La settimana della verità, tra zone bianche, rosse e rosa
Settimana decisiva per il gioco pubblico in cui si decide la possibile riapertura dei locali, tra moti di piazza in rosa, verdetti del tribunale e il possibile rimpasto di governo.
Di quanto sia difficile essere donna, al giorno d'oggi, ne sentiamo parlare spesso. Con particolare riferimento alle donne “in carriera”, o comunque alle lavoratrici. Figuriamoci, dunque, quanto possa essere difficile, almeno nel nostro paese, essere donna e lavorare in un comparto “scomodo” come quello del gioco. E' una condizione straordinaria, probabilmente unica, quella che si trovano a vivere quotidianamente le donne che lavorano nell'industria del gaming: un comparto già in sé vittima di un'evidente discriminazione, del tutto generale, senza bisogno di distinguere tra i sessi degli addetti ai lavori, che si traduce quindi in una “discriminazione al quadrato” per le sue lavoratrici.
Appare quindi del tutto comprensibile se le donne che lavorano nel settore – guidate dall'associazione Emi Rebus e supportate dall'intera filiera – hanno deciso di scendere in piazza per una manifestazione "in rosa" in difesa del gioco pubblico. Per attirare l'attenzione della politica sul comparto, prima di tutto, sempre più penalizzato da nuove tasse ma anche dai provvedimenti governativi per il contenimento del Covid, e per sottolineare l'ulteriore difficoltà che si trovano a vivere le donne del settore: doppiamente nel buio, rispetto a qualunque altro lavoratore italiano.
Una protesta che arriva in un momento tutt'altro che causale – al punto che potrebbe non essere l'unica manifestazione di questo mese, da parte dei lavoratori del gioco, e di certo non l'ultima – che si colloca in una settimana particolarmente intensa, per il comparto e per l'intero paese. Governo compreso. Sì, perché oltre al dramma vissuto dagli addetti ai lavori, che hanno già totalizzato oltre 180 giorni di chiusura totale delle attività e con il pericolo che possano protrarsi ulteriormente, in questi giorni si decide anche il futuro prossimo dell'industria che scaturirà dall'ennesimo vertice con le Regioni per discriminare tra colorazioni territoriali, aperture di attività e restrizioni orarie, da applicare a partire dal 16 gennaio. Mentre lo stato di emergenza nazionale verrà prorogato almeno per l'intera metà dell'anno, con tutte le conseguenze del caso e lo spauracchio di un parallelo prolungamento anche di tante altre restrizioni: scenario che nessuno vorrebbe mai immaginare.
E' per queste ragioni che la settimana corrente si delinea particolarmente decisiva per il futuro: del settore, del governo e dell'intero paese. E che riguarda, quindi, tutti noi: uomini e donne, e di qualunque categoria.