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Dal no-slot al no-vax: l'ideologia che frena la normalità

13 settembre 2021 - 09:27

Il lancio del nuovo Libro Blu dell'Agenzia delle Dogane offre un'occasione di rivincita per il mondo dei giochi e fa riaffiorare le divisioni di un paese ancora vittima delle ideologie.

Scritto da Alessio Crisantemi

 

Lo “show” allestito la scorsa settimana dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli in occasione della presentazione del Libro Blu 2020 dell'organismo guidato da Marcello Minenna, ha avuto il merito di portare sotto i riflettori (anche) il comparto del gioco pubblico, insieme a tutti gli altri settori di competenza della stessa Agenzia. Alla presenza di un nutrito pubblico di carattere istituzionale e grazie a un parterre di eccezione che ha visto la partecipazione di una serie di ministri, alcuni dei quali direttamente o indirettamente coinvolti nella regolamentazione del gioco. Come quello della Salute, Roberto Speranza, autore di alcune restrizioni che impattano direttamente sulle attività di intrattenimento, o come la titolare degli Interni, Luciana Lamorgese, che ha competenze specifiche in manteria di locali pubblici e sicurezza. Ma c'era anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che pur non avendo competenze dirette, oggi, riferibili al comparto, è stato comunque per lungo tempo il maggiore antagonista del settore, nonché autore del celebre decreto “Dignità” che oltre ad aumentare le tasse al gioco terrestre e a vietare la pubblicità di ogni forma di gioco, è finito col togliere dignità all'intera filiera e a tutti i suoi lavoratori. Alimentando il clima di odio e intolleranza nei confronti dell'intera industria italiana del gaming, che aveva già contribuito a fomentare quando era leader del Movimento 5 Stelle: il principale detrattore del gioco in Italia e sostenitore della linea “no-slot”. Al punto da spingere il governo (nel caso dell'esecutivo “Conte 1”) ad adottare l'utilizzo di un bollino ad hoc per chi decideva di rimuovere le slto machine dai suoi locali, proprio attraverso lo stesso decreto dignità. Impossibile non notare come ad appartenere allo stesso Movimento sia anche l'attuale presidente della Camera Roberto Fico, tra gli altri partecipanti all'evento di Adm dei giorni scorsi. Per questa ragione, tra i risultati più importanti che si possono attribuire a quella giornata di lavori a Piazza Mastai, vale la pena evidenziare l'appello lanciato dallo stesso Fico a Governo e Parlamento di “trovare un equilibrio fra gli interessi dell'Erario e la tutela dei cittadini dal rischio di ludopatia”, rilevando l'esistenza di un “quadro frammentario della regolamentazione del comparto, per l'assenza di una visione organica del legislatore”. Invitando a “valutare con urgenza un riordino che contemperi la tutela della salute dei cittadini con le esigenze dell'Erario, ponendo in equilibrio fra due istanze”.
Un appello seguito dal dibattito tra i ministri (moderato, peraltro, dal conduttore Fabio Fazio, altro profilo non sempre generoso nel rivolgersi al comparto del gioco pubblico, prima di questo evento, salvo poi ricredersi oggi) sull'attualità che sta vivendo il paese in uscita dalla pandemia, anche attraverso il lavoro svolto dall'Agenzia delle Dogane, dove anche il tema dei giochi ha meritato qualche citazione, mirata per lo più a evidenziare l'importanza del contrasto alle attività illecite. Altro punto di forza alla base dell'esistenza di un'offerta statale di gioco, fino a ieri praticamente ignorato dalla massa (e spesso anche dalla stessa politica) e che AdM ha il merito di averlo portato sulla scena e sulle prime pagine di tanti giornali e media.

L'altro tema però che è stato inevitabilmente affrontato durante la giornata di lavori è quello della campagna di vaccinazione e dell'obbligo di green pass che riguarda evidentemente anche gli operatori di gioco e gli esercenti. E inevitabile è stato anche il riferimento al cosiddetto movimento “no-vax” che rappresenta oggi il principale ostacolo nei confronti del raggiungimento dell'obiettivo dell'immunità di gregge e del tanto agognato ritorno alla normalità. Come evidenziato in queste ore anche da Walter Ricciardi, consulente del ministro alla Salute Roberto Speranza, intervistato da ’La Repubblica’, solo “se raggiungiamo la copertura del 90 percento dei vaccinabili, cioè di chi ha più di 12 anni, ci mettiamo in sicurezza”. Questo, secondo l'esperto, “Insieme al green pass ci porterebbe nella condizione di controllare con una certa tranquillità la circolazione del virus. Non lo eliminiamo ma la sua presenza sarebbe compatibile con la conduzione di una vita normale e con la tutela della salute”. Convinto che l'uso del certificato debba caratterizzare tutte le attività che si svolgono in luoghi chiusi. Spiegando che “la variante Delta è così contagiosa che se gli dai spazi se li prende tutti”.
Eppure, nonostante l'evidenzia scientifica (ma anche logica e politica) di questa tesi - peraltro sostenuta da più parti, dentro e fuori la comunità scientifica - c'è ancora una forte resistenza nei confronti della campagna vaccinale, spesso legata più che altro a una presa di posizione ideologica prima di ogni altra cosa. Una situazione di ostinato antagonismo che ricorda da vicino proprio quella dei movimenti di protesta contro il gioco d'azzardo, andando ad accomunare i movimenti “no-vax” a quelli “no-slot” ricordati poco fa. E non è certo un caso se molto spesso i due profili coincidono perfettamente.
Come noto e documentato in questi giorni dai vari media generalisti, tra i contrari al vaccino c'è di tutto: dai complottisti ai medici obiettori di coscienza. Il mondo dei cosiddetti “no-vax”, che raccoglie i vari movimenti ostili a vaccini e vaccinazioni, viene identificato soprattutto con le sue derive più radicali e complottiste, dalle ipotesi di disegni nascosti per il controllo della popolazione a quelle su una regia sotterranea dei gruppi farmaceutici. Ma il fenomeno include, anche, gruppi o singoli che non hanno nessuna intenzione di inquadrarsi come anti-vaccinisti e motivano il proprio no ai farmaci contro il Covid con appelli alla “libertà di scelta” o all’obiezione di coscienza. Ci sono infatti migliaia di operatori sanitari che fanno muro contro l’obbligo vaccinale ma anche intere fasce della popolazione che non intendono affrontare la somministrazione perché dicono di non avere sufficienti informazioni e garanzie a disposizione per potersi sentire sicuri. Fino ad arrivare alla publbicazione di testi specifici sulla facoltà di non vaccinarsi, che assumono le vesti non tanto di “manifesto no-vax”, bensì di un'analisi giuridica per ragionare “da una prospettiva liberale” sul diritto a ricevere o meno il siero.
Basta guardare la pagina Facebook dell’Ufficio stampa di Comilva, sigla di Coordinamento del Movimento Italiano per la Libertà di Vaccinazione (seguita da oltre 5mila utenti), dove tra gli ultimi post, dello scorso giugno, vengono promossi due libri: uno sulla “libertà di (non) vaccinarsi” del giurista Alessandro Attilio Negroni e un altro, a firma del candidato a sindaco di Bologna Andrea Tosatto, dal titolo ”The Covid show. Dalla pandemia alla ristrutturazione socio-economica globale”. La cui prefazione è stata affidata a Sara Cunial, ex deputata del Movimento Cinque Stelle, ormai nota alle cronache per le sue battaglie contro l’obbligo di vaccini e i “Cts da salotto”.
Anche se non racchiudono l'intero movimento, le tesi complottiste si sono conquistate una certa fama nell’opposizione ai vaccini per il Covid-19, a volte sostituendosi o confluendo nel cosiddetto “negazionismo” sull’esistenza del virus in sé e sulle manovre che lo avrebbero generato. Gli argomenti utilizzati contro la vaccinazione anti-Covid (o, peggio ancora, conto i vaccini tout-court), enfatizzano quelli che hanno sempre alimentato, fin dalle origini, l’avversione ai farmaci: dai dubbi sulla efficacia e la validazione “scientifica” dei vaccini alla convinzione che la “verità” sugli effetti negativi venga nascosta o soppressa dall’establishment medico e politico, per arrivare al macro-filone degli interessi economici coltivati sotterraneamente da alcune industrie. In origine si sosteneva che le reti di quinta generazione propagassero il virus, in un secondo momento si è diffusa la bufala che proprio i “chip via vaccino” ideati da Bill Gates servissero al controllo della popolazione via 5G.


Perché insistiamo sull'analisi di questo fenomeno? La ragione, come già sottolineato in precedenza, è proprio nella somiglianza tra questo movimento e quello degli oppositori del gioco pubblico. Anche nel caso dei “no-slot” e dell'opposizione più generale al gioco d'azzardo, si sono ascoltate negli anni tra le tesi più fantasiose e bizzare, mirate a giustificare la teoria che senza un'offerta di gioco “totale” si potrebbe liberare la comunità dal “Demone dell'azzardo”. Dimenticando o ignorando completamente ogni dato, studio o analisi scientifica che dimostra, ormai di diversi anni, che il sistema del gioco legale rappresenta uno straordinario ed efficace baluardo a tutela della legalità, sicurezza dei consumatori e tutela della salute pubblica. Oltre a rappresentare una fonte di guadagno per lo Stato e di occupazione per la stessa cittadinanza. Ma di fronte all'ideologia non c'è scienza che tenga. Come dimostrano oggi, nuovamente, i no-vax.
La questione più controversa e di grande attualità, infatti, è quella del rifiuto dell’obbligo vaccinale e non del vaccino in sé. Che ha già riguardato una minoranza (per fortuna) di operatori sanitari, vincolati dal decreto 44 del 9 aprile 2021 a sottoporsi al vaccino come requisito “essenziale” per esercitare la propria professione, destinata oggi a riproporsi in maniera più ampia e diffusa in seguito all'estensione dell’obbligo ad altre categorie di lavoratori. Visto che le sanzioni minacciate a chi lo infrange, ha già scatenato una battaglia legale avviata proprio dai sanitari, a cui hanno già aderito medici, infermieri, operatori sanitari, ma anche farmacisti, veterinari, psicologi e altre figure contemplate dal testo dello scorso aprile. Al punto che si contano già circa 2.500 professionisti, difesi dall’avvocato Daniele Granara, hanno presentato ricorso a vari Tar fra Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto. Con i numeri che si stanno ampliando, come spiegato dallo stesso Granara a IlSole24Ore, sottolineando come il bacino di utenti non manca, se si considera che sono oltre 42mila i professionisti che non hanno ancora ricevuto una prima dose. Figuriamoci quindi cosa potrà accadere oggi in seguito all'estensione alle altre categorie.
Il ricorso, secondo l'avvocato, è da ritenere una “battaglia di civiltà” contro la (presunta) “illegittimità costituzionale” di imporre la vaccinazioni come requisito stesso per poter lavorare. Del resto l’obbligo vaccinale è stato bocciato anche da alcune sigle sindacali, con un approccio più orientato ai rapporti di lavoro e al “ricatto salariale” che sarebbe implicito, come spiegato dalla Confederazione unitaria di base (Cub) per manifestare la sua vicinanza agli operatori che rischierebbero “discriminazione” perché non si sono sottoposti al vaccino. “Nessuna discriminazione e nessun ricatto devono essere fatti ai lavoratori e lavoratrici in base a scelte in questo momento particolarmente difficili - si legge in una nota pubblicata a maggio 2021 - Non è giusto che chi non accede all'obbligo vaccinale sia privato del posto di lavoro e del reddito necessario al mantenimento di sé e della sua famiglia”. Il rifiuto per principio dell’obbligo vaccinale è sposato anche da forze politiche che tendono spesso, ma non solo, alla destra sovranista. La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, si è schierata apertamente contro l’obbligo vaccinale, sottolineando che “non è previsto dalla nostra Costituzione” e che “l’Italia non è un regime totalitario”.

Ma se è importante distinguere adeguatamente le posizioni, come pure evidenziare che, anche nella stessa industria del gioco legale esistono persone contrarie al vaccino e, quindi, dichiaratamente “no-vax”, appare utile riportare un'altra posizione importante del consulente Ricciardi, che riguarda in un certo senso tutti i temi fin qui discussi. Ovvero che - a suo giudizio - estendendo il green pass a tutti si potrebbe anche evitare anche di imporre l'obbligo vaccinale, tanto temuto da molti: perché “con questa ’spinta gentile’ - come definisce Ricciardi l'obbligo di green pass - arriveremmo comunque a coperture elevatissime”. Anche se, avverte, “se emergono nuove varianti ancora più preoccupanti della Delta si può tenere come arma di riserva l'obbligo del vaccino”. Ma anche in questo caso, dunque, la scienza ci offre una via d'uscita, ragionevole e sensata, oltre che supportata dai dati e dal ragionamento. Allo scopo – che dovrebbe essere auspicato da tutti – di raggiungere al più presto quel tanto desiderato ritorno alla (nuova) normalità di cui parliamo ormai da troppo tempo. Anche se nel comparto del gioco pubblico, la speranza è decisamente opposta, visto che la normalità, per il settore, non è mai esistita e il ritorno alla sitazione pre-pandemia vorrebbe dire tornare alle distorsioni di prima e, quindi, all'epoca dei movimenti “no-slot”, di cui almeno in questi ultimi 18 mesi di ben altre criticità, non si è più praticamente sentito parlare. Mentre, al contrario, è iniziata ad emergere la consapevolezza di quanto sia importante sconfiggere il vero cancro del paese, rappresentato dall'offerta di gioco legale, che solo l'esistenza di una rete di gioco statale può consentire di combattere, come l'Agenzia delle Dogane è riuscita egregiamente a spiegare e dimostrare. Ecco quindi che la nuova normalità del gioco pubblico dovrà rimare con la sostenibilità. E non solo a parole.

 

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