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Gioco e riforme: un giorno in più che se ne va

06 novembre 2023 - 08:50

Dopo l’ennesimo rinvio subito dal gioco pubblico in Consiglio dei Ministri, si prolunga l’attesa del comparto che attende di conoscere il proprio destino rispetto a una riscrittura delle regole che potrebbe cambiare il destino del settore.

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Un orologio fermo da un’eternità. E’ quello del Legislatore, quando si parla di gioco pubblico e di riforme. Sì, perché nonostante i vari slanci dell’attuale esecutivo nei confronti della materia, le ripetute promesse di riordino e anche qualche lampo scaturito dalle segrete stanze di Palazzo Chigi, dal quale sono fuoriuscite alcune versioni di testi (preliminari) di decreti attuativi collegati alla legge delega e a quell’articolo 15 che propone la riforma dell’intero comparto, a tutt’oggi, siamo ancora in attesa di vedere i fatti. Con l’ultimo rinvio che si è avuto nei giorni scorsi, quando l'esame del decreto attuativo di delega fiscale relativo al riordino dei giochi pubblici, originariamente previsto in Consiglio dei ministri di venerdì 3 novembre, è slittato a data da destinarsi. Come da copione, verrebbe da dire. Certo, va detto (e lo ricordiamo sempre), il tema del gioco pubblico non può essere una priorità per nessun governo, tanto più in un periodo di crisi diffusa, estesa e generale come quello attuale, quando il paese, insieme al resto del mondo, deve fare i conti con due conflitti (enormi), un’inflazione galoppante e una serie di altre criticità senz’altro prioritarie.
Sta di fatto tuttavia che il governo Meloni, mentre da un lato è impegnato a confezionare (e blindare, pure) la manovra economica, dall’altro introduce nuovi dossier, la cui complessità risulta tutt’altro che banale: a partire dal disegno di legge costituzionale di "Introduzione dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri e razionalizzazione del rapporto di fiducia", passando per lo schema di decreto legge con "Disposizioni urgenti per il 'Piano Mattei' per lo sviluppo in Stati del continente africano". Fermo restando, tuttavia, che accanto a questi grandi testi di (futura?) legge, ce ne sono altri decisamente meno prioritari, come lo schema di disegno di legge "Delega al Governo in materia di florovivaismo", che forse non tutti potrebbero ritenere più o meno urgente rispetto alla riforma del gioco. Ma tant’è.
Nel frattempo, però, il governo deve prima portare a casa la manovra che più si qualcuno ha definito “poco immaginativa e mediocre”, come per esempio ha scritto sulle pagine de Il Fatto Quotidiano l’economista Loretta Napoleoni, spiegando che con queste premesse la manovra finisce per essere l’ennesimo rimpasto di tasse e spese per tirare avanti un altro anno, poi si vedrà. “L’ennesima delusione per chi aveva creduto che la prima donna presidente del Consiglio avrebbe dato non una scossa ma un vero scossone alla politica delle lobby, tutte interconnesse con la partitocrazia italiana”. E così la manovra finanziaria di Giorgia, lungi da dare un segno chiaro e forte dei cambiamenti promessi in campagna elettorale, non è altro che l’ennesima finanziaria miope, priva di qualsiasi visione di lungo periodo. Al di là di qualunque considerazione politica o personale, quello che è evidente e che lascia più che altri perplessi i tecnici, è la mancanza di una strategia di crescita per un paese come l’Italia che stagna da decenni. Ma anche questa, purtroppo, non è una novità. Anzi. E’ la triste storia italiana che continua a ripetersi, di manovra in manovra, e di governo in governo. Lo stesso accade per la riforma del gioco pubblico, che continua non a caso a slittare. Ciò dipende, senz’altro, anche dalla complessità (estrema) della materia, che continua tuttavia ad aumentare proprio a causa di questo lassismo della politica perpetrato negli anni e aggravato dagli immancabili interventi spot, al solo scopo di fare cassa, che i governi degli ultimi anni hanno sempre deciso di perpetrare, a presunto beneficio dell’Erario – sia pure effimero – ma a scapito dell’industria e della sua sostenibilità, quindi del suo futuro. Il risultato, dunque, è che ci troviamo oggi in una situazione sempre più ingarbugliata dalla quale è impossibile uscire, senza un vero piano di riforme, ma è altrettanto difficile da gestire, senza un intervento generale e definitivo. Com’è del resto evidente in queste ore, con l’esecutivo che cerca di bandire una gara per il rinnovo delle concessioni online, ritenuta l’unica fattibile nell’immediato, in attesa di risolvere il conflitto sui territori che pesa sulle altre gare per il gioco “fisico”, salvo poi accorgersi che anche in questo campo bisognerà fare qualcosa legato al territorio per poter davvero allestire una gara che abbia senso, appeal e una visione a prova di futuro.
Ecco quindi comprensibile l’ennesimo rinvio della trattazione della materia che ha visto slittare l’approdo del decreto attuativo in CdM: ma ogni giorno perso è un giorno in più che se ne va. Una storia di tutti i giorni, per gli addetti ai lavori, sempre in attesa di un lieto fine.

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