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Franzoso (As.Tro) su Ddl gioco patologico: "Escalation emendamenti"

23 giugno 2014 - 13:59

“La saga del disegno di legge contro il gioco lecito continua”. È quanto sottolinea l’avvocato Michele Franzoso, del Centro Studi As.Tro, che interviene sui nuovi emendamenti proposti al progetto di legge in discussione in Commissione Affari Sociali della Camera.

Scritto da Redazione
Franzoso (As.Tro) su Ddl gioco patologico: "Escalation emendamenti"

“Ammesso e non concesso che si riesca ad individuare un bar o una tabaccheria ubicata ‘nel nulla’, ovvero in area ‘non sensibile’, questa dovrà alloggiare le slot in ambiente separato dal resto del ‘negozio’, chiuso, non dotabile di area fumatori, e non abilitato al consumo di bevande alcoliche. Ammesso e non concesso che si possa e si voglia aprire una sala per il gioco lecito ubicata nel medesimo ‘deserto’, questa non potrà avere sala fumatori, dovrà vietare anche il fumo di sigaretta elettronica, non potrà somministrare bevande alcoliche, e non potrà avere orari di esercizio superiori a quelli degli altri esercizi commerciali. In buona sostanza la prevenzione al ‘Gap’ viene disciplinata attraverso la ‘rimozione’ di quella parte di ‘G’ che si chiama ‘legale’. Il ‘tenore’ sanitario del provvedimento, quindi, viene smentito ‘per tabulas’, laddove l’oggetto ‘potenzialmente provocante dipendenza’ viene sostanzialmente abolito attraverso limitazioni operative tali da renderlo non proponibile in chiave ‘imprenditoriale’. Tuttavia, una ‘parvenza’ di ‘sanità’ vi sarebbe ancora se l’oggetto fosse un agente epidemiologico ‘in sé’ e non ‘eventuale’ (ovvero solo se ‘abusato nel consumo), e se l’incidenza epidemiologica ‘da esposizione’ fosse paragonabile a quella di altri fenomeni legittimanti forme di abolizione (ad esempio l’amianto). Duecentomila persone rischiano di ‘andare a casa’ (al pari di otto dei nove miliardi di solo gettito erariale specificatamente connesso al solo ‘prelievo’ sul gioco) perché 7.000 italiani sono in cura per Gap, e altrettante sono ‘verosimilmente’ a rischio di esserlo. Dei 3-4-5-8 cento mila potenziali ‘malati di Gap, infatti, oramai si è persa ogni speranza di trovarli effettivamente nel Territorio, in quanto solo chi ‘non fa conti’ può ancora pensare di ‘censirli’. Attraverso una semplice serie di ‘divisioni’ l’allarme sociale sul Gap diventa una ‘bufala’ degna della più ‘aviaria’ delle influenze (quella che rischiava di decimare la popolazione di mezza Europa se non vaccinata subito, se ben leggiamo le cronache del tempo, e che provocò solo un immenso accatastamento di farmaci mai usati da nessuno).

Prima operazione: spesa al gioco (ovvero quello che esce dal portafoglio dell’utenza): 18 miliardi (c.a.). Bacino generale di utenza: 30 milioni di persone (c.a.). Spesa media pro-capite: (c.a.) 600 euro annui (meno di 2 euro/giorno).

Seconda operazione: bacino di utenza ‘dedita al gioco’ in modo non sporadico: 15 milioni di persone. Ipotizzando una spesa media pro-capite/giornaliera di 4 euro per il ‘bacino di utenza’ assiduo (60 milioni x 365 = 21,9 miliardi di euro) e una spesa annua/media di 20 euro per i restanti 15 milioni (300 milioni di euro), arriviamo ad una spesa che già supera quella censita dal sistema gioco lecito (22,2 miliardi a fronte dei ‘soli’ 18 registrati)”.

Il legale poi si chiede: “Quanti sono i malati di Gap addebitabili a quel gioco legale (che si vuol far sparire) e quanti a quel gioco illegale (a cui si sta consegnando il ‘mercato’) se la spesa al gioco lecito è già ‘coperta’ dall’utenza ‘normale’? Nell’attesa che tali complessi calcoli siano assimilati ci si augura, nel frattempo, che oltre al gioco, la Commissione parlamentare trovi tempo e maniera per risolvere anche il problema di 5 milioni di italiani che non possono accedere compiutamente alle cure sanitarie quotidiane di cui necessiterebbero”.

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