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Più dignità senza giochi (o pubblicità): così è, se vi pare

30 luglio 2018 - 08:44

Il decreto Dignità approda alla Camera, ma continuano gli interrogativi sui veri effetti dei divieti introdotti sul gioco.

Scritto da Alessio Crisantemi

 

Il divieto di pubblicità dei giochi sembra essere un’opera (buffa) architettata da un degno erede del signor Laudisi. Che vede nel gioco il male assoluto e non crede alla minima parola che possa provenire da chiunque proponga argomentazioni non “a favore” del gioco, anche se in nome della verità. Ed è proprio questo il punto: quando si parla di gioco la verità sembra proprio non esistere. In un continuo balletto dei numeri (sulla dipendenza o sui costi sociali) e nel protrarsi di una falsa battaglia in nome dei cittadini: ora finalmente “liberati” dal Demone dell’azzardo dal decreto Dignità. Quando invece, a quel Diavolo, verrà soltanto impedito di mostrarsi: e, si badi bene, nella forma legale. Come nella peggiore delle novelle, ma purtroppo, questa è la pura realtà.

Per un disegno che sembra incentrato sul tema dell'inconoscibilità del reale, proprio come l’opera di Pirandello: in cui ognuno è libero di dare una propria interpretazione dei fatti, che può non coincidere con quella degli altri. In un totale relativismo delle forme e delle convenzioni, che rende impossibile conoscere la verità assoluta: esattamente come accadeva nella celebre rappresentazione dello scrittore italiano, attraverso quel signor Laudisi, oggi sempre più identificabile tra i nostri simili (meglio ancora attraverso le loro proiezioni offerte dai social network).

E’ in uno scenario di questo tipo in cui la verità assoluta diventa irrilevante: e il fatto stesso che il tema di cui si parla esista o meno, diventa addirittura secondario. Ed è ciò su cui voleva far riflettere l’autore di quella novella e il punto rispetto al quale dovremmo interrogarci noi tutti, al giorno d’oggi, quando si parla di gioco d’azzardo.
Quando vengono forniti numeri (infondati) e proposte soluzioni, spesso avventate e per lo più inutili, o denunciati scandali. Come quello dei famigerati “98 miliardi” di euro “scontati” ai concessionari di gioco, grazie alla (presunta) lobby dell’azzardo, che non sono mai esistiti. Ma nessuno se ne è mai accorto. Né tanto meno ci si è mai domandati se fosse davvero possibile una situazione di questo tipo e un “regalo” di questa portata, alla luce del sole. Per una vera e propria fake news ante litteram. Lo stesso accade, in questi giorni, sul tema della dipendenza da gioco e sui presunti costi sanitari per lo Stato: con una cifra assurda, improponibile e del tutto infondata, pari a ben sei miliardi di euro, la cui provenienza è del tutto ignota e, quindi, scorrelata da qualunque studio o analisi scientifica, ma nonostante questo era già stata utilizzata dall’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin, prima, e dal nuovo ministro del Lavoro Luigi Di Maio, oggi.
E non ci sarà certo da meravigliarsi se anche questa (palese) fake news inizierà a fare il giro della rete, alimentando il clamoroso tam tam anti-azzardo, che nella convinzione generale (ma forse neppure totale) di voler intervenire in favore delle famiglie e dei cittadini, finirà col favorire la criminalità, che non aspetta altro che un arretramento del presidio dello Stato per rimettere le mani sul gioco d’azzardo. Nonostante la “verità vera”, cioè quella che si può ricavare dalla lettura dei fatti e della storia e che tutti noi conosciamo – almeno per sentito dire – è che il proibizionismo non ha mai rappresentato una soluzione ai problemi, generandone, al contrario, sempre di nuovi: e che la vera soluzione per gestire settori complessi e a rischio dipendenza è sempre nella prevenzione, che deve però viaggiare di pari passo con l’adeguata distribuzione e regolamentazione dell’offerta. Concetti chiari, semplici e in qualche modo “innati”: e per questa ragione, veri.
Anche se la solita “Italietta” preferisce da sempre tenere accesso il dibattito tra favorevoli e contrari, qualunque sia la materia, in questo nostro piccolo (ma nemmeno tanto) ambiente provincial-borghese che caratterizza da sempre la Penisola. Dove la Verità così è: per ciascuno, “come pare”.

 

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