Giochi e politica, la difficile costruzione del noi
In politica e nel gioco si parla spesso di collettività e interesse pubblico, ma senza riuscire a costruire nulla in questo senso.
Noi siamo stati i primi a occuparci di gioco patologico. Dicono gli amministratori di alcune regioni italiani. Noi i più bravi, i più solleciti, i più concreti, ribadiscono altri. Mentre il governo, con instancabile caparbietà, continua a evidenziare i propri sforzi all’insegna del bene comune e a tutela della cittadinanza. Per un’altra forma del “noi”, forse più aulica, ma allo stesso modo sterile, purtroppo. Sì, perché nonostante i tanti proclami e le varie azioni (senz’altro troppe) degli enti locali, nulla si è riusciti a costruire, in questi anni, rispetto al gioco pubblico e al bene comune. Solo a distruggere. Andando a scalfire un’industria senza dubbio complessa e ad alto rischio, come quella del gioco, ma comunque portatrice di occupazione. Compromettendo, al tempo stesso, l’offerta sul territorio, senza ridurre i rischi per i consumatori, ma andando a scalfire e sabotare, al contrario, quell’unici baluardo rispetto al gioco illegale che solo un’offerta di Stato può rappresentare. Finendo così col minare alle fondamenta l’intero sistema confessorio e quella riserva di legge ancora vigente sul comparto, ma solo sulla carta: ormai pressoché superata dai fatti e sbugiardata dalle leggi regionali. E forse mai davvero difesa dallo Stato e dal Legislatore. In una promozione, diretta o indiretta e più o meno esplicita, del “proibizionismo come sistema”. Nonostante i rischi e malgrado le esperienze, ma tant’è.
Tutto questo, dunque, senza giungere a soluzioni concrete e ben lungi da una vera costruzione del “noi”. Per un’autentica distopia, tipica della cosiddetta “questione territoriale”, che lascia sgomenti. In uno scenario che ricorda il celebre romanzo dello scrittore russo Evgenij Ivanovič Zamjatin (“Мы”, che tradotto significa proprio “noi”), nel quale un'organizzazione statale individua nel libero arbitrio la causa dell'infelicità:pretendendo di controllare matematicamente le vite dei cittadini attraverso un sistema di efficienza e precisione industriale di tipo tayloristico.