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Discorso alla nazione del gioco pubblico

07 gennaio 2020 - 08:45

Che cosa avrebbe potuto dire il presidente della Repubblica parlando agli operatori del gioco? Ve lo diciamo noi.

Scritto da Alessio Crisantemi

È piaciuto molto ed è stato anche particolarmente seguito il discorso di fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella con cui ha voluto guardare al futuro, mettendo al centro il tema dell’identità nazionale e quello della fiducia: la parola che più spesso ha risuonato nel suo messaggio agli italiani. 

Ma è proprio la fiducia, in questo momento, ciò che manca di più non solo al paese, ma anche all’industria del gioco pubblico italiano. Non certo l’identità nazionale, nel caso del gioco, perché qui - anzi - la consapevolezza diffusa è proprio quella di trovarsi in un contesto strettamente italiano viste che certe situazioni, come quelle che si trova a subire il comparto dei giochi, possono verificarsi solo ed esclusivamente nel nostro paese. Solo in Italia, per esempio, è stato introdotto un divieto totale di pubblicità del gioco che riguarda ogni prodotto e ogni canale, con nessun altro paese che penserebbe mai a una misura talmente restrittiva per via delle conseguenze più che evidenti che ha in ottica di indistinguibilità tre offerta lecita è quella illegale.

Non solo. In nessun altro Stato, probabilmente, si sarebbe potuto assistere a un incremento della tassazione di dieci volte in sei anni, come è avvenuto da noi per gli apparecchi da intrattenimento, per giunta all’interno della stessa concessione. 
Nel suo discorso alla nazione, Mattarella è partito dalla descrizione del decennio che si è appena concluso, caratterizzato da grandi cambiamenti e travolto da un crisi economica generalizzata ed è anche per questo, non c’è dubbio, che durante lo stesso arco temporale si è assistito all’escalation dell’imposizione fiscale su tutti i giochi, che con l’ultima manovra in particolare raggiunge livelli critici che fino a qualche tempo fa sarebbero stati addirittura inimmaginabili, ma che impongono un’attenta riflessione in termini di sostenibilità. Quello che però sanno tutti benissimo è che, al di là della crisi, i governi che si sono succeduti in questi anni avrebbero continuato comunque a spremere il comparto e senza alcuna razionalità nell’azione legislativa, come più o meno è sempre accaduto. La differenza, semmai, sta negli importi “chiesti” al settore perché tutto cambia, evidentemente, se ad ogni fine anno bisogna trovare coperture per oltre venti miliardi solo per evitare l’aumento dell’iva o delle accise sul carburante. Proprio per questo, però, è arrivato il momento di guardare avanti e di cercare una svolta, visto che, anche se non ci fossero le clausola di salvaguardia da rispettare (e purtroppo, comunque, le abbiamo), ci sarà sempre qualche buco da tappare nei bilanci dell’Italia e i governi difficilmente potranno resistere alla tentazione di mettere le mani sul settore. Soprattutto fino a quando i proventi del gioco finiranno nel calderone generale delle entrate dello Stato, invece di trovare una finalizzazione ben precisa, come accade in altri paesi europei e del mondo.
Nel suo discorso agli Italiani Mattarella ha parlato di “Un’occasione per pensare, insieme, al domani. Per ampliare l’orizzonte delle nostre riflessioni; senza trascurare il presente e i suoi problemi, ma rendendosi conto che il futuro è già cominciato”. Con l’auspicio che a recepire il messaggio del capo dello Stato siano soprattutto le forze politiche di maggioranza e opposizione, pensando ancora al gioco. Dove guardare al futuro potrebbe voler dire, per esempio, pensare all’introduzione di una tassa di scopo a cui accennavamo poco fa, ma prima ancora dovrebbe significare l’attuazione di quella prima grande riforma del settore che da tempo definiamo Riordino, come era stata denominata nei vari provvedimenti legislativi  che si sono “occupati” (si fa per dire) della materia, salvo poi non sentirne più parlare, facendola rimanere soltanto una mera definizione. 
Di certo quello che non si può raccogliere delle parole del Capo dello Stato per applicarlo nell’ambito dei giochi è l’invito a “provare a guardare l’Italia dal di fuori”, spiegando che dall’estero ci vedono come un paese di grandi risorse e grande cultura. Tutto vero, per carità. Ma se guardiamo ancora i giochi, la cosa più terribile è che fino a qualche tempo fa, l’Italia rappresentava un autentico punto di riferimento a livello mondiale per il suo modello di regolamentazione del comparto, mentre ora, proprio a causa delle leggi scellerate di cui abbiamo parlato poc’anzi, il nostro paese rappresenta un vero e proprio zimbello, e la principale anomalia nel sistema globale dei giochi.
La cosa più bella del messaggio di Mattarella agli italiani è però nella conclusione, affidata alle parole dell’astronauta Luca Parmitano: “la speranza consiste nella possibilità di avere sempre qualcosa da raggiungere”. Parole, queste sì, che si possono applicare al meglio anche all’industria del gioco pubblico: dove la speranza di un futuro migliore è stata sempre la vera anima che ha spinto gli addetti ai lavori ad andare avanti e l’obiettivo da raggiungere è senza dubbio quello della piena sostenibilità. Ciò a cui dovrebbero puntare non soltanto le imprese ma anche (e soprattutto) la politica e le istituzioni più in generale. Con l'auspicio che il 2020 sia caratterizzato proprio dalla ricerca di questo obiettivo e, magari, anche dal suo raggiungimento.

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