"Le distanze non hanno senso col gioco telematico, ma affermare che è importante tutelare coloro che frequentano dei luoghi sensibili ".
A dirlo è Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana, presidente Opera Cardinal Ferrari, nel corso del suo intervento all’incontro “Confronto aperto – Il futuro del gioco legale con regole condivise”, organizzato da Egp Fipe oggi, 25 giugno, a Milano.
"Io dico sempre che il gioco è sia una causa che un effetto dell'impoverimento. Una causa perché chi gioca poi si impoverisce, anche chi vince poi gioca tutto e in genere perde tutto", spiega Gualzetti. "Molte persone tentano di risolvere i loro problemi economici tentando la fortuna, che è un'altra questione che andrebbe affrontata dal punto di vista culturale. Io volevo sottolineare il fatto che noi incontriamo persone, ormai una persona su due, di quelle che si rivolgono ai centri d'ascolto, hanno a che fare anche lontanamente, ma non proprio, con l'azzardo, per i motivi che avevo detto."
"Ci rendiamo conto che sono persone, tra le più fragili, certamente ci sono i minori, sono persone sole, sono persone povere che tentano la fortuna, però vengono attratte da un sistema che chiaramente mira a trovare sempre più clienti. Legittimamente le concessionarie sono imprese nazionali, sempre più internazionali, multinazionali, che devono fare business e quindi per fare business propongono sempre più offerte di gioco. Ma siamo in un campo che purtroppo attira sempre più persone (lo dice il volume del giocato), oggi siamo a 157 miliardi di giocato che è una cosa enorme dove la gran parte non ha grossi problemi quindi non è un gioco problematico però c'è una bella fetta, noi abbiamo stimato che siano il 20 percento delle persone, che sono giocatori problematici o addirittura patologici. E sono quelli che garantiscono l'80 percento di queste giocate."
Secondo il direttore della Caritas Ambrosiana, "dovremmo renderci conto che più si aumenta la platea più aumentano le probabilità di trovare persone che rimangono intrappolate e siccome è una questione di sistema non è neanche giusto parlare di gioco responsabile o promuovere gioco responsabile, come se la responsabilità che è sempre personale dipendesse solamente dalla volontà o dagli strumenti di resistenza o di protezione che una persona si dà. Ogni giocatore patologico coinvolge una famiglia, fino a 7 familiari. Sette persone del giro, e allora non dobbiamo sbagliare l'obiettivo, se l'obiettivo è quello di impedire che queste persone cadano in una vera e propria patologia le misure sono certamente la formazione, la prevenzione, ma siamo certi che bisogna ridurre, oltre che la domanda, anche l'offerta. L'aumento dell'offerta, è dimostrato, aumenta i giocatori patologici."
"Si potrebbe dire tanto rispetto alle proposte di modifica del comparto del gioco: è stato fatto in due tornate, prima quello telematico e poi quello fisico, mentre noi chiedevamo invece un ragionamento complessivo. Sono d'accordo che il telematico sposta tutta una serie di considerazioni però faccio solo una battuta sul gioco fisico e le distanze: certo le distanze non hanno senso col gioco telematico, ma affermare che è importante tutelare coloro che frequentano dei luoghi sensibili come le scuole, gli oratori, i Sert, individuando delle distanze da coloro che danno queste offerte, è un segnale culturale, e io dico anche educativo, molto importante. Così come nel telematico non è tollerabile che ci siano 80 proposte di scommesse in una sola partita e ci siano degli psichiatri che prescrivono ai loro pazienti di non guardare più la partita di calcio. Abbiamo toccato il colmo, perché una partita di calcio dovrebbe essere un divertimento guardarla."
E chiude sottolineando che "il fenomeno è preoccupante, non va sottovalutato, va affrontato però invito a non sbagliare mira nel senso di cercare con realismo di guardare cosa sta succedendo e di prenderci tutti il nostro pezzo di responsabilità".
Sollecitato dal relatore Gualzetti interviene nuovamente nella parte finale dell'evento evidenziando che "i dati preoccupano, non vanno sottovalutati ma affrontati nella loro complessità. Non siamo qui per dire 'vietare'. Siamo arrivati a tantissime tipologie di giochi, il mio timore è che arriviamo sempre troppo tardi. Sono tutte offerte disponibili alle persone, e quando iniziano i segnali preoccupati, la persona è già dentro."
"Dicevo che non dobbiamo sbagliare l'obiettivo", ricorda il direttore della Caritas, "se l'obiettivo è la tutele dei più fragili, dei più vulnerabili, poi deve venire l'interesse erariale e in subordine l'interesse privato. Se mettiamo in ordine queste priorità dobbiamo trovare delle strade per evitare che si ampli la platea, perché aumentando la platea automaticamente aumentano i giocatori problematici."
"Io temo che tutto quello che è stato fatto finora venga superato con una modifica del gioco fisico, o del gioco online. Anche il divieto di pubblicità viene spesso aggirato sotto le sembianze di messaggi commerciali."