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Il gioco pubblico alla prova di maturità. E di sopravvivenza

05 gennaio 2015 - 12:14

È iniziato decisamente male il nuovo anno per gli operatori del gioco pubblico. In particolare, per quelli del segmento degli apparecchi da intrattenimento, alle prese, come noto, con un innalzamento degli oneri di gestione della propria attività imposto dalla finanziaria (e pari a ben 500 milioni di euro l'anno) che si aggiunge all'aumento del prelievo erariale unico applicato alle new slot (dal primo gennaio salito al 13 percento) già previsto dalle precedenti manovre economiche. Una mossa decisamente azzardata (e sicuramente discutibile) da parte del governo che rischia di dare scacco matto all'intero settore.

Scritto da Alessio Crisantemi
Il gioco pubblico alla prova di maturità. E di sopravvivenza

E il susseguirsi degli eventi di questi ultimi giorni evidenzia in maniera più che significativa il clima di totale instabilità in cui verte il mercato, come avevamo facilmente immaginato nelle scorse settimane.
Uno scenario a dir poco apocalittico, per una sciagurata corsa al "si-salvi-chi-può" da parte dei singoli componenti della filiera - o peggio ancora, di singoli soggetti o gruppi di imprese - fatto di scioperi, manifestazioni, azioni legali (già improntate o minacciate) e faticose contrattazioni. In attesa del provvedimento dei Monopoli di Stato il quale, tuttavia, potrà soltanto chiarire modalità e termini di versamento della nuova e controversa imposta, senza entrare nello specifico dei rapporti tra i singoli soggetti della filiera, che spetta invece alle pratiche commerciali già in essere e in via di (ri)definizione tra di essi.
Tutto questo nel più totale sconcerto degli addetti ai lavori, di ogni categoria, e nella perplessità generale di quelle aziende che non sono in grado, ancora oggi quando l'anno è già iniziato, di stilare un business plan definitivo neppure per i prossimi dodici mesi. E ancora più assurdo è l'imbarazzo dei gestori di apparecchi che si trovano da qualche giorno ad eseguire gli incassi sulle proprie macchine senza conoscere con precisione quale dovrà essere la ripartizione dei proventi, in virtù delle nuove norme.

 

 

Una situazione senza precedenti che riporta indietro il settore di oltre dieci anni. Quando la filiera era ancora tutta da definire e si erigevano le barricate tra rispettive categorie - esercenti, gestori, concessionari - in nome della sopravvivenza. Ma se all'epoca si tentava soltanto di scacciare i fantasmi di un futuro incerto perché soltanto da scoprire, (e in parte, forse, anche da inventare), oggi il rischio di sparire esiste davvero. Anche se vale più per le singole aziende che per le intere categorie. Un rischio che ben conoscono gli operatori e che aiuta a comprendere i terremoti delle ultime ore nella filiera. Questa volta non si sente più nessuno dire - come avveniva fino a ieri - che le imprese del settore hanno le spalle larghe e che sono abituate alle sfide. E non sembrano più esserci neppure gli immancabili ottimisti di un tempo. Questa volta il rischio c'è ed è reale, perché è la matematica a dirlo, con quei 500 milioni in più che non trovano facile compensazione, specie con una raccolta che viaggia ancora una volta in discesa.
Ma il settore deve trovare la forza di reagire, la maturità che serve per elaborare soluzioni che risultino sostenibili per tutti gli attori di quella filiera che si è costruita in questi ultimi anni, e con molta fatica. Anche se questo processo richiederà dei sacrifici, in tutte le direzioni.
Del resto, nonostante le colpe di questa situazione siano da attribuire in maniera pressoché esclusiva all'esecutivo e alla scellerata caccia ai denari del settore, è pur vero che l'industria del gioco si trova a pagare il conto - sia pure assai salato e fuori misura - di una gestione interna dei rapporti di filiera assai confusionaria e troppo spesso legata agli interessi di bottega prima che a quelli dell'intero settore. Continuando a inseguire gli spettri (si pensi ai discorsi sulle presunte 'mini-Vlt' o alle idee di norme 'ad aziendam', mente il governo, al contrario, elaborava un piano orientato al massacro) invece di consolidare il presente, costruendo il futuro.
Ma è pur vero che le emergenze da gestire non sono mai mancate (prima il contenzioso in Corte dei Conti per i concessionari, poi le misure di comuni e regioni per l'intero comparto, e tutto il resto che gli operatori ben conoscono).
Il risultato, quindi, è un nuovo anno all'insegna dell'instabilità, di fronte al quale sarà necessario quanto prima trovare l'unità. Prima che sia troppo tardi. Perché esiste ancora la legge delega da attuare, che prometteva di riscrivere per intero il futuro del gioco pubblico in Italia e che diventa ora ancor più necessaria. E non solo per il settore, ma anche per lo Stato, che si troverà a fare i conti con un contenzioso di primo piano da gestire. Per questo il comparto sarà sottoposto a una autentica prova di maturità che stavolta vuol dire davvero sopravvivenza.

 

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