skin
Menu

Ripartire diventa un dovere: e vale anche per i giochi

01 giugno 2020 - 08:31

Dopo il via libera per la riapertura dei confini regionali e i dati dei contagi, il blocco delle attività diventa anacronistico e da revocare. Adesso è possibile.

Scritto da Alessio Crisantemi

“Il blocco non ha più senso". E' la frase, attribuita al premier Giuseppe Conte di fronte ai dati del ministero della salute sull'andamento dei contagi (così titolava il quotidiano Repubblica del 29 maggio), che meglio caratterizza la settimana che si è appena conclusa. Introducendo alla perfezione anche quella corrente, che si focalizza inevitabilmente sul tema delle riaperture. Non soltanto su quelle dei confini regionali, che verranno (finalmente) superati a partire da mercoledì 3 giugno, per un tema  che si può ormai dato per assodato: adesso l'attenzione si sposta su quelle attività che non hanno ancora potuto aprire i battenti e che non potranno farlo – legge alla mano – fino al prossimo 15 giugno. Come da ultimo decreto del presidente del consiglio dei ministri. Tra queste, come noto, c'è anche il gioco pubblico: vittima – al solito – di speculazioni, stravolgimenti e cattive letture, che lo hanno posizionato in fondo alla lista della ripartenza, al di là di ogni possibile dubbio rispetto ai requisiti di sicurezza, ordine pubblico e opportunità. A guidare la (mancata) ripartenza dei giochi è stata, probabilmente, una mera logica di comunicazione. Come se l'unica cosa che si volesse evitare fosse quella di far scrivere i giornali che si poteva tornare a giocare, per timore di andare incontro a chissà quale critica. Nonostante i protocolli di sicurezza proposti dalle associazioni di categoria abbiano ampiamente dimostrato che ci sono tutte le condizioni per far ripartire i giochi in totale sicurezza e, probabilmente, anche con livelli maggiori rispetto ad altre attività che hanno già rialzato la saracinesca. E come se le ragioni economiche e occupazionali non fossero sufficienti a giustificare un via libera insieme alle altre attività. Senza contare, poi, le ulteriori ragioni – tutt'altro che banali – in termini di sicurezza, tutela dei consumatori e della legalità, che richiedono un urgente ripristino della rete del gioco legale. Tutta una serie di motivazioni sistematicamente ignorate dall'esecutivo e da ogni altro apparato dello Stato, al punto da lasciare i giochi sospesi e senza neppure alcun tavolo di confronto. Nonostante qualche timido accenno da parte di qualche governatore regionale, che ha evidentemente a cuore la tenuta sociale e occupazionale del proprio territorio: ma nulla che sia servito – ad oggi – ad avviare un percorso di ripartenza del comparto.

Adesso però il momento è arrivato. Con le parole del premier Conte che dovrebbero fungere da propulsore per far ripartire tutto quello che è ancora in lockdown: visto che il blocco non ha davvero più senso di esistere. E avrà ancor meno senso proprio a partire dal 3 giugno, quando i cittadini saranno liberi di spostarsi in qualunque parte della Penisola, per qualunque ragione. E non si capisce perché non dovrebbero tornare a giocare. A puntare su una scommessa o intrattenersi in qualunque modo, visto che tutto questo si può fare in sicurezza. 

A rendere ancora più incoraggianti le parole del premier è anche il fatto che a pronunciarle sia proprio colui il quale ha in mano il pallino della ripartenza: anche se non è ancora chiaro quanto sia attivo o passivo il ruolo reale dell'esecutivo, almeno di fronte al tema dei confini regionali, di sicuro continua ad esserlo per tutto il resto. Visto che a decretare lo stop dei giochi è stato proprio un provvedimento del premier e – in particolare – l'ultimo Dpcm del 17 maggio, che prorogava fino al 14 giugno compreso la chiusura delle sale da gioco. Ecco quindi che per rialzare la saracinesche di questi locali, servirà un nuovo provvedimento del governo. Ed è proprio questo il punto, e la nota dolente, per il settore. Se è vero (come è vero) che frenare la ripartenza dei giochi è stata soltanto una mera questione di “comunicazione”, difficile credere che il premier possa accelerare la riapertura facendo marcia indietro proprio sui giochi, tra le pochissime attività ancora ferme al palo. Dovendo quasi scrivere un provvedimento ad hoc. Anche se, come detto, ci sarebbero tutte le condizioni per farlo, avendo già dichiarato che il blocco, in generale, non ha più senso. Tanto più se si pensa che tra le questioni da risolvere c'è anche quella della mancata copertura della Cassa integrazione in deroga per una parte del mese per le attività che non potranno riaprire prima del 15, che verrebbe automaticamente superata anticipando la data della ripartenza.
Ad andare in soccorso dei giochi, tuttavia, potrebbe arrivare il mondo del calcio. Non soltanto per la necessità (estrema) di far ripartire insieme le sale scommesse con il campionato, di cui abbiamo già parlato: bensì per il fatto, emerso durante lo scorso fine settimana, che per sancire la ripartenza del calcio già dalla metà del mese, si rende necessario – anche qui – un atto dell'esecutivo, visto che il precedente decreto portava al 20 giugno la data di ripartenza della Serie A, mentre nelle ultime ore si sarebbe deciso di anticipare almeno la Coppa Italia già al 17 giugno. E se il governo dovrà riscrivere il suo piano di riapertura, che sia per tutti e una volta per tutte.
Ma non è tutto. Sì, perché a favorire il settore, una volta tanto, sono anche alcune regioni, preoccupate di far ripartire le proprie economie locali. Come il Veneto e la Liguria che, sia pure indirettamente, potrebbero spingere la ripartenza del gioco. Tra le preoccupazioni dei rispettivi governatori, Zaia e Toti, ci sono infatti le sorti dei casinò che si trovano sui loro territori (Venezia e Sanremo) dei quali si stanno occupando le amministrazioni competenti e le organizzazioni sindacali. E se ci sono i presupposti – come ribadito dallo stesso Luca Zaia – per riaprire il casinò, sarà difficile far rimanere chiuse le altre sale da gioco: facendo saltare ogni tipo di remora: che si tratti di questioni politiche, morali, ideologica o di pure comunicazione. Ecco quindi che la settimana corrente potrebbe essere quella della svolta, anche per il settore del gioco pubblico. Nella speranza generale che l'alba della ripartenza possa arrivare già prima del 15 giugno. O comunque non più tardi di quella data. Altrimenti, ci sarà ben poco da far ripartire: ma tante persone, famiglie e imprese da dover aiutare.

Articoli correlati