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Easg 2022, Peano (Egla): 'Divieto pubblicità gioco non è una soluzione’

07 settembre 2022 - 13:40

Il legale esperto di gaming Valerie Peano all’Easg di Oslo illustra le distorsioni provocate dal divieto di pubblicità italiano introdotto dal decreto Dignità.

Scritto da Ac

Oslo - “Il divieto di pubblicità introdotto dal legislatore italiano con il decreto Dignità non è la giusta soluzione per prevenire i comportamenti di gioco problematici”.

Ad affermarlo, spiegandone le molteplici ragioni, è il legale Valerie Peano, fondatrice di Egla, intervenendo al panel dedicato alle scommesse sportive e al match fixing ospitato all’interno della conferenza di studi sul gioco responsabile Easg in corso di svolgimento a Oslo fino al 9 settembre.

 

Dopo aver illustrato le varie sfumature e caratteristiche che caratterizzano il “Totally adv ban” italiano, divenuto celebre nel mondo’, Peano evidenzia anche le anomalie che hanno contraddistinto fin dal principio il “diktat” fuoruscito dal decreto Dignità del 2018: a partire dalla totale mancanza di dati scientifici che potessero dimostrare la correlazione tra le promozioni di gioco e i comportamenti di gioco patologico e senza alcuna valutazione preventiva sugli impatti sull’industria del gioco ma anche quella dello sport.

 

Oltre a mostrare la totale incoerenza rispetto alla raccomandazione della Commissione europea del 2014 relativa proprio alla pubblicità dei prodotti di gioco d’azzardo ma anche rispetto alla pronuncia della Corte di giustizia europea sulla stessa materia.
“Nella sua raccomandazione - spiega il legale - la Commissione europea ha sottolineato in maniera puntuale il ruolo della pubblicità commerciale e la sua importanza, soprattutto in un settore delicato come quello del gioco perché consente ai consumatori di distinguere tra l’offerta di gioco legale e quella illecita”.
Mentre rispetto alla pronuncia della Corte Ue Peano sottolinea i passaggi più rilevanti che raccomandano l’applicazione di misure che devono essere proporzionate ed adeguate a garantire l’attività. Aspetto evidentemente non considerato dalla legge italiana.
“Per tutte queste ragioni, quindi, il divieto di pubblicità non può rappresentare la giusta soluzione per intervenire sul contrasto delle patologie, tanto più nel modo in cui è stata attuato in Italia, senza alcuna valutazione né prima né dopo la sua emanazione”.
 
Purtroppo, però, oltre a compromettere l’attività degli operatori presenti sul mercato italiano, il ban ha scatenato una sorta di effetto domino su altri Paesi europei che hanno - sia pure incredibilmente - adottato soluzioni simili sulla pubblicità del gioco, rileva il legale (sia pure senza arrivare a un divieto totale come quello italiano).
 
Tra gli effetti negativi provati dal divieto in Italia, “oltre al prevedibile effetto già evidenziato dalla raccomandazione Ue di rendere indistinguibile l’offerta legale da quella illecita, il totally ban ha anche creato distorsioni sul mercato, rendendo impossibile agli operatori emergenti di poter competere con altri brand già presenti sul mercato, in contrasto con le regole alla base della concorrenza”.
 

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