skin

Spazi stretti ma esigenze grandi per la riforma del gioco

22 maggio 2023 - 11:41

Cyber sicurezza, Tlc, chip, energia nel piano strategico del governo: mentre il gioco pubblico attende la 'sua' riforma.

Scritto da Alessio Crisantemi
Foto di Jonathan Petersson (Unplash)

Foto di Jonathan Petersson (Unplash)

La riforma del gioco pubblico è un piatto che va servito freddo. Ciò significa dunque che quell’atteso riordino sarà molto più efficace se il settore avrà la pazienza di aspettare il momento giusto in cui il governo (su invito del Parlamento) potrà metterla in atto. È anche per questo che lo stesso esecutivo ha previsto un iter di ventiquattro mesi per arrivare alla definizione di tale riforma, attraverso l’iter stabilito per la legge di delega fiscale che come noto contiene al suo interno un intero capitolo dedicato ai giochi.

Solo che gli addetti ai lavori di questo vituperato settore hanno aspettato fin troppo a lungo l’arrivo di questa famigerata riorganizzazione del settore, più volte promesso, ma mai realizzato. Anche se questa sembra essere davvero la volta buona, trovandoci di fronte a un governo deciso a riscrivere le regole del gioco, per tutti. Ma proprio perché il cambiamento riguarda tutto e tutti, i tempi non potranno che essere lunghi. Al punto che i ventiquattro mesi ipotizzati in precedenza appaiono già quasi un lusso, tenendo conto delle varie esigenze (ed emergenze) del momento.

Non stupisce, quindi, che nella road map governativa stilata dal ministro delle Imprese e del made in Italy Alfonso D’Urso in un’intervista concessa a IlSole24Ore, si leggano tutti i fronti di intervento dei prossimi mesi, tra i quali non compare il comparto giochi. Cyber sicurezza, Tlc, chip, energia, sono i dossier “caldi” sul tavolo dell’esecutivo: e già questi subiranno non pochi scossoni e - forse - anche qualche rallentamento, a causa della nuova emergenza scaturita dal maltempo che ha fatto sprofondare nel baratro una Regione di eccellenza come l’Emilia Romagna, per la quale la premier Giorgia Meloni ha assicurato una pronta risposta e fondi speciali da destinare per la ricostruzione.

Figuriamoci, dunque, se il governo può occuparsi oggi dei giochi: quando a slittare sono temi immensi come quelli dell’ex Ilva di Taranto e di varie industrie di rilevanza strategica del paese, impegnate in una transizione anche ecologica che come sappiamo bene rappresenta uno degli impegni che il nostro Paese si è assunto in Europa per poter ricevere i fondi straordinari del Recovery Fund. E a nessuno sfugge quanto siano importanti, anzi imprescindibili, quei denari provenienti da Bruxelles per poter garantire un futuro e una ripartenza alla nostra economia.

In questo senso, dunque, meglio aspettare di gustare quel piatto freddo che dovrà essere la riforma del gioco, quando potrà arrivare. Concedendo al Parlamento tutto il tempo necessario per una trattazione puntuale e precisa della materia e all’esecutivo quello per la definizione delle diverse misure da approntare. Ricordando anche che in tempi di emergenze e di calamità naturali, è meglio non trattare la materia gioco, come ci insegna la triste vicenda del decreto Abruzzo, emanato dal governo Berlusconi in seguito al terremoto de L’Aquila i cui effetti sono noti a tutti e, in parte, rappresentano anche la causa dei problemi di oggi del comparto. Tenendo anche conto che già allora - ed era soltanto il 2009 - si parlava della necessità di riordinare il settore attraverso la definizione di un Testo Unico, orientato alla semplificazione e armonizzazione delle norme: quello stesso testo cioè che si continua ad attendere e auspicare ancora oggi, a circa quindi anni da quel disastro.

Diamo tempo al tempo, dunque, ma senza accantonare nulla: continuando, anzi, a lavorare in Parlamento e con le varie istituzioni coinvolte alla creazione di un ecosistema sostenibile all’interno del quale inserire il nuovo pacchetto di regole che dovrà uscire dalla riforma. Avendo l’accortezza, però, di esplorare tutti gli ambiti di intervento, stavolta, e non solo le questioni (comunque urgenti) di carattere politico e istituzionale (in primis: la questione territoriale) o economico (con la revisione del sistema di imposizione).

Si, perché la riforma del comparto dovrà essere completa e generale, preoccupandosi anche e soprattutto di garantire all’industria e al Paese più in generale di tenere il passo con l’innovazione tecnologica. Oggi che sentiamo parlare dell’intelligenza artificiale e di tutti i rischi ad essa connessa, e non solo le opportunità che è in grado di offrire, anche il settore del gioco dovrà misurarsi con queste sfide. E lo stesso vale per il regolatore, sapendo degli usi illeciti che si possono fare anche di questa tecnologia.

Sarà quindi il caso di ripensare non solo le regole e le logiche di distribuzione ma anche quelle di produzione e di funzionamento dei giochi: superando anche quell’ormai vetusta divisione tra fisico e online che oggi appare come un’ostacolo di fronte a un mondo sempre più connesso è orientato alla multicanalità.

Altri articoli su

Articoli correlati