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Ippica: un modello europeo per le scommesse e il finanziamento della filiera

18 luglio 2015 - 07:55

Per fronteggiare la crisi che investe il comparto ippico da diversi anni, l’articolo 14 della legge delega fiscale numero 23/2014 conteneva molte disposizioni in favore del rilancio dell’ippica italiana e di una riorganizzazione della sua governance (ora confluite nel disegno di legge di riforma dei giochi presentato dai senatori del Pd, a firma di Franco Mirabelli). Citiamo, tra le altre, l’istituzione di una Lega ippica vigilata dal Mipaaf, la previsione di un fondo annuale, il ruolo del Ministero nella fase di regolazione e controllo di secondo livello delle corse, etc.   Ora, al di là dello strumento che verrà scelto per dare attuazione alla legge delega fiscale - tramite decreto legislativo implementativo ovvero tramite disegno di legge da discutersi in Parlamento - si dovrà tenere conto in ogni caso della necessità di prevedere un ritorno all’ippica attraverso l’offerta delle scommesse ippiche, qualunque sia la tipologia di offerta operata.  

Scritto da Valérie Peano (avvocato, fondatore Egla, European Gambling Lawyers & Advisors)
Ippica: un modello europeo per le scommesse e il finanziamento della filiera

Non si tratta, quindi, di inserire forme di assistenzialismo o di prelievo fiscale, bensì di prevedere, al pari di altre importanti realtà europee – un cerchio ‘virtuoso’ di sostegno all’ippica, anche a prescindere dall’intervento dello Stato.

Vale la pena ricordare come nel suo Libro verde sui giochi d’azzardo online nel mercato interno, pubblicato il 24 marzo 2011, la Commissione europea aveva espressamente riconosciuto che “una delle particolarità delle corse ippiche rispetto ad altri sport risiede nel fatto che il loro primo pubblico sia rappresentato dai giocatori. Più di ogni altra manifestazione sportiva, la loro vitalità dipende da un riutilizzo adeguato dei ricavi provenienti dalle scommesse nell’attività”.  
LA SITUAZIONE IN EUROPA - Nella maggior parte degli altri Paesi europei, le scommesse sulle corse ippiche si sono imposte come una fonte naturale di finanziamento della filiera ippica. Ad onor del vero, detto finanziamento proveniente dall’industria delle scommesse verso quella delle corse ippiche, prevede un ritorno sia in favore dell’industria delle corse locali che degli aventi diritto sulle corse ippiche estere offerte localmente. Volendosi concentrare sul solo finanziamento dell’industria delle corse locali, esistono a livello europeo diversi modelli di finanziamento basate sulle scommesse gestite dagli operatori di scommesse locali. Tra questi modelli, vale la pena sottolineare la recente riforma in corso nel Regno Unito che mira a introdurre un meccanismo di trasferimento dei flussi finanziari (c.d. ‘Racing Right’) dagli operatori di scommesse alle società che organizzano le corse attraverso un accordo commerciale negoziato tra le stesse parti. Altri paesi europei hanno, invece, adottato meccanismi di finanziamento riscosso attraverso una tassa poi riversata alla filiera ippica ovvero controllato dallo Stato. Orbene, tutti i modelli di finanziamento alla filiera ippica riguardano indistintamente la tipologia di scommessa offerta, vale a dire sia le scommesse a totalizzatore che le scommesse a quota fissa aventi ad oggetto le corse ippiche.  
IL CASO ITALIANO – L’implementazione dell’impianto della legge delega fiscale costituisce un’opportunità per rivedere ed adattare le forme attuali di finanziamento della filiera ippica italiana attraverso la previsione di un versamento applicabile alle scommesse registrate in Italia sulle corse ippiche italiane e straniere, quale che sia la modalità di offerta e gestione delle scommesse (a totalizzatore o a quota fissa). Infatti, pare corretto non rimettere il reperimento di risorse unicamente a carico dello Stato e tener conto del quadro normativo europeo appena citato. La Lega Ippica italiana potrebbe essere il valido interlocutore che funga da intermediario tra gli operatori concessionari per la raccolta di scommesse e la filiera ippica nazionale cosi come gli aventi diritto sulle corse estere. In tal senso, sembra corretto che la Lega sottoscriva le intese con i concessionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ai fini della definizione degli avvenimenti ippici e dei relativi palinsesti scommesse. Tali accordi favoriranno l’inserimento, nel palinsesto complementare dei concessionari, degli avvenimenti ippici, anche esteri, previo acquisto dei relativi diritti. Diversamente, il mancato rispetto dei diritti sulle corse estere inserite nel palinsesto rischierebbe di marginalizzare la filiera ippica italiana, sfavorendone l’acquisto dei relativi diritti all’estero. Va da sé che gli accordi con i concessionari dovranno essere considerati nell’ambito della riforma della disciplina fiscale delle scommesse relativi alle corse dei cavalli oltre che su giochi di ippica nazionale, anche tenendo presente le differenze tra scommesse a totalizzazione e a quota fissa. Se appare corretta la differenziazione tra la tipologia delle scommesse a quota fissa e a totalizzatore anche relativamente alle corse dei cavalli attraverso l’applicazione di un prelievo erariale unico sul margine alle prime anziché sulla raccolta, in ragione del rischio assunto dal concessionario nella definizione delle quote, tale differenziazione non può intendersi a detrimento del finanziamento del settore ippico sul quale le scommesse si svolgono. Non solo. Tali accordi consentiranno di dare attuazione al disposto dell’articolo 14, il quale prevede il ritorno alla filiera ippica anche di una quota del prelievo erariale applicabile ad altri prodotti di gioco, quali le scommesse su eventi virtuali assimilabili a corse ippiche.

(La versione integrale dell'articolo è disponibile sul numero di luglio/agosto della rivista Gioco News, sfogliabile anche online)

 

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