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Australia: divieto di pubblicità al gioco, tutti contro tutti

02 settembre 2024 - 12:41

Governo e parlamentari divisi, e lobby dei musulmani d'Australia sul piede di guerra in tema di limiti alla pubblicità del gioco.

Scritto da Redazione
© Oleg Laptev / Unsplash

© Oleg Laptev / Unsplash

In Australia non si ferma il dibattito fra Governo e Parlamento a proposito della possibile introduzione di un divieto di pubblicità sul gioco con vincita in denaro, traendo ispirazione da quanto fatto in vari Stati del mondo, Italia compresa.

Il divieto potrebbe arrivare entro poche settimane, si legge su diversi media locali, mentre dovrebbero restare al palo le altre proposte sul tavolo, come l'istituzione di un regolatore nazionale del gioco online, con responsabilità per tutte le licenze e le normative.

Il motivo è da ricondurre alla struttura federale dell'Australia, che si compone di sei Stati autonomi (New South Wales, Queensland, South Australia, Tasmania, Western Australia e Victoria), di un Territorio (Northern Territory) e di un Distretto federale (Australian Capital Territory).

Creare un regolatore nazionale del gioco online – come evidenziato dalla ministra dei servizi sociali, Amanda Rishworth - richiederebbe agli Stati e ai territori di cedere i poteri al Commonwealth, cosa che non sarebbero disposti a fare.

Rishworth, inoltre, sta ancora lavorando su 32 raccomandazioni frutto di un'inchiesta parlamentare sui danni del gioco online che chiede, oltre alla creazione del regolatore di cui sopra, di eliminare gradualmente tutte le pubblicità sul gioco in tre anni e una strategia nazionale per concentrarsi sulla riduzione del danno.

Delle 32 raccomandazioni in questione, 21 riguardano questioni che possono essere affrontate solo in coordinamento con gli Stati e i territori.
Quando il Governo australiano darà la sua risposta è probabile che alcune raccomandazioni riceveranno un sostegno di principio, soggetto all'adesione dei ministri del gioco degli Stati e dei territori.

Quanto alla pubblicità sul gioco, a suo tempo la ministra delle Comunicazioni Michelle Rowland ha proposto di limitarla in Tv un'ora prima e dopo gli eventi di sport in diretta, con un massimo di due spot all'ora fino alle 22, vietando anche le pubblicità sui social media e sulle piattaforme digitali. A partire dal 2026.

Un'idea che non è piaciuta né agli operatori del settore - Tabcorp ad esempio ha chiesto di limitarla ai luoghi in cui le persone vanno a giocare, "inclusi pub, club o ippodromi o su piattaforme esclusive dedicate agli eventi di gioco” - né a diversi parlamentari, compresi alcuni membri della coalizione di governo. per i quali lo strumento da adottare è solo il “total ban”.

Non va dimenticata la posizione delle emittenti tv, secondo le quali l'introduzione di limiti stringenti alla pubblicità del gioco significherebbe una riduzione delle entrate e comporterebbe un taglio di 1,6 miliardi di dollari negli investimenti in notizie, sport e drammi locali.

Sulla questione poi interviene esplicitamente anche Muslim votes matter, un'organizzazione politica indipendente e di base che si dedica a "promuovere l'impegno politico e la voce dei musulmani australiani". In vista delle prossime elezioni federali, il gruppo si dice intenzionato “ad elevare la voce della comunità su questioni non religiose, tra cui gioco d'azzardo e violenza domestica, insieme alla guerra di Israele a Gaza”.

Anche se non presenterà candidati né fornirà risorse finanziarie, Muslim votes matter sosterrà candidati i cui valori siano in linea con le sue priorità e produrrà schede su come votare da distribuire ai seggi elettorali. Queste si baseranno su un criterio di otto punti in base al quale valuterà i candidati, che includerà la loro posizione sul gioco, promettono: "Dov'è la nostra voce? Perché non siamo là fuori a impegnarci in quella discussione sul gioco d'azzardo? Abbiamo questioni importanti di cui parlare. Gioco d'azzardo, alcol, tossicodipendenza, violenza domestica. Siamo musulmani e parleremo di quelle questioni che sono importanti per tutta la società".

 

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