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Una commissione non fa primavera

06 febbraio 2023 - 11:27

In Parlamento si torna a parlare di una Commissione di inchiesta sul gioco, nel bene e nel male. Ma la parola finale spetta all’Esecutivo.

Foto di Aniket Bhattacharya su Unsplash

Foto di Aniket Bhattacharya su Unsplash

“C’è una sola cosa al mondo peggiore del far parlare di sé, ed è il non far parlare di sé”, sosteneva Dorian Gray, nel celebre romanzo di Oscar Wilde. Una frase che verrà tradotta (e riscritta) divenendo una sorta di motto, per molti, riassumibile in un più semplice “purché se ne parli”. Ed è proprio quello che dovrebbero dire gli addetti ai lavori del gioco pubblico di fronte alla proposta dell’onorevole del Pd, Stefano Vaccari, di una commissione parlamentare di inchiesta “che ponga attenzione alla dimensione complessiva del comparto, compresi i fenomeni illegali”.
Si tratterebbe, come spiega sempre Vaccari nella sua relazione introduttiva, di una commissione "composta da venticinque deputati, nominati dal presidente della Camera su proposta dei Gruppi parlamentari. Con tutti i rischi del caso, verrebbe da dire. Visto le possibili strumentalizzazioni che ne potrebbero scaturire, come la storia insegna, nel trattare certi temi in maniera aperta.

La commissione, infatti, è chiamata a indagare su temi complessi e decisamente centrali che, se messi davvero in discussione, potrebbero cambiare radicalmente l’impostazione dell’intero sistema.

Nel valutare le “condizioni complessive del settore del gioco pubblico”, infatti, la commissione dovrà considerare “il sistema concessorio” (!), nonché l’efficacia della “disciplina pubblica in relazione alla tutela dei soggetti più deboli, al contrasto della diffusione del disturbo da gioco d'azzardo (Dga)”, oltre “alla gestione delle concessioni nonché alla tutela della correttezza dell'offerta di gioco e del rispetto della concorrenza tra gli operatori”. Con una serie di rischi evidenti e non banali. Ma lo stesso organismo parlamentare dovrà valutare anche “le dimensioni del gettito erariale e le dimensioni complessive del comparto, con particolare attenzione ai settori produttivi impegnati nella produzione, nella commercializzazione e nella gestione degli apparecchi da intrattenimento, nonché nella produzione e gestione del settore delle scommesse e delle lotterie istantanee, verificando che l'offerta corrisponda agli interessi tutelati di cui alla lettera”. Oltre ad esprimersi sull'efficacia dei poteri regolatori, di differente rango normativo, attribuiti ai Ministeri competenti, all'Agenzia delle dogane e dei monopoli e agli enti territoriali; l'efficacia dell'azione amministrativa anche in relazione all'esecuzione delle concessioni pubbliche, non trascurando di verificare se vi siano sovrapposizioni e antinomie nell'azione di contrasto al gioco illegale”. E sull'efficacia del sistema di regolazione e di controllo con particolare riferimento al contrasto del gioco illecito e illegale e alle connessioni con altre attività illegali come il riciclaggio di denaro e l'usura; sulla presenza di imprese controllate direttamente o indirettamente da soggetti criminali e di fenomeni di illegalità e di elusione fiscale; sull'efficacia dell'azione pubblica di prevenzione, cura e sostegno per i soggetti affetti da Dga, con particolare riferimento alle attività svolte dagli enti territoriali e dai servizi sanitari”.

C’è di tutto, quindi, tra i temi da trattare e nulla che possa essere preso alla leggera, come siamo certi saprà fare la nascente commissione. In ogni caso, nel bene e nel male, è importante parlarne, dicevamo. Anche per dare dignità e valore a un comparto economico e produttivo di primaria importanza che deve essere considerato alla pari degli altri, sia pure con qualche accortezza in più, visti gli aspetti tutt’altro che banali ad esso legati, i quali non a caso verranno trattati anche in sede parlamentare. Il fatto stesso di parlarne, comunque, è già in se un risultato. E potrebbe essere strategico anche in chiave di riforma. Come avevamo fatto notare qualche tempo fa, nella precedente legislatura, quando era stata avviata un’altra commissione, questo tipo di indagine parlamentare può (e deve) svolgere un ruolo propedeutico per quel processo di riordino che si attende da fin troppo tempo. Anche se la volta scorsa non è andata a buon fine, a causa della caduta anticipata dell’esecutivo, stavolta il panorama sembra essere completamente diverso. In primis perché a decidere le sorti del paese c’è un governo eletto che può piacere o meno a un singolo cittadino o imprenditore che sia, ma è pur sempre espressione diretta del popolo e non il frutto di compromessi e artifizi costituzionali messi in piedi per far rimanere in piedi una legislatura, come più volta accaduto in questi anni. Inoltre a rendere tutto decisamente diverso dagli anni precedenti c’è anche il fatto che l’attuale esecutivo (come pure il parlamento) ha già preso posizione sul gioco, anche in modo non banale. Non tanto in termini di promesse (perché quelle, di fatto, non sono mai mancate, nel tempo), ma stavolta nei fatti, avendo disposto in Legge di bilancio la proroga delle concessioni vigenti e l’allineamento generale dei vari segmenti, che rappresentavano senz’altro un atto dovuto, tecnicamente scontato, ma comunque mai disposte prima, nonostante diverse richieste, numerosi solleciti tra le istituzioni e di fronte alle stesse esigenze e necessità. Il governo di oggi, invece, ha scelto di intervenire: prendendo tempo, di fatto, com’era necessario e inevitabile fare.

Spostando in avanti le scadenze, al 2024, per poter nel frattempo studiare la situazione e valutare come intervenire.
Per dare vita, ci si augura, a una vera e propria riforma che possa dare stabilità al settore e ai suoi addetti. Oltre a mettere in sicurezza l’intero sistema.

In questo senso, dunque, la commissione di inchiesta potrebbe svolgere una lavoro prezioso, aiutando l’esecutivo a esplorare i temi di interesse, a studiare i meccanismi di un comparto così altamente complesso e delicato e a valutare gli impatti delle mosse varie ed eventuali che lo Stato potrà compiere o meno in ottica di revisione delle regole. Del resto, va ricordato, è proprio così che ha avuto origine il comparto del gioco pubblico: da una Commissione di inchiesta, costituita nel 2003, per esplorare la diffusione del gioco d’azzardo nel nostro paese, all’epoca completamente illegale ma ancora più presente rispetto ad oggi, nonostante in molti pensino il contrario. Anche per questo, dunque, è importante lo studio del comparto e l’approfondimento: per dare il giusto peso e valore a ogni fenomeno e (tentare) una corretta divulgazione. Ma tutto ciò, ricordiamolo, è soltanto un primo e piccolo passo verso quel percorso che dovrà portare alla vera riforma, perché da solo servirà a poco, se non a riempire i cassetti delle aule parlamentari, dove ormai i carteggi sul gioco sono molteplici, ma senza aver mai portato a un risultato. Almeno finora.

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