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Chiodo (Cni): 'Basta ipocrisie, lo Stato utilizzi il know-how dei gestori'

03 dicembre 2024 - 12:39

Gianmaria Chiodo, presidente Cni, sottolinea nel suo intervento al convegno Asgi che lo Stato deve utilizzare il know-how dei gestori.

Scritto da Ac
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Napoli – Al convegno promosso da Asgi “Giochi legali: la tutela del gestore" in corso a Napoli oggi 3 dicembre, Gianmaria Chiodo, presidente Cni, interviene sul tema delle banche.

E afferma: "Le banche si nascondono dietro a un codice etico - o, meglio, che loro chiamano etico, anche se è la più grande falsità che c'è in questo mondo - sulla base del quale rifiutano l'apertura di conti correnti agli operatori di gioco o in qualche caso chiudono quelli esistenti. Ho assistito personalmente, e non dico il nome dell'istituto di credito, che davanti a una grossa azienda di noleggio che chiedeva l'apertura di un conto corrente, il direttore di questo isttuto ha detto che se si investivano almeno 3 milioni di euro in obbligazioni della banca si sarebbe potuto aprire il conto corrente. Per questo è evidente che sono in corso delle speculazioni e qui mi rivolgo all'istituzione e allo Stato italiano: se mi obbligate ad avere la patente per guidare la macchina, perché è un obbligo avere la patente per guidare la macchina, e mi imponete che tutti i proventi del gioco debbano passare per delle posizioni e dei pagamenti tracciati, ovvero mi obbligate a farlo tramite dei conti correnti delle banche, dovete precettare gli istituti di credito e mettere fine a questa vergogna del codice etico, che etico non è". 

Parlando invece del tema della dipendenza da gioco, Chiodo spiega: "Gli psicologi esperti del mondo del gioco sostengono che il giocatore ludopatico non diventa tale per l'eccessiva possibilità di gioco attorno a sè ma lo diventa dopo aver avuto delle grosse perdite, quindi nella sua testa si crea la possibilità di rifarsi e quindi cerca di rifarsi di questa grossa perdita. Quando i precedenti governi hanno fatto abbassare i payout delle slot, non si andava certo in favore della filiera ma di certo non a tutela dei giocatori problematici. Ed ecco quindi un'altra ipocrisia. Noi siamo sempre stati fornitori di intratenimento e non di problematche sanitarie e su questo ci tengo particolarmente a ribadire le nostre posizioni. Perché purtroppo fino ad oggi siamo stati dipinti come i brutti, sporchi e cattivi. Il problema è che paghiamo 13 miliardi e 800 milioni di euro all'anno per passare come brutti, sporchi e cattivi. Noi produciamo ricchezza, siamo la seconda o la terza entrata della vianda dello Stato. Siamo in regime concessorio, l'abbiamo creato noi, piccoli imprenditori del gioco, il settore”. 

Chiodo sottolinea la non saggezza di “non avvalersi del know-how, dell'attenzione che abbiamo noi gestori, che siamo quelli che alzano la saracinesca. Abbiamo sempre detto di essere sfruttati, di darci la possibilità di aiutarvi a capire che forse la direzione è giusta ma la state facendo con una macchina sbagliata. Permeteteci di aiutarvi a farvi capire qual è la direzione giusta per dare al nostro settore la burocrazia e la semplifcazione".

E conclude: “Ritengo che noi in Italia abbiamo forse uno dei settori meglio organizzati in Europa perché abbiamo delle attenzioni sia sull'intermediazione finanziaria sia sulla lotta al gioco illegale. Noi gestori ed esercenti siamo i primi presidi di legalità dello Stato, quindi non va fatta una guerra all'esercente o al gestore, va fatta un'unione insieme all'esercente e al gestore. Perché ricordatevi che per aprire una sala scommessa, per iniziare a fare il noreggio di un Awp o qualunque altro settore del nostro gioco pubblico si spendono dei soldini e noi imprenditori del settore abbiamo tutto l'interesse affinchè il gioco illegale venga debellato, abbiamo tutto l'interesse che i minori non vadano a giocare, quindi abbiamo tuto l'interesse perché al di là del codice etico, che è innegabile, abbiamo anche l'interesse economico perché se succede qualcosa noi ci chiudono le sale". 

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