Il coraggio di cambiare e i troppi fantasmi del passato
l settore del gioco pubblico sta per affrontare una serie di rilevanti cambiamenti: con troppi rischi e qualche dejà-vu.
Che il 2016 si presentasse come l'anno del cambiamento, per il gioco pubblico, non è certo un mistero. E lo diciamo ormai da tempo. Già dal dicembre del 2012, a dire il vero, quando la Rivista Gioco News di quel mese pubblicò uno speciale “avanguardista” - dal titolo 'Il gioco che verrà' - dedicato proprio a quel cambiamento che si sarebbe dovuto compiere a partire da quest'anno, con l'annunciata scadenza delle concessioni per betting e online che promettevano un punto di ripartenza del settore. Nel frattempo però lo scenario si è arricchito di ulteriori cambiamenti che rendono l'anno corrente ancora più importante (e interessante, non v'è dubbio): come l'introduzione della tassazione sul margine, per gli stessi segmenti, o la gara per il gioco del Lotto che, come noto, è finita anche questa con il coincidere con la stessa stagione di rinnovamento delle altre concessioni.
Ma non è tutto. Anzi. Il 2016 è anche l'anno in cui il Legislatore ha introdotto forse il più importante dei cambiamenti, stabilendo la nascita di una nuova generazione di apparecchi da intrattenimento: quella “da remoto”, che dovrà essere pronta a partire dal 2017 (per un definitivo passaggio generazionale da compiere dal 2019), e di cui non si conoscono ancora i dettagli, per un nuovo “concept” più che un nuovo prodotto, ancora tutto da definire.
Certo, va detto, il settore è da sempre caratterizzato da tante “battaglie” interne e preoccupazioni rivelatesi, col tempo, decisamente eccessive se non addirittura fuori luogo, frutto di una serie di suggestioni o previsioni nefaste. Come volevano le varie profezie che vedevano un futuro senza gestori, già nel 2003, come il frutto di un oscuro disegno legislativo, salvo poi ritrovarsi, nel 2011, con l'istituzione dell'Elenco professionale degli operatori delle new slot (Ries) che legittimava una volta per tutte la professione del gestore sancendone il definitivo riconoscimento all'interno della filiera. Come c'era pure, del resto, chi vedeva nell'avvento delle Vlt il prodotto che avrebbe sancito la fine delle new slot nei bar che sarebbero state 'fagocitate' dai nuovi prodotti più performanti. E così non è mai accaduto. Questa volta però c'è qualcosa in più a sostenere le preoccupazioni degli addetti ai lavori, tenendo conto che nella volontà più o meno esplicita del Legislatore ci sarebbe davvero l'idea di arrivare a una concentrazione della filiera e ad una razionalizzazione della rete, e non solo a livello distributivo. Per questa ragione la sfida è grande, immensa, per gli addetti ai lavori, e il tempo a disposizione sembra essere davvero troppo poco per affrontarla in maniera efficace; specialmente ora che la filiera è alle prese con un primo cambio di apparecchi dovuto all'introduzione della nuova tassazione che impone la massima sollecitudine.
Ma proprio per via di queste difficoltà, è fondamentale ritrovare la massima lucidità e l'armonia che aveva caratterizzato il comparto fino a qualche anno fa. Quando si andava completando il cammino di professionalizzazione della filiera attraverso una serie di attività istituzionali che avevano portato alla creazione di nuovi interlocutori, aprendo un dialogo con governo e parlamento. Prima che saltasse tutto, di fronte alle più recenti difficoltà. E a quella Stabilità del 2015 che più di ogni altra cosa ha creato scompiglio nel settore. Ma ancora nulla è perduto e gli addetti ai lavori dovranno trovare il coraggio necessario ad affrontare un cambiamento che non può più essere rimandato. Mettendo da parte tutti gli spettri di un passato niente affatto da dimenticare, ma da conservare con cura nel bagaglio di esperienza da mettere in campo per creare un nuovo settore. Magari, questa volta, che sia davvero sostenibile.