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Ige 2024, gli esperti: 'Esports, serve una regolamentazione chiara e snella'

18 aprile 2024 - 16:51

La tavola rotonda di Ige 2024 'Esports: alla ricerca di un ecosistema sostenibile' fa il punto sullo stato della regolamentazione del settore in Italia, evidenziando l'esigenza di norme chiare per favorirne lo sviluppo.

Scritto da Fm
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Roma - “Ci stiamo lavorando, dobbiamo superare in primis un gap culturale, visto chel'esport viene visto come un passatempo ma stiamo parlando di un mercato che continua a espandersi, e in Italia sconta però la mancanza di regolamentazione, fatto che spesso significa applicare norme esistenti ma poco adatte al settore”.

Lo ricorda il deputato Antonio Caso (M5S), membro della commissione Cultura, nell'ambito della tavola rotonda “Esports: alla ricerca di un ecosistema sostenibile”, tenutasi oggi, 18 aprile, al Palazzo dei congressi di Roma, durante Ige - Italian gaming expo & conference 2024, con la moderazione del giornalista Massimo Caputi, Ceo & founder AI4Sport.

Caso prosegue: "È necessario agire a diversi livelli: ad esempio, quello del player professionista è un lavoro a tutti gli effetti, quindi bisogna capire che contatti applicare. Alcuni spingono sull'assimilazione degli sport elettronici al mondo degli sport tradizionali.

Come M5S siamo partiti promuovendo incontri alla Camera per parlare di esport per la prima volta, abbiamo promosso la costruzione di un libro bianco dei vari stakeholder, ora è in discussione in commissione Cultura una mia risoluzione sui punti sui quali è necessario intervenire: le sale Lan, i montepremi, i contratti dei player professionisti, la tutela dei minorenni. Fin qui abbiamo audito vari stakeholder e spero ne verranno auditi altri”.

A raccontare come funziona a Malta è Michele Magro, presidente di Malta esports association: “Noi cerchiamo di educare i policy maker, altri Paesi hanno regolamentato gli esports, il settore necessita di una volontà politica di regolamentarlo. Gli esports sono importanti anche in termini di turismo, come i grandi concerti, forse in 10-20 anni le cose cambieranno. C'è stata una risoluzione sull'influenza culturale dei videogame da parte del Parlamento europeo che può fare da traino. E ci sono varie ragioni economiche che dovrebbero stimolare gli interessi dei Governi. Se un Paese decide di creare regole per favorire gli esports, credo sia ora di intervenire nel Mediterraneo, in Italia e nei Paesi dove gli esports non sono ancora esplosi come altrove”.

 

Per Helene Thibault di Tonucci & Partners la “regolamentazione è essenziale per dare stabilità e attrattività all'intero sistema, difficilmente un settore investirà dove le regole non sono chiare; le regole devono essere il primo step se si vuole costruire un sistema esports, accompagnato da una strategia a piu ampio raggio da parte del Paese che vuole sviluppare un tale ecosistema. Il fatto che la Francia abbia, nel 2016, adottato una regolamentazione specifica, gli ha dato una marcia in più. In Francia ci si è concentrati su due aspetti: la tutela del giocatore, con un focus essenziale sui minorenni, e l'organizzazione di competizioni. È ancora una normativa giovane e imperfetta, con aree di miglioramento, ma gli esports in Francia sono cresciuti tantissimo e in pochissimo tempo”.

 

Alberto Simonetti, policy & public affairs manager di Iidea sottolinea: “Ogni opportunità di portare la luce sugli esports è preziosa. La fotografia del settore fornita da una ricerca di Deloitte mostra appassionati in crescita, dopo il boom della pandemia c'è stato un consolidamento. In Italia siamo il terzo Paese in cui vengono guardati di più, molti 'avid fan' sono nel sud Italia. Il pubblico è soprattutto maschile, al 63 percento, con un reddito e un'istruzione superiore alla media, si gioca in media 4,8 ore a settimana. Gli esports sono molto apprezzati anche perché aiutano  a imparare nuove lingue, grazie al contatto con giocatori di tutto il mondo, aiutano lo sviluppo di soft skill e a creare nuove interazioni sociali, in un ambiente inclusivo”.

Sergi Mesonero, head of Isfe Esports - Interactive software federation of Europe, aggiunge: “Trovo sconveniente accostare gli esports ad altri mercati, tipo lo sport; mi sembra sbagliato dire ai cittadini che praticare attività fisica e giocare ai videogiochi siano la stessa cosa.
Dobbiamo attrarre eventi internazionali che portano turismo, ci vuole un lavoro culturale sui videogiochi, bisogna dare loro un posizionamento culturale che a livello europeo c’è. Gli esports sono una possibilità per sviluppare le competenze Stem”.

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