Campione italiano del 2024 come guidatore e allenatore, allenatore sul podio della graduatoria di quelli operanti in Svezia, Paese che è diventato in pratica la sua seconda patria, Alessandro Gocciadoro non ha bisogno di presentazioni per chi segue il trotto e l'ippica in generale.
È proprio lui il protagonista di questa intervista in cui fa il punto anche sulle strategie che si potrebbero mettere in campo per riformare il settore.
Cominciamo dai suoi traguardi personali. Anche quest'anno ha vinto la classifica nazionale con 278 vittorie e 258 piazzamenti su 753 corse disputate. Com'è vincere così tanto, e secondo lei qual è il suo valore aggiunto?
“Com’è? Difficile da 'descrivere': è un po’ come raggiungere un traguardo che fino a non troppi anni fa credevo fosse impossibile da raggiungere, incredibile, ma, sicuramente il valore aggiunto per esserci arrivato è non esser da solo in questo, ho un’ottima squadra che mi completa, non mi descriverei mai al singolare per esser dove sono ora.
Lei è nel mondo dell'ippica da oltre 30 anni. Com'è cambiato il settore in questi decenni, cosa ha perso e cosa ha guadagnato?
“Questo settore forse ha un po’ sempre avuto alti e bassi (sicuramente mi riferisco al passato più prossimo del quale io faccio parte), a volte più in crisi, altre in leggera risalita o altre stabile, un po’ come un elettrocardiogramma; paragone che ad oggi ci sta a pennello, visto che quello che più di tutto ci tiene legati a questo mondo è proprio la passione.
A volte trascuriamo che il settore si è evoluto sotto alcuni aspetti; ma se da una parte ci siamo evoluti, in altro, abbiamo perso quel qualcosa che ci ha fatto andare in crisi più e più volte. Ora come ora le speranze del 'rilancio' sono tante con la nuova Direzione generale; personalmente, ho fiducia.”
Lei corre moltissimo nei Paesi esteri. Da quali, secondo lei, potremmo prendere esempio e perché?
“È facile rispondere 'da quelli che vanno meglio': per me, si potrebbe prendere esempio un po' da tutti, in primis sicuramente la Svezia e la Francia. Ma anche il nostro Paese dovrebbe esser preso da esempio sotto alcuni aspetti, da Paesi che magari sembrano esser meglio del nostro, ma che, a parer mio, potrebbero migliorarsi prendendo qualche spunto da noi. Abbiamo regole rigide e più giuste di tanti altri, quindi, perché non poter essere anche noi da esempio?”
Secondo lei, quali sono le riforme che dovrebbero essere attuate per rilanciare l'ippica italiana in tempi brevi?
“In tempi brevi, dubito ci sia una scorciatoia, ma sicuramente, a parer mio, ci si dovrebbe soffermare sul rilancio della scommessa ippica: abbiamo sistemi di gioco vecchi forse come me. Nei Paesi dove la scommessa funziona, si sono molto evoluti, il gioco che abbiamo nel nostro Paese quasi non esiste più negli altri, nel senso che è la minor fetta, la nostra scommessa è ferma su quei vecchi sistemi basici del XX secolo. Senza dimenticare la pubblicizzazione: qualsiasi sia il settore o il prodotto, senza pubblicità dove andrebbe? Normale che ad oggi il nostro mondo è oramai dimenticato e che nessuno conosca il fascino dei cavalli e di questo sport.”