterizzato dalla riduzione degli apparecchi sull’intero territorio nazionale che al di là delle leggi regionali verrà attuata entro il prossimo aprile, in applicazione della Manovra finanziaria della scorsa primavera e della precedente Stabilità. Per un altro elemento di complessità che si è andato ad aggiungere in una situazione di estrema difficoltà per l’intera filiera. Senza contare, poi, che nel corso dell’anno si dovranno avviare anche le produzioni della nuova generazione di slot “da remoto”, dopo la proroga di un anno concessa dall’esecutivo, che ha portato il debutto al 2019.

Per queste ragioni, il 2018, si presenta come l’anno del cambiamento: nel bene o nel male. Ma segnando senza dubbio un chiaro punto di discontinuità rispetto alla situazione di stallo degli ultimi tempi. E, si spera, anche rispetto allo stato di crisi e di difficoltà in cui si trovano industria e politica. Per un anno nuovo all’insegna di settore nuovo, e magari anche di un paese migliore.

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