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Paolo Russo (Azione): 'L'ippica agli ippici'

24 ottobre 2022 - 10:03

L'ex parlamentare Paolo Russo, esponente di Azione, auspica un nuovo corso per l'ippica, con la valorizzazione degli ippodromi e la riforma delle scommesse.

Scritto da Michela Carboni
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“Il settore può essere tutelato solo se non si pensa a mettergli le briglie, proprio come si fa con i cavalli”. Parola di Paolo Russo, esponente di Azione, dove ricopre l'incarico di responsabile per il Mezzogiorno, e volto noto al settore ippico, in quanto da anni si interessa di questo comparto.


“L’ippica italiana è un patrimonio culturale, è un universo complesso e variegato di valore e quel valore è il mix di tradizioni equestri, competenza e lavoro. Dietro i successi mondiali, dietro la passione degli sportivi c’è un mondo fatto di allevatori, di agricoltori, di driver, di allenatori, di stallieri, di veterinari, di artieri, di gestori di maneggi: migliaia di persone che producono reddito per migliaia di famiglie. Agli scettici dell’ippica basterebbe pensare a questo prima di lanciarsi in sciagurate politiche che stanno mandando alla deriva uno dei settori più conosciuti al mondo, un’attrazione che non è solo sportiva, ma anche turistica. In Francia e in Inghilterra i raduni ippici richiamano milioni di turisti e scommettitori, diventando vere e proprie kermesse come i mondiali di calcio o la Formula 1”.


La politica quali azioni deve mettere in atto per ridare vigore all'ippica italiana?
“Deve immediatamente ridurre la pressione fiscale che per le scommesse ippiche è addirittura il doppio rispetto agli altri giochi, perfino rispetto alle corse virtuali, dove c’è semplicemente un algoritmo a far gareggiare i cavalli. Continuo a non capire come si possa consentire la perdita di 25 mila e più posti di lavoro mentre il nostro Paese spende miliardi per elargire il reddito di cittadinanza anche a chi non vuole  lavorare. La verità è che occorrerebbe aprire una vera e propria vertenza sull’ippica e, senza paraocchi, provare a capire insieme con chi è protagonista di questo macrocosmo cosa fare non solo per evitare continue emorragie,  ma anche per rilanciare un settore che un nostro fiore all’occhiello”.


Quali sono stati gli errori del passato da non commettere più?
“Il primo errore è stato quello della superficialità e delle decisioni prese in chiave ideologica. E poi si è indugiato negli eccessi: prima le maniche larghe con finanziamenti a pioggia che, al pari dei patrocini per la sagra di paese, hanno alimentato solo sacche di clientele senza rafforzare la filiera e poi rubinetti chiusi ed eccessiva centralizzazione ed ingerenza”. 

 

In che modo a suo avviso bisogna ripensare gli ippodromi?

“Gli ippodromi, devono tornare ad essere il luogo simbolo dell’ippica. Il posto dove si percepisce la grande attenzione verso l’ambiente, la meta per chi vuole regalarsi qualche ora di svago. Gli ippodromi devono essere una vetrina sull’affascinante mondo della pratica equestre, devono essere un luogo suggestivo dove gli appassionati si ritrovano e dove attrarre nuovi potenziali estimatori attraverso campagne di sensibilizzazione e  di promozione che esaltino caratteristiche e valori: storia, rispetto della natura, tradizioni equestri”.

 

Secondo lei l'ippica è un volano per il turismo?

“Ovviamente: volano di turismo interno ed esterno. Varenne ce lo ha invidiato il mondo e il mondo è accorso in Italia dove ha trovato oltre ai purosangue anche cultura, storia, paesaggi mozzafiato ed eccellenze gastronomiche”

 

La riforma delle scommesse ippiche che ruolo avrebbe nel rilancio del settore?

“Un ruolo che è prima di tutto strategico e poi indicativo della posizione del Paese rispetto ad una vocazione che gli è propria. Se l’Italia vuole far sapere da che parte sta rispetto al gioco legale ed a quello illegale, rispetto alla tutela dei lavoratori che con sacrificio fanno in modo che il settore non fallisca e al sottobosco di manovalanza criminale che alimenta il business illegale delle corse clandestine allora deve dimostrarlo proprio firmando una riforma che non sia punitiva ed ideologica ma che cancelli discriminazioni che sicuramente non servono ad alzare un argine contro ludopatie e business criminali. Il nemico non è l’ippica. Più gioco legale equivale a più controllo dei flussi finanziari e del fenomeno ludopatico. Più si  alimenta l’attività legale e più si mettono in un angolo le consorterie criminali che gestiscono il gioco clandestino ed illegale. L’ippica deve passare agli operatori, anche le corse devono essere organizzate da chi vive ed investe in questo mondo. Lo Stato, piuttosto, si occupi del controllo”.

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