skin

Se la Questione Territoriale diventa (inter)nazionale

24 luglio 2023 - 10:07

Qualche tempo fa avevamo sottolineato come la Questione territoriale che attanaglia il comparto del gioco pubblico sia da considerare una materia di rilevanza nazionale: ora, invece, la sua portata diventa mondiale.

Scritto da Ac
mondo.jpg

Senza legge delega non ci sarà una (vera) riforma del gioco pubblico. Senza riforma del comparto, non potrà esserci alcuna gara per il rinnovo delle concessioni. Senza tutto questo, per il settore, non potrà esserci un futuro. Ecco spiegata in pochissime parole la situazione in cui si trova oggi l'intera filiera del gioco pubblico e i suoi addetti. Un comparto da circa 100mila impiegati, che registra, solo nel segmento degli apparecchi da intrattenimento, oltre 45mila addetti, nonostante un caldo di circa il 15 percento secondo quanto certificato nei giorni scorsi dallo studio condotto dalla Cgia di Mestre. E se la riduzione del fatturato delle imprese deriva in parte dall'onda lunga della pandemia, e dall'impatto a dir poco devastante che ha avuto su una parte della filiera di cui si avvertono ancora oggi alcuni strascichi, dall'altra parte è da ritenersi figlia della degenerazione politica e amministrativa che ha portato, nel tempo, alla proliferazione di leggi di carattere locale che hanno espulso il gioco legale da alcuni territori, provocando la sofferenza, quando non addirittura la scomparsa, di varie aziende dal settore. In questo senso, dunque, quella che avevamo battezzato ormai diversi anni fa come “Questione territoriale”, ha assunto una rilevanza nazionale e più che centrale per l'equilibrio del paese, tenendo conto del suo impatto a livello erariale ma anche – e soprattutto – a livello occupazione. E pure di ordine pubblico, non volendo dimenticare gli impatti che la scomparsa dell'offerta di gioco di Stato può avere sul territorio.
Ma non è tutto. Sì, perché trovandoci in un mercato ormai sempre più globale e in un paese in cui la realtà del gioco pubblico rappresenta una delle massime espressioni a livello internazionale, bisognerebbe anche ricordare, a volte, che il fatto di non esercitare le gare per il rinnovo delle concessioni, rappresenta anche una potenziale perdita per il paese in termini di opportunità e, quindi, di creazione di ricchezza. Tenendo conto che una gara per gestire i giochi in Italia diventa oggi di interesse per le grandi multinazionali del gaming che operano ormai in tutto il mondo o comunque anche per dei gruppi esteri, e non solo locali. 
Ma del resto, è la stessa situazione in cui ci si trova, da anni, nel settore balneare, con l'infinita proroga delle concessioni che permettono di operare sulle nostre spiagge e come sta avvenendo ormai da troppo tempo nel caso dei giochi, con tutte le concessioni del gioco terrestre già scadute e prorogate di anno in anno dal legislatore. Non potendo procedere all'emanazione dei bandi proprio a causa della Questione territoriale e dell'impossibilità di attivare le future concessioni eventualmente assegnate trasformandole in punti vendita, per via di quelle restrizioni regionali o comunali. Facendo così diventare la materia una Questione territoriale di portata glabale.
Certo, va detto, lo status quo, nel caso dei giochi come in qualunque altro, conviene in un certo senso a tutti: conviene allo Stato, che continua a incassare cifre certe e garantite dai giochi e dalle stesse concessioni, trattandosi inevitabilmente di proroghe a titolo oneroso e non certo gratuito. E lo stesso conviene anche alle stesse società che detengono i diritti, che possono continuare a operare e provare a recuperare anche tutto ciò che è stato perso in questi anni a causa della pandemia, ma anche per via dei continui rincari di tassazione che non erano certo contemplati nel bando di gara originale. Oltre alle restrizioni di fatturato provocate ancora da quelle stesse leggi regionali. A gradire molto meno la mancata messa al bando delle concessioni, tuttavia, è l'Europa, che da tempo chiede all'Italia di non fare l'Italia, abbandonando questo ripetuto modus operandi che sta limitando la libera circolazione dei beni e servizi all'interno dell'Unione, e non solo. Proprio quella stessa Europa da cui dipende sempre più non solo il futuro del nostro paese, ma anche il presente, tenendo conto che se la nostra economia è potuta ripartire, in questi ultimi anni, e conoscere anche qualche nuovo sviluppo, il merito è tutto di quei fonfi straordinari provenienti da Bruxelles. Un motivo in più per non far arrabbiare il nostro principale finanziatore. Come sa bene il nostro governo, il quale non a caso sta provando a gestire, in un modo o nell'altro, tutti i dossier aperti, per poter dare risposte concrete sui vari fronti scoperti. Come avviene pure sui giochi: dove non a caso il percorso di riforma è stato formalmente avviato, con l'approdo in parlamento della legge delega che contiene un intero pacchetto dedicato ai giochi, dalla cui attuazione potrà scaturire una vera riforma del settore e arrivare finalmente alle gare. Anche se non è ancora chiaro quando.

Altri articoli su

Articoli correlati