Napoli - “In questo momento si sta portando avanti il riordino del gioco online, di cui abbiamo evidenza in questi giorni degli ultimi atti attuativi che porteranno alle gare. Mentre l'altro tema caldo e in fase di dibattito è quello del riordino del gioco fisico, che è quello che più interessa i gestori, oggetto dell'incontro di oggi.”
A dirlo è l'avvocato Stefano Sbordoni, nell'ambito del convegno“Giochi legali: la tutela del gestore", organizzato dall’Agsi - Associazione gestori scommesse Italia oggi, 3 dicembre, a Napoli.
“Attualmente è in atto un'interlocuzione tra il Governo e le Regioni, con un tavolo di lavoro che è ripartito dal tentativo di intesa che aveva portato avanti l'allora sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta, che oggi ascoltiamo nel ruolo di assessore”, ricorda Sbordoni. “Ma al di là del modello regolamentare che uscirà dall'intesa, è evidente che la figura del gestore deve continuare ad avere una sua rilevanza, tenendo conto degli attuali assetti della filiera che vedono il concessionario come il primo referente, legittimato dallo Stato e quindi titolato all'esercizio del gioco, il quale però per poter operare concretamente sul territorio può, e anzi deve, in qualche modo, non potendone fare a meno, ricorrere alla collaborazione di soggetti terzi quali sono i gestori".
La situazione, in sintesi, è dunque la seguente: "Abbiamo un riordino del gioco in corso, il cui primo passo è caratterizzato dalla riforma online, ormai in fase avanzata, il secondo passo è quello del riordino terrestre, ora in fase di avvio. Ma in questo scenario, per tutelare concretamente la figura del gestore, è necessario che ci sia una cessione di prerogative da parte dei concessionari. Questo perché il gestore oggi riveste un ruolo cruciale, carico di responsabilità, ma senza che queste responsabilità siano formalmente riconosciute e soprattutto vengono pregiudicate da fattori esterni, come le restrizioni imposte dagli enti locali, quelle degli istituti bancari e tutte le conseguenze generate da un clima politico ostile”, conclude l'avvocato. “Tutto questo in uno scenario caratterizzato da una profonda ipocrisia, con la politica legale che si arroga il diritto di limitare attività commerciali a tutela della salute pubblica mentre vediamo che si tratta spesso più di questioni economiche e di profitto che di vera tutela".