Roma - “Pochi sono gli italiani che hanno idea del peso, a livello di gettito e di potere occupazionale, dell’industria del gioco. Vi è consapevolezza che il gioco illegale possa essere arginato attraverso un’azione congiunta tra istituzioni, operatori e punti vendita”.
Così Ilaria Ugenti, Corporate Reputation Leader, Ipsos Italia, nel suo intervento all’evento “Sostenibilità, Responsabilità e legalità del gioco pubblico in Italia”, organizzato dalla Luiss Business School. La studiosa spiega quello che è il percepito del settore del gioco, stando a quanto è emerso dalla ricerca Ipsos che ha messo a confronto due target distinti, quello della popolazione maggiorenne (1500 interviste) a confronto con il target degli esercenti (150 interviste).
“Essendo al terzo anno abbiamo il vantaggio di poter leggere dei dati in trend”, spiega Ugenti, riportando dati che vanno dal 2020-21, al maggio di quest’anno.
“Abbiamo chiesto quali sono le motivazioni che spingono ad acquistare giochi. Le motivazioni legate alla speranza di cambiare la propria vita si vanno a ridurre nel tempo (dal 49 al 43 percento), mentre crescono quelle legate allo svago (dal 50 al 52 percento di quest’anno), riavvicinandosi alla concezione originaria del gioco, che è quella del ludus, mentre resta alto, e stabile nel tempo (lo ritiene importante quasi il 60 percento degli intervistati) anche il motivo legato alla competizione, ”.
A livello di percezione del settore restano alcuni bias cognitivi che causano una dispercezione del settore da parte dell’opinione pubblica, che tende a enfatizzare gli aspetti negativi. “Solo 1 italiano su 10 dichiara di avere una profonda famigliarità con il settore del gioco, più di un terzo dichiara una conoscenza di base mentre meno di un quinto degli italiani riconoscono il settore del gioco come settore industriale. Ovviamente è una percezione che cambia tra gli esercenti, con circa il 60 percento di loro che concorda sul fatto che il gioco sia un settore industriale a tutti gli effetti”.
Sul fenomeno dell’illegalità: “L’85 percento degli italiani ritiene che il gioco illegale sia un fenomeno diffuso su scala nazionale, ma è una percezione che si riduce notevolmente nel target degli esercenti. Un fenomeno che è tuttavia molto enfatizzato visto che proprio all’interno del nostro osservatorio avevamo rilevato come fossero in realtà circa il 12 percento i giocatori che si rivolgono al mercato illegale. Interessante notare che che nel momento in cui si esprime una opinione sul mercato locale, i numeri si sgonfiano, anche se un italiano su dieci pensa sia un fenomeno diffuso a livello territoriale”.
“Un altro elemento che aveva destato interesse in passato era l’identikit del giocatore illegale: da questo osservatorio abbiamo visto che si tratta prevalentemente di uomini, con titolo di studio alto, occupato, e con un tenore di vita sopra la media rispetto al resto dei giocatori. L’80 percento degli italiani è consapevole del fatto che sia un fenomeno grave, che espone le persone a problemi con la legge oltre ad un accesso al gioco distorto".
Dalla ricerca Ipsod emerge come si sia contratto nel tempo il numero di chi pensa che sarà un problema, sebbene un terzo degli italiani pensa che non si arriverà mai a controllare il gioco illegale.
"Gli esercenti in primis", spiega la ricercatrice, "vedono le istituzioni con un ruolo importante nel contrasto dell’illegalità, ma si sentono parte in causa, pur ritenendo che tutti i soggetti, comprese le aziende di gioco, abbiano un ruolo attivo. Aziende e punti vendita sono impegnati, ma si riconoscono ampi margini di manovra, anche gli esercenti riconoscono che si potrebbe fare di più. Gli esercenti sono importanti perché possono controllare di più rispetto all’online, oltre a fornire informazioni ai giocatori".
Gioco eccessivo. "Ancora una volta il fenomeno viene enfatizzato dall’opinione pubblica. Vi è l’idea che la gravità del problema sia ancora più accentuata rispetto a quella del gioco illegale, perché si va a toccare persone fragili. Emerge anche che meno di un quinto dei giocatori saprebbe a chi rivolgersi se dovesse avere dei problemi con il gioco".
"Il 71 percento degli esercenti dichiara di avere una clientela abituale, e questo porta a enfatizzare ancora di più il punto vendita. L’esercente sa di avere a disposizione materiale informativo, e di poter contare su corsi di formazione".
In conclusione pochi sono gli italiani che hanno idea del peso, a livello di gettito e di potere occupazionale, dell’industria del gioco. Vi è consapevolezza che il gioco illegale possa essere arginato attraverso un’azione congiunta tra istituzioni, operatori e punti vendita. Per questo è importante divulgare corrette informazioni.