Il governo deve essere sanzionato. Non sulla base di norme comunitarie (delle quali, a quanto pare, “se ne frega”, per dirla con lo stesso vocabolario utilizzato da vice premier e ministri), ma sulla base di una sua stessa legge, pure di fresca emanazione, come il tanto chiacchierato Dl Dignità. Se il “decreto-diktat” ha abolito ogni forma di pubblicità e promozione dei giochi con vincita in denaro e di azzardo - come ben sanno gli addetti ai lavori del comparto, che cercano ormai da settimane di provare a ridisegnare i propri modelli di business e programmi di investimento – introducendo sanzioni salate per chi viola la legge (a partire da 50mila euro), a dimostrare di non aver ben compreso la portata di tali misure è proprio il governo. Altrimenti non si spiegherebbe come possa pensare a una misura tanto sciagurata come quella della cosiddetta “lotteria dello scontrino”. Pur cambiandole il nome, ricorrendo a un più generico e meno musicale: “lotteria dei corrispettivi”, forse allo scopo di farla passare inosservata, ma tant'è. Ma non può certo sfuggire all'attenzione degli osservatori più attenti, ma forse – stavolta – anche a quella dei cittadini, per l'evidente contraddizione che racchiude in sé, al punto da meritare, legge alla mano, addirittura una sanzione. Trattandosi di una vera e propria lotteria e, quindi, di un gioco con vincita in denaro, non potrebbe essere “promosso o pubblicizzato” in nessun modo. Come invece sembra fare il governo, “promuovendo” la sua ultima trovata in fatto di politica economica. Alla faccia del voler liberare i cittadini dal gioco d'azzardo, si dirà. E pure in palese conflitto con la logica di tutela dei giocatori dal gioco patologico che rappresenta il principio ispiratore della discutibilissima mira anti-gioco-legale introdotta nel decreto Dignità.
Chi ha buona memoria e sufficiente esperienza ricorderà i vari episodi che hanno accompagnato, nel tempo, i ripetuti tentativi di introdurre una lotterie di questo tipo perpetrati da vari governi (evidenziando, quindi, anche l'altra anomalia che si può affibbiare al governo giallo-verde, che invece di proporre soluzioni nuovi e politiche diverse dalle precedenti, è finito col ricorrere all'uso di strumenti arcaici e non solo discutibili: alla faccia pure del cambiamento): oltre ad essere stata sistematicamente respinta, sia dal Parlamento che dall'opinione pubblica, perché ritenuta superflua in un paese già troppo incline al gioco “d'azzardo”, la lotteria degli scontrini (talvolta indicata anche come “rendi il resto”), questa nuova forma di gioco era stata addirittura bloccata in fase di attuazione dai Monopoli di Stato, perché giudicata eccessivamente “pericolosa”. Era il lontano 2010 e i Monopoli godevano ancora di un clima di fiducia e di una dichiarata autonomia (esistendo ancora l'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, in seguito accorpata all'Agenzia delle Dogane), in virtù della quale gli erano stati addirittura elargiti poteri speciali dal governo dell'epoca, allo scopo di raggiungere obiettivi straordinari “di cassa” legati alle emergenze portate dalla ricostruzione dell'Abruzzo dopo il terremoto. Eppure, proprio in virtù di questa facoltà, il direttore di allora, Raffaele Ferrara, decise di bloccare l'iter attuativo di tale disposizione di legge – nel frattempo già approvata anche dalla Commissione Europea – ritenendo questa forma di gioco di azzardo troppo impattante sulla quotidianità degli italiani e particolarmente incline alle fasce più deboli: vedendo nella possibilità di puntare i soldi ricevuti in resto da un cassiere di un supermercato o di qualunque attività, una misura per raschiare il fondo del barile andando a svuotare le tasche degli italiani fino all'ultimo centesimo. Anche per via della semplicità del gioco e dei possibili automatismi che potevano essere generati. Da qui la decisione esplicita di fermare tutto, con la norma che finì successivamente col decadere per poi essere abrogata. Salvo poi ritornare, di volta in volta, più o meno in occasione della stesura di ogni manovra finanziaria. Fino al giorno d'oggi, quando la notizia appare però decisamente più clamorosa.
Tanto più dopo le ultime dichiarazioni del vice premier Luigi Di Maio, il quale aveva rassicurato gli italiani, parlando dell'introduzione del reddito di cittadinanza, che
non avrebbe consentito l'uso dei quattrini ricevuti in dote dallo Stato per operazioni di gioco. Promettendo che avrebbe proseguito la sua battaglia personale contro questo settore. Ritenendo dichiaratamente “immorali” le spese di questo tipo. Ma a quanto pare, non per lo Stato, pensando agli scontrini (o ai corrispettivi, che dir si voglia). Andando peraltro a scatenare anche un'altra serie di paradossi, visto che dalle stesse dichiarazioni di Di Maio è emerso chiaramente che il "divieto" di utilizzo dei soldi “di cittadinanza” riguarderà esclusivamente il gioco d'azzardo: mentre le sigarette ed altri acquisti saranno ammessi. Quindi anche gli alcolici. E magari anche la cannabis di Stato, che nel frattempo è stata legalizzata. “Perché il gioco d'azzardo è una piaga sociale che noi stiamo debellando con tutte le nostre forze e il mio primo provvedimento da ministro è stato togliere di mezzo la pubblicità sul gioco d'azzardo nel Decreto Dignità”, ha spiegato il vice premier e ministro sulla sua pagina Facebook, nel precisare gli utilizzi del reddito di cittadinanza (scatendo, però, l'ironia sui social attraverso l'hashtag
#DiMaioAbolisce). Aggiungendo che “c'è ancora tanto altro da fare, perché dobbiamo togliere le sale slot vicino le scuole, i parchi giochi, dobbiamo ridurre il numero di slot, dobbiamo fare una serie di cose”. Che la strategia del governo sia dunque quella di sostituire l'attuale forma di gioco con altre forme, come appunto la “lotteria dei corrispettivi” e la Lotteria Italia (quale unica forma di gioco dichiarata immune ex lege dal divieto di pubblicità del Dignità)? Difficile crederlo, nonostante l'evidente prova contraria, che ci piace continuare a considerare una svista da parte dell'Esecutivo. Sia pure particolarmente marcata e senz'altro clamorosa. Ma siamo certi che verrà recuperata, con la nuova forma di lotteria che sparirà presto dal testo della manovra, come è già avvenuto più volte, nel corso del tempo. Intanto però sono ben altre le parti critiche della stessa manovra, come del resto evidenziato dalla Commissione Europea che ha definito il Documento economico e finanziario presentato dal Ministro Giovanni Tria “Fonte di seria preoccupazioni”. E lo è ancor più per gli italiani, da sempre in balìa degli umori di una classe dirigente in costante affanno nella ricerca di coperture e nuove entrate: solo che stavolta sembra proprio che ci si stia complicando ulteriormente la vita, nel tentativo di mantenere promesse elettorali forse irrealizzabili o comunque difficili da attuare. Per un vero e proprio
azzardo di Stato: questo sì, promosso e pubblicizzato, e pure di gran carriera, come fanno ogni giorno vice premier e ministri, lanciando strali contro l'Europa e ripetuti guanti di sfida, che non possiamo far altro che augurarci che non vengano raccolti. O quanto meno, che portino ad un numero minore possibile di danni.