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Il governo (e l'azzardo) del Presidente

28 maggio 2018 - 09:12

Il Presidente della Repubblica blocca l'ascesa anti-europea e cerca un nuovo premier. Un vero azzardo, e i giochi (politici) continuano.

Scritto da Alessio Crisantemi
 Il governo (e l'azzardo) del Presidente

 

Più che di una Legge di Stabilità, avremmo bisogno della Stabilità per legge. Invece, in Italia, sembra andare tutto in maniera opposta, in un continuo invocare alla responsabilità delle forze politiche. Ma sempre invano. Stavolta però la posta in gioco è davvero troppo alta per non prevedere dei passi indietro. Ora che il Presidente della Repubblica ha dimostrato di non essere un mero notaio (anzi), assumendosi le piene responsabilità di una crisi istituzionale senza precedenti - insieme a quella del destino del paese - nonostante il risentimento generale dei due schieramenti che si preparano a conquistare Palazzo Chigi, ciò che appare evidente è che non possiamo più permetterci di giocare col fuoco. Con i mercati europei e le borse internazionali che si sono subito infiammate alla notizia dell'incarico affidato al "premier momentaneo", Giuseppe Conte. E non certo per lui, è evidente, quanto piuttosto per l'annuncio (non trattabile) del professor Paolo Savona come ministro dell'Economia, malgrado (anzi, proprio per questo) la sua posizione anti-Euro e anti-Europa più in generale.

Certo, da come è uscita dal Quirinale, la decisione di Mattarella è apparsa come un vero e proprio diktat, dal sapore vagamente incostituzionale: come se tradisse la volontà del popolo (teoricamente) sovrano. Pur rientrando, tuttavia, tra le prerogative del Capo dello Stato quella di scongiurare l'esplosione di una nuova crisi economica che polverizzerebbe le casse del paese e, dunque, i risparmi degli italiani. Da qui il nome di Carlo Cottarelli, per la costituzione di un "governo di emergenza": per una forma di garanzia che il capo dello Stato offre ai mercati per fronteggiare la loro reazione dopo il default dell’esperimento Conte. Provando, nel frattempo, a far leva sul senso di responsabilità dei gruppi parlamentari perché accettino di far approvare dal futuro gabinetto tecnico (almeno) la legge di Stabilità e magari anche una nuova legge elettorale, così da tornare alle urne all’inizio del nuovo anno. Anche se il primo scoglio - ovvero, la fiducia alle Camera - sarà probabilmente quello più arduo da superare, forse addirittura impossibile.
E' quindi evidente, anzi addirittura esplicito (benché scontato, ripetuto e ormai abituale), il richiamo alla responsabilità: che, come detto in premessa, trova difficilmente ascolto, nel nostro paese. Ma se quello del presidente della Repubblica si presenta come un vero e proprio azzardo, con questa mossa, in realtà, Mattarella ha scelto di puntare su un cavallo sicuro che, in questa fase, è rappresentanto dall'Europa. Quella stessa Istituzione, cioè, a cui dovremo andare a chiedere, ancora una volta, l'indispensabile flessibilità, da qui a breve, per scongiurare l'aumento dell'Iva (e altre contromisure) che ci eravamo impegnati a far valere in caso di conti pubblici non ancora sanati, come appaiono ancora oggi. Un trattamento che dovremo richiedere con qualunque squadra di governo, visto che  l'impegno scatta già a fine anno. Uno scenario che rende impraticabile qualunque rivoluzione politica ed economica, come per esempio quella del reddito di cittadinanza proposto e scritto dal Movimento 5 Stelle nel patto di governo con la Lega. Tanto più se dalle fonti di finanziamento dovevano sparire anche i fondi del gioco pubblico che si voleva azzerare, o comunque ridurre fortemente. Al punto, anzi, che si sta già facendo largo anche l'ipotesi di un ulteriore aumento dell'imposizione fiscale su alcuni giochi, per recuperare altri fondi, in maniere decisamente opposta rispetto a un divieto. E in perfetta continuità con il passato.
Insomma, in questo scenario sempre più angusto e complesso, le due Chimere inseguite dal nostro paese continuano ad essere la stabilità e l'invito alla responsabile. I due vocabili più ricorrenti della scena politica degli ultimi anni, e forse, anche quelli usati più a sproposito dall'attuale classe dirigente. Insieme, forse, a quello dell'azzardo, utilizzando da qualunque schieramento politico in campagna elettorale prima, e nelle manovre economiche poi, per far quadrare i conti.
Ma se l'industria del gioco pubblico italiano potrebbe, da un lato, tirare un sospiro di sollievo per lo spauracchio di veder tramontare il governo di Lega e 5Stelle che si presentava dichiaratamente "anti-gioco" e non solo anti-euro, dall'altro diventa sempre più grande la preoccupazione di non avere un governo - in senso "politico", oltre che letterale, come negli ultimi 85 giorni - perché ciò significa continuare a rimandare qualunque tipo di scelta rispetto al futuro del settore. Mentre gli effetti dela "questione territoriale" continuano ad esplodere nelle varie regioni italiani, provocando la scomparsa dell'offerta di gioco lecito, avviando la progressiva sostituzione con quella illegale. Senza bisogno di una legge esplicita o un divieto formale. Ma solo a causa del lassismo politico o della mancanza di coraggio delle stesse forze politiche che continuano a farsi beffa della responsabilità. Nessuna esclusa.

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