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Di Paolo (Ang-Anag): 'Ippica, non c'è futuro senza riforma'

08 febbraio 2025 - 09:32

Ottavio Di Paolo, presidente Ang e Anag offre il suo punto di vista sul settore e chiede una riforma strutturale 'prima che sia troppo tardi'.

Scritto da Fm
Ottavio Di Paolo, presidente Ang - Associazione nazionale galoppo e Anag - Associazione nazionale allenatori galoppo

Ottavio Di Paolo, presidente Ang - Associazione nazionale galoppo e Anag - Associazione nazionale allenatori galoppo

Prendere esempio dalla Francia, sia per la governance che nella gestione delle scommesse, attuando una riforma strutturale del settore che parta dalla sua "separazione"dal ministero dell'Agricoltura: sono alcuni degli ingredienti suggeriti da Ottavio Di Paolo, presidente Ang - Associazione nazionale galoppo e Anag - Associazione nazionale allenatori galoppo, nella ricetta che ci fornisce per il rilancio dell'ippica.

Ovviamente con un ampio focus proprio sul galoppo italiano, stretto fra il costante rischio del declassamento, la diminuzione della qualità e la crisi degli allevamenti, sempre più impoveriti.

Per alcune parti della filiera il 2025 sembrerebbe essere l'anno di svolta per il rilancio dell'ippica. Secondo lei cosa servirebbe affinché questo si verifichi?

"I miracoli possono sempre accadere ma, sinceramente, non credo sia l’anno della svolta.  L’unica cosa che noi ippici possiamo realmente fare è sperare, ed è per questo che siamo tutti molto stanchi. Abbiamo sempre avuto un’idea chiara dell’ippica che vogliamo e abbiamo portato proposte concrete. Ma di tutto ciò che abbiamo proposto poco è stato fatto. Non parlo di questo attuale Governo, parlo in generale. Tante parole, tante promesse, ma di concreto? La verità è che credo non ci sia una reale volontà di rilanciare questo settore, perché altrimenti in questi anni del mio mandato sarebbero state fatte molte più cose. Credo sia necessario guardare al sistema nella sua interezza: non esiste, a mio avviso, un solo driver che ai può azionare per risollevare il comparto. Serve una riforma strutturale del settore, ispirata al modello francese. Ridurre il prelievo fiscale sulle scommesse e una conseguente riforma tecnica delle scommesse stesse, migliorare e ristrutturare gli ippodromi e i centri di allenamento, predisporre un incentivo all'allevamento per migliorare la qualità dei cavalli (per produrre cavalli buoni, ci vogliono fattrici qualificate e stalloni importanti), organizzare in modo accentrato la programmazione delle corse, ristrutturare tutta la comunicazione ed i programmi tv legati al settore (magari sfruttando le reti pubbliche) sono solo alcuni dei punti sui quali la riforma di settore dovrebbe ispirarsi."

 

Quanti e quali degli interventi che avete richiesto al Masaf come Ang nell'ottobre 2023 sono stati avviati e quali no, e quali sono i più urgenti?

"Purtroppo troppo pochi. Ecco, quello potremmo considerarlo il manifesto del mio mandato in Ang. Nel 2025 è stato annunciato un lieve aumento del montepremi (secondo quanto reso noto all'inizio di gennaio per il galoppo quest'anno saranno distribuiti 20 milioni 258.000 euro, quindi la media per giornata salirà a 50.645 euro con un incremento del 6 percento, Ndr). In sé non è molto ma sono particolarmente soddisfatto perchè è un segnale importante. Un piccolo, ma significativo traguardo che abbiamo raggiunto, seppur con tante difficolta, grazie alla disponibilità del nostro direttore generale Remo Chiodi e del sottosegretario Patrizio La Pietra. Durante il 2025, il montepremi (dotazione ordinaria) subirà un piccolo incremento rispetto al 2024, nell'ordine del 2 percento. Sono anni, infatti, che lo stesso ha subito solo dei notevoli decrementi. È ancora tanta la strada da percorrere. Il Ministero poi sta lavorando attivamente anche alla modifica delle convenzioni con le società che gestiscono gli ippodromi (Classificazione ippodromi ecc.). La riduzione dell’Iva è anche un nostro piccolo successo. Ad ogni modo, almeno, posso affermare che abbiamo intrapreso la direzione giusta."

In questo momento, qual è la situazione e quali sono le prospettive per il galoppo italiano?

"La situazione attuale è la più brutta di sempre. Stiamo vivendo la peggiore epoca ippica mai vissuta. La prima metafora che mi viene in mente è immaginare il settore ippico come un paziente sul letto di un ospedale. Il paziente ha una patologia codificata e curabile al 100 percento. La cura non è immediata, bisogna dare il giusto tempo ai medicinali di fare effetto…  ma l’ospedale lo vuole veramente curare? Come già detto serve una riforma strutturale."

E cosa gli servirebbe per tornare i fasti di un tempo, anche alla luce delle voci che per il 2025 vedono perdersi altre Listed e altri gruppi, corse che non hanno raggiunto i rating minimi?

"Molto semplice: l’ippica dovrebbe svincolarsi dalla gabbia del Ministero che la intrappola con la sua burocrazia compromettendone il rilancio. Poi, basterebbe passare ad un sistema simile a quello di France Galop (l'ente governativo delle corse di cavalli in piano e a ostacoli in Francia, risultato della fusione di quattro diverse organizzazioni del settore, Ndr), dove tutto funziona.  Ancora, attuare una reale riforma delle scommesse, pensare ad un modo di espandere la scommessa ippica al pubblico, come fa il Pari mutuel urbain (l'ente che regolamenta le scommesse sulle corse dei cavalli nel Paese transalpino, Ndr) in Francia, dove in qualunque punto Pmu si può scommettere. In più, migliorare e ristrutturare gli ippodromi e i centri di allenamento.  E infine, ristrutturare tutta la comunicazione e i programmi tv legati al settore (magari sfruttando le reti pubbliche)."

 

⁠Focalizzando l'attenzione sull'allevamento e sul calo delle nascite, secondo lei cosa bisognerebbe fare per invertire questo trend?

"È fisiologico. Chi vuole investire in un settore che non ha garanzie sul suo futuro? L’allevamento lo fa chi è appassionato, e chi crede ancora in questo sport. Ma se chi può realmente intervenire per un rilancio non interviene questo settore non si riprenderà mai. Bisogna incentivare l’allevamento dando delle agevolazioni a coloro che vogliono investire. Far arrivare fattrici e stalloni di qualità per avere prodotti spendibili anche per clienti esteri. Il Ministero, che si sta impegnando in una maniera davvero concreta, mai vista prima con presupposti alti e qualificati, non può far fronte a tutto perché purtroppo eredita una situazione che definire disastrata è dire poco. Non è semplice abbattere tutto e ripartire con una riforma strutturale a 360 gradi. Siamo in Italia."

 

Qual è il suo punto di vista sulla classificazione degli ippodromi recentemente pubblicata, anche in vista dell'avvio delle valutazioni sulla qualità dei servizi offerti che potrebbe cambiare un po' il quadro?

"La classificazione è una cosa fondamentale che chiediamo a gran voce da tempo. Speriamo solo che venga fatta con i criteri che abbiamo suggerito (cioè pensando a un meccanismo a parte per gli impianti di Roma e Milano, per difenderli e valorizzarli sempre, Ndr)."

 

Ci sono altri ippodromi del galoppo "sotto attenzione", per i quali vi state spendendo o per i quali chiedete interventi?

"Tutti gli ippodromi italiani devono avere uno standard di qualità maggiore, e devono offrire dei servizi migliori. Anche la sicurezza non va tralasciata, spesso le piste sono pericolose. Non voglio scendere nel particolare, su alcuni ovviamente possiamo suggerire piccole cose, su altri invece ci sarebbero un mare di cose da fare. Serve controllo e che si rispettino determinati standard di qualità. Gli ippodromi sono il packaging del prodotto ippico, sono fondamentali!"

 

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