Se il governo riduce le distanze dal gioco
Mentre governo e Mef avviano i lavori di stesura della prossima Legge di bilancio, si rincorrono le voci di nuove misure sui giochi e una prima ipotesi di riforma.
Ridurre le distanze dal gioco pubblico. E' l'auspicio che gli addetti ai lavori dell'industria del gaming italiano si portano dietro nel tempo, di governo in governo. E di manovra in manovra. Nella speranza che, alla costituzione di ogni nuovo Esecutivo e nella fase di definizione delle politiche fiscali, si potesse imbastire un ragionamento mirato a dare stabilità al comparto, in un'ottica di sostenibilità: superando quelle distanze ataviche che da sempre tengono la politica distante dal settore. Salvo poi ricredersi, più o meno sistematicamente, abbandonando presto ogni più rosea aspettativa, dovendo fare i conti con la cruda realtà che, al contrario, ha visto aumentare quelle distanze nel tempo. Creando una spaccatura sempre più ampia e profonda, fino ad arrivare alla separazione totale, avvenuta oggi con l'insediamento del nuovo governo giallo-verde, che ha chiuso la porta ad ogni forma di confronto e dialogo: erigendo dei muri, oltre ad incrementare le distanze, e ad imporre nuovi divieti e tasse maggiori. Ma con un'accortezza: quella cioè di promettere una riforma generale del settore, da attuare nei mesi a venire. Nulla di nuovo anche qui, si dirà. Visto che di promesse se ne sono alternate diverse nel tempo: tra millantate riforme e annunciati piani di riordino. Ma stavolta la promessa è stata messa nero su bianco all'interno di un decreto: quello stesso decreto Dignità che non ha portato proprio nulla di buono al settore, se non questa idea di una possibile riforma, entro i successivi sei mesi.
Ma in questa ulteriore ed esplicita presa di distanza da parte del governo nei confronti del gioco pubblico, si intravede comunque un'opportunità. Non soltanto perché, nella semplificazione (almeno verbale) introdotta dal ministro Di Maio, si potrebbe racchiudere un potenziale miglioramento rispetto alle condizioni attuali registrare sul territorio (magari gli attuali distanziometri regionali prevedessero soltanto scuole e ospedali tra i cosiddetti luoghi sensibili!): quanto, piuttosto, per il semplice fatto che un intervento sulle distanze da parte del legislatore nazionale vorrebbe dire imporre regole certe al mercato. Qualunque esse siano. Ed è proprio quello che chiedono e attendono da tempo gli addetti ai lavori, in un settore sempre più logorato dall'incertezza normativa e vittima della schizofrenia legislativa. Anzi, a dirla tutta, ad attendere un piano generale e un auspicabile riordino sono anche gli stessi enti locali, che dopo i primi annunci e le prime leggi locali, non sanno più che pesci pigliare quando si tratta di attuare le nuove limitazioni. Finendo inevitabilmente col prorogare l'entrata in vigoredelle loro stesse disposizioni, in attesa del governo.
E ora potrebbe essere la volta buona, per tutti. Secondo le prime indiscrezioni che trapelano da Palazzo Chigi, in effetti, il governo starebbe proprio pensando di riavviare il percorso intrapresa dai precedenti Esecutivi mirato al riordino del settore e alla tentata concertazione con gli enti locali, passando attraverso la Conferenza unificata. Un percorso che, se portato a compimento, potrebbe consentire di giungere a quell'annunciata riforma del comparto ma anche – e soprattutto – di poter mettere al bando le concessioni per le scommesse e per il bingo, prorogate nel tempo per l'impossibilità di assegnare nuove licenze che rimarrebbero invendute proprio a causa delle leggi regionali. Una situazione da risolvere non soltanto per l'evidente limitazione della concorrenza e restrizione del mercato, ma anche per racimolare dei preziosi denari dall'attesa gara pubblica: magari limitando i punti a disposizione, per rimanere coerenti con gli annunci del ministro e il percorso intrapreso finora nei confronti del settore, ma procedendo comunque alle nuove assegnazioni. Per uno scenario che, una volta tanto, potrebbe non dispiacere all'industria: in attesa comunque di conoscere il prezzo da pagare per questo riordino, in tutti i sensi.