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Cina, dimissioni obbligate per il funzionario che ha messo in crisi i videogame

04 gennaio 2024 - 12:42

Eliminato il vertice dell'ente governativo che imponendo limiti troppo severi all'industria videoludica ha causato un uragano economico costato decine di miliardi di dollari alle società cinesi di videogiochi.

Scritto da Dd
Foto di David Rodrigo (Unsplash)

Foto di David Rodrigo (Unsplash)

La Cina rimuove il "censore" Feng Shixin dal suo incarico. Il funzionario dell'ente governativo che supervisionava l'autorità di regolamentazione della stampa e delle pubblicazioni, compreso il mondo dei videogame, paga in prima persona il crollo di fine anno delle azioni delle principali aziende cinesi produttrici di videogame.

Come riporta anche l'agenzia Reuters, Feng Shixin, che era a capo dell'unità editoriale del Dipartimento di pubblicità del Partito comunista, il mese scorso aveva annunciato l'introduzione di alcune limitazioni alla spesa per i videogame. Le misure proposte dall'Nppa, nell'ottica della tutale dell'utenza debole, puntano a frenare la spesa e l'uso di premi ingame che incoraggiano il gioco, ma hanno finito con lo scatenare il timore che le autorità cinesi stessero, ancora una volta, introducendo pesanti limiti al settore. Un timore sufficiente a causare perdite per quasi 80 miliardi di dollari nelle quotazioni delle due più grandi società di gioco cinesi, tra le quali il colosso mondiale Tencent.

Una flessione nella fiducia del mercato finanziario giunta proprio in un momento in cui Pechino sta cercando di aumentare gli investimenti del settore privato per stimolare un'economia in rallentamento. Una frenata alla quale probabilmente aveva fatto da concausa anche dall'inasprimento normativo che nel 2022 ha riguardato diversi settori produttivi cinesi, tra i quali quello tecnologico e quello immobiliare, e che ha portato il 2022 a essere l'anno più difficile mai registrato dall'industria cinese dei giochi, con le entrate totali che si sono ridotte per la prima volta nella storia.

Ricordiamo infatti l'inserimento di rigidi limiti di tempo di gioco per i minori di 18 anni, la sospensione delle approvazioni di nuovi videogiochi per circa otto mesi, motivata dalle preoccupazioni per il fenomeno della dipendenza dal gioco, dei quali abbiamo parlato in più occasioni, anche per le correzioni apportate in corsa da Pechino.

Nonostante queste limitazioni, tuttavia, lo scorso anno il mercato cinese dei videogiochi era tornato a crescere, registrando un aumento delle entrate interne del 14 percento rispetto all'anno precedente, chiudendo a 303 miliardi di yuan (42,47 miliardi di dollari), secondo l'associazione di settore Cgigc. Il crollo di fine anno è arrivato come il più classico dei fulmini a ciel sereno.

A nulla è servito il tono più morbido usato dall'Nppa cinque giorni dopo il primo annuncio, e nulla ha contato la promessa che l'ente avrebbe migliorato le misure annunciate "studiando seriamente" la posizione del settore e l'opinione pubblica.

Così Feng, che negli ultimi anni era stato sempre in prima linea, per conto del governo cinese, nel provare a regolamentare il settore, dalle approvazioni dei giochi all'identificazione dei requisiti di verifica dei giocatori, ha dovuto rassegnare le sue dimissioni.

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