Una filiera sempre meno "fiera", ma ancora più spremuta
Nella settimana di Enada Roma, il settore torna sotto i riflettori in vista della prossima manovra fiscale. E in attesa del riordino.
Mentre nell'immaginario collettivo il gioco pubblico continua ad apparire un comparto assai ricco e profittevole, specie per gli operatori, in realtà l'unico soggetto ad arricchirsi, col gioco, è il suo "azionista di maggioranza". Ovvero: lo Stato. Nonostante, anche qui, si siano diffuse alcune convinzioni - seppure manifestamente infondate - relative alla mancata convenienza, proprio per lo Stato, di mantenere in piedi una rete di gioco legale di fronte a dei presunti costi sanitari che, addirittura, annullerebbero ogni ricavo proveniente dal settore. A portare un po' di chiarezza attorno al dibattito (sempre più aspro) relativo ai giochi è stata tuttavia la pubblicazione di tutti i dati del settore effettuata nelle scorse ore dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che ha fornito un excursus del mercato relativi agli ultimi dieci anni di attività.
Non è quindi un caso se la fiera del settore, che va in scena in questa settimana a Roma (dal 17 al 19 ottobre, nel centro espositivo capitolino), risulta particolarmente contenuta, ristretta e moderata, rispetto a un tempo. Senza essere più accompagnata da quell'entusiasmo tipico delle fiere di qualunque settore produttivo, che da sempre svolgono un ruolo da volano del mercato, portando fiducia alle imprese e garantendo uno slancio agli affari. Com'era sempre avvenuto – seppure con alti e bassi – in occasione delle precedenti edizioni della fiera del gaming. Questa volta, invece, si respira un'altra aria nel settore, e l'atmosfera che introduce questa nuova edizione di Enada è ben'altra. Con l'unico scopo che può cercare di svolgere la kermesse, quello di dare risposte agli addetti ai lavori (su questo, Gioco News prova a metterci del proprio, organizzando un convegno dedicato alla “futura rete del Betting”, in programma martedì 17 alle 15), in un momento di estrema incertezza e di totale stasi del mercato, in attesa di avere certezze dal Legislatore. Tra il riordino del comparto che dovrà fuoriuscire dal Ministero dell'Economia in seguito all'accordo siglato dal governo con gli enti locali in conferenza unificata, attraverso l'attesissimo decreto attuativo previsto per la fine del mese, e il processo di riduzione del parco slot appena avviato dalle imprese a cui si aggiunge, com'era inevitabile, la prossima manovra finanziaria che promette di nuovo di mettere mano alle tasche della filiera. Laddove possibile, evidentemente, visto che i margini, dicevamo prima, sono rimasti davvero pochi.
L'edizione 2017 dell'Enada di Roma è dunque lo specchio di un comparto divorato dal Fisco e reso instabile dall'incertezza normativa che deriva (in parte) dalle battaglie politiche e istituzionali che, in nome di un proibizionismo più o meno dichiarato, ma comunque perseguito, hanno caratterizzato gli ultimi anni del nostro paese, in una Questione Territoriale che deve ancora trovare soluzione e, forse, difficilmente la troverà nel breve termine. Per una vetrina sempre più ristretta, che una parte della filiera vuole comunque continuare ad allestire, per una prova di orgoglio, più che per ragioni di mercato: per far capire che dietro a quel comparto contro cui continua a scagliarsi parte dell'opinione pubblica e politica del nostro paese, esistono imprese, famiglie e lavoratori. Che rivendicano, peraltro, di poter lavorare in modo sostenibile, per sé stessi e per il resto del paese, e non si operare in un mercato senza regole né doveri, come sembra voler far passare qualcuno. Ma a torto.
Anche questa volta la fiera proverà a porre l'accento su questi valori e sui temi di maggiore attualità, per tentare di fermare il declino che sta caratterizzando il comparto del gioco pubblico che, se non verrà arginato, non potrà avere altro effetto che il rilancio dell'illegalità (e, forse, della malavita) nel settore. Ed è giunto il momento che lo capiscano tutti, per evitare di fornire altre occasioni a quelle organizzazione illecite o border line che non aspettano altro che la smantellamento della rete legale per tornare a operare a pieno ritmo, come un tempo.