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Prove tecniche di Stabilità: ma la proroga sia solo un inizio

19 dicembre 2022 - 12:33

Il lavoro del governo verso un allineamento delle concessioni di gioco è un segnale positivo ma non deve rimanere isolato.

Foto di form PxHere

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La chiamavano Legge di Stabilità. Un tempo, ora non più. Meglio una più sobria definizione di “Legge di Bilancio”, visti i precedenti. Con le ultime manovre finanziarie che di stabilità ne hanno portata davvero poca. Anzi, a dire il vero, sono spesso riuscite addirittura a creare la situazione diametralmente opposta, ovvero quella di totale incertezza e instabilità, come ben sanno gli addetti ai lavori del gioco pubblico, che ancora scontano i danni creati dalla Stabilità del 2016. Quella cioè che introduceva, in maniera estemporanea e (quasi) del tutto arbitraria, un prelievo “forzoso” di 500 milioni di euro alla filiera degli apparecchi da intrattenimento, senza neppure preoccuparsi di determinarne i criteri di applicazione. Scatenando un conflitto generale, dentro e fuori al comparto, che è finito col generare un inevitabile, duplice contenzioso, ancora in parte da archiviare. E il caso del gioco non è certo l’unico tra quelli delle vittime provocate dalle varie storture dovute a provvedimenti “punitivi” dei governi di turno, anche se il comparto risulta comunque, e da sempre, il settore più bastonato dalla politica (alla faccia della potente lobby del gioco, più volte sbandierata dagli oppositori del comparto, ma evidentemente a torto..).
Appare quindi comprensibile, non solo ragionevole, la scelta della politica di cambiare nomenclatura alla vecchia “finanziaria”, abbandonando presto quell’inopportuna definizione orientata alla stabilità, vista la discordanza rispetto ai fatti, di cotanto nobile obiettivo. Anche se, stavolta, mentre si va concludendo l’iter (tortuoso) della manovra 2023, i testi finora prodotti dal nuovo esecutivo sembrerebbero dare, una volta tanto, una prima impronta di (relativa) stabilità anche al settore del gioco. Salvo possibili ripensamenti dell’ultima ora. Non si può non notare, infatti, come il governo abbia ben capito l’esigenza di intervenire nei confronti del settore, per scongiurarne la crisi definitiva e la totale debacle che ne deriverebbe, in termini di sicurezza e legalità e non solo dal punto di vista della contabilità di Stato. Visto che, nel caso del gioco, se salta il banco vuole dire che è lo Stato a saltare, essendo il titolare di tutte le attività, che vengono a sua volta affidate in concessione. Come è evidente leggendo le varie relazioni tecniche che accompagnano nelle diverse fasi parlamentari la definizione della legge di Bilancio, tra le due camere e le rispettive commissioni. Ecco quindi che dopo la necessità, palese fin da principio, di dover prorogare le concessioni per il gioco online, in scadenza a fine anno, si è subito capito quando sia urgente e prorogare anche tutte le altre in attesa di una gara, proponendone un allineamento. Come del resto si ipotizzava già da tempo, anche se nessun governo aveva mai voluto metterci davvero la testa. Ecco quindi che un intervento di questo tipo potrebbe dare una minima impronta di stabilità, sia pure nel breve (brevissimo) termine. Ma è fin troppo evidente che questa decisione può e deve rappresentare al tempo stesso un solo primo (e dovuto) passo verso una più ampia e generale riforma del comparto, senza la quale non si potrebbe comunque continuare a operare. Oltre ai rischi che si verrebbero a creare per lo stesso esecutivo al cospetto dell’Europa, come è stato comunque evidenziato anche dalla ragioneria. Ma c’è di più. Si, perché a chiedere un intervento di riforma, e ad attenderlo con sempre maggiore interesse, non sono soltanto gli addetti ai lavori, ma anche le stesse istituzioni che intervengono (a torto o a ragione) nel processo di regolamentazione del gioco pubblico sul territorio. Dagli enti locali ai tribunali amministrativi regionali, dove il tema continua a tenere banco e a creare, oggi, anche qualche imbarazzo. Come si evince dai ripetuti colpi di scena che si registrano in Trentino, dopo il protrarsi di un’ostinata e duratura battaglia “anti-gioco” condotta dalle amministrazioni del posto, sostenuta in parte anche dalla magistratura competente sul territorio, che potrebbe portare alla totale cancellazione del gioco legale, a beneficio di quello illegale e a scapito dei lavoratori del comparto. Proprio in un momento storico in cui la salvaguardia di un posto di lavoro dovrebbe diventare un obiettivo centrale di ogni attività politica e legislativa. Ed è forse proprio per questo che il comune di Trento prima, e il tribunale poi, hanno stupito, stavolta, gli operatori del gioco, concedendo più tempo alle imprese e richiedendo degli approfondimenti sul tema, per una valutazione più accurata degli impatti, come mai era accaduto prima, ora che si è giunti al redde rationem. Ecco quindi che l’intervento del governo, attraverso un provvedimento di riordino o comunque mediante una riforma che si occupi anche del territorio, finirebbe col salvare capra e cavoli, dando risposte concrete (e una via d’uscita) alle amministrazioni, e non solo al settore.
Da tempo chiedevamo di passare dalle parole ai fatti, riportando di volta in volta le varie dichiarazioni propagandistiche dei politici in favore del settore: e chissà che non sia questa, davvero, la volta buona. Con l’abbandono della vecchia terminologia a indicare la manovra di bilancio che, si spera, possa portare con sè anche all’abbandono di quelle vecchie abitudini che hanno sempre caratterizzato l’attività politica bei confronti del gioco. Anche se il termine di Legge di Stabilità, a dire il vero, era stato abbandonato già dalla precedente Legislatura, a differenza delle cattive abitudini, che invece hanno continuato a tenere banco.

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