Felici (Agimeg): ’Cruciale comunicazione corretta sul gioco’
L’intervento di Fabio Felici, direttore agenzia stampa Agimeg nell’evento svolto al Senato ‘Comunicare il gioco responsabile: gli obblighi degli operatori nel gioco legale’, presso la Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquirio.
Scritto da Gt
Roma - “Il nome giusto per il settore è quello di gioco pubblico, evitando l’accezione azzardo che lo connota in maniera negativa. Nel 2003 il mercato illegale valeva la stessa cifra del legale. Ora, attraverso l’aumento della qualità dell’offerta di gioco, è emerso tutto quello che era sommerso nell’illegalità. Lo Stato si è riappropriato di un’attività presente sul territorio e questa è una conquista molto importante”. Ha esordito così il direttore dell’agenzia di stampa Agimeg, Fabio Felici, nell'evento organizzato oggi, 6 marzo 2025, al Senato, sul tema "Comunicare il gioco responsabile: gli obblighi degli operatori nel gioco legale", moderato da Giuseppe Volpe, managing partner di Cuiprodest.
Per Felici, fondamentale è la comunicazione e la modalità delle stesse: “Capita molto spesso che gli articoli di giornale che riportano dati sbagliati possono avere una presa sulla politica, portandola a compiere interventi sbagliati. Strumenti come il distanziometro sono totalmente inutili perché “aiutano” il giocatore problematico allontanandolo dai luoghi in cui può essere visto da amici e familiari. C’è uno stigma negativo sul gioco che va assolutamente superato poiché anche chi gioca in modo sano se ne vergogna, e il gioco è l’ottava dipendenza in Italia. Vi sono problematiche molto più importanti che arrivano anche a causare la morte delle persone. Dunque, questi numeri vanno visti con la giusta prospettiva senza sottovalutare tutte le criticità.”
Il direttore Agimeg ha puntato molto sulla superficialità della stampa nazionale: “Alcune testate importanti fanno ancora confusione tra il dato della raccolta e quello della spesa. In un articolo recente c’era scritto che a Cecina si giocavano 3mila euro al giorno a persona, ma ovviamente era preso come dato quello della raccolta. Andando a vedere bene i numeri, si trattava di una spesa di 1,30 euro a persona, ovvero il costo di un caffè e in linea con i numeri nazionali. Noi giornalisti di settore dobbiamo fare sempre di più per comunicare i numeri reali del settore. Il gioco non è il male del terzo millennio, ma è una forma di intrattenimento uguale a tutte le altre,” ha concluso Fabio Felici.