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Dal crack delle crypto alle certezze dell’Europa: solo le riforme pagano

14 novembre 2022 - 09:50

Mentre il Governo Meloni avvia i lavori definitivi sulla legge di Bilancio, lo scandalo crypto sconvolge i mercati e lancia chiari segnali ai decisori: solo le riforme danno stabilità e certezze.

Scritto da Alessio Crisantemi
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Serve un approccio pragmatico e non ideologico”.

Parola di premier in carica, Giorgia Meloni, che sembra quasi aver ripreso una frase (assai ricorrente) nei nostri editoriali. Anche se, in questo caso, il suo riferimento non era affatto rivolto al mercato del gioco pubblico - commentando, invece, il piano di attuazione del Pnrr che il Governo intende ridefinire nei dettagli – la posizione espressa sembra essere benaugurante un po’ per tutti i settori che giacciono in attesa di un piano di riforme.

Soprattutto per quello del gioco, dove l’ideologia è davvero sempre prevalsa sulla concretezza, in qualunque legislatura. Per questo, se la premier intende adottare un approccio più “sistematico” (parole sue) di quello seguito negli scorsi mesi, per quanto riguarda il Piano nazionale di ripresa e resilienza che è destinato a tenere banco durante la settimana corrente, l’auspicio è che si possa adottare lo stesso criterio anche nel discutere le nuove regole del gioco, letteralmente parlando.

Del resto, si noti bene, a coordinare la cabina di regia proposta dal presidente del Consiglio sul Pnrr sarà Raffaele Fitto, che ha la delega al Pnrr accanto agli Affari europei, ma anche quella alla Coesione territoriale: un tema, quest’ultimo, che dovrebbe e potrebbe riguardare anche da vicino l’eventuale riforma del comparto giochi e quell’atteso riordino, il cui effetto principale dovrebbe essere proprio quello di riportare a una coesione con i territori.

Sta di fatto però che il dicastero che dovrà (dovrebbe) occuparsi della materia è inevitabilmente quello dell’Economia e delle finanze, governato dal leghista Giancarlo Giorgetti e in attesa di assegnare le deleghe definitive ai quattro sottosegretari, tra le quali dovrebbe esserci anche quella rivolta ai giochi, per la quale in pole continua ad essere l’altro leghista Federico Freni, che farebbe il bis.

In questa fase, però, il Governo ha ben altro a cui pensare, prima del gioco pubblico: oltre al Pnrr, comunque fondamentale per rimanere in corsa a livello politico-economico, l’Esecutivo dovrà nelle prossime due settimane lavorare alla sua prima legge di Bilancio. E come sempre accade in questi casi, sono molte le cose che bollono in pentola prima del varo. Anche se, in questo caso, non sembra intravedersi nulla di particolarmente “originale”.

La Manovra parte da 21 miliardi in deficit destinati al contrasto del caro-energia che vanno ad aggiungersi ai 9 miliardi stanziati con il decreto Aiuti quater.

Altre risorse serviranno per finanziare le altre misure, dall’estensione della flat tax al 15 percento per le partite Iva e per eventuali aumenti di stipendio dei dipendenti, fino alle pensioni. Si tratterebbe di una legge dal valore complessivo di circa 30 miliardi di euro, gran parte dei quali sono attesi dalla revisione del Reddito di cittadinanza.

Si ipotizza anche una rimodulazione della tassa sugli extraprofitti delle aziende energetiche (al 25 percento) e una parte di denari attesi dal nuovo condono, ribattezzato “tregua fiscale”. Con lo stesso Giorgetti che però invoca ripetutamente un atteggiamento prudente e responsabile, provando a frenare i vari appetiti che caratterizzano ogni inizio di legislatura. In questo scenario ancora così confuso e indefinito, tuttavia, nulla ancora sembra essere previsto per il mercato del gioco, e già questo potrebbe rappresentare una buona notizia, tenendo conto che la storia insegna che in ogni momento di bisogno economico, il Governo di turno è solito mettere le mani in tasca proprio a questo settore.

Anche se, da qualche tempo, non sembrano essere più spazi nel gioco, non attraverso l’attuazione di riforme, appunto. L’approccio particolarmente “aperto” dell’Europa post-Covid, tuttavia, rispetto all’indebitamento dei vari Paesi, sembra aver rilassato particolarmente gli animi dei vari Governi, proprio a partire dall'Italia, dove il Pnrr ha infuso una situazione di particolare tranquillità, perturbata soltanto dal rincaro energia che continua comunque a tormentare diverse imprese e famiglie. Ma non la politica, o almeno, non allo stesso modo. Con il rischio implicito, per contro, che questa mancata necessità di fare cassa, possa rendere ancora meno “urgente” la riforma del gioco, con il nuovo Esecutivo che potrebbe decidere, esattamente come i precedenti, di rimandare ogni intervento lasciando il comparto a cuocersi nel proprio brodo, visto che comunque risulta in grado di generare entrate. E nemmeno poche, anzi.

Ma attenzione: guai a rimandare troppo a lungo la riforma e l’aggiornamento regolamentare di quei settori attorno ai quali girano tanti denari e grosse attenzione. Perché il lassismo della politica, prima o poi, finisce con lo scontrarsi con la dura realtà dei mercati e della finanza, finendo col creare delle falle immense dal punto di vista della sicurezza. E a farne le spese, in questi casi, sono sempre i consumatori, quindi i cittadini.

Un avvertimento forte arriva proprio in queste ore dal bail-out di Ftx, principale attore del mondo cripto, che è stato subito ribattezzato come il nuovo "Lehman Brothers": un caso che potrebbe avere conseguenze anche molto più profonde e durature di quelle che si possono immaginare. Dopo che uno dei tre maggiori Exchange al mondo si è autodichiarato insolvente, dando vita a quello che non è neppure il primo fallimento sul mercato delle criptovalute del 2022, pur essendo comunque il peggiore in assoluto, è ormai evidente a tutti che sul mercato non c'è alcuna sicurezza.

E il motivo è proprio perché i Governi e i legislatori più in generale, sul tema, hanno sempre nicchiato: preferendo probabilmente attendere che la bolla scoppiasse da sola invece di afferrare il toro per le corna e avviare un percorso di regolamentazione che avrebbe potuto dare maggiori certezze agli investitori ed evitare questa enorme crisi, con tutte le conseguenze del caso. Perché ogni scelta mancata, esattamente come quelle compiute, comporta delle conseguenze: ma molto spesso le ricadute peggiori si hanno proprio quando si decide di non intervenire mettendo delle regole e dei paletti o attuando delle riforme, nel caso dei mercati già regolamentati, ma che richiedono degli aggiornamenti per rimanere al passo con i tempi. Come nel caso del gioco, di cui ci occupiamo qui: tenendo anche conto che in questo settore, a necessitare di regole e certezze non sono soltanto gli investitori e l’alta finanza, ma sono soprattutto le imprese, gli addetti ai lavori, i cittadini: ma anche una parte stessa della politica visto che, come diciamo da tempo e come scriviamo ogni giorno, ad attendere e necessitare riforme sul gioco sono anche e soprattutto gli amministratori locali, che cercando di recuperare il bandolo di una matassa - ormai sempre più ingarbugliata - della regolamentazione del mercato sul territorio, auspicano ormai da tempo quel famigerato riordino di cui al momento non si sente più parlare. Non in concreto, almeno. E se il lassismo dei decisori porta sempre a conseguenze nefaste, nel caso del gioco, come abbiamo già visto, il rischio di ricadute nell’illegalità e di riaprire spazi alla criminalità organizzata dovrebbe rappresentare uno spauracchio ancora peggiore, rendendo tutto più urgente e dedicato. Per tutte queste ragioni, dunque, serve davvero tanta concretezza e quell’approccio pragmatico invocato falla premier, sia pure in altri contesti. Magari passando subito dalle parole ai fatti.


 

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