“È doveroso un ringraziamento pubblico al ministro Lollobrigida. I suoi incaricati della gestione dell’ippica sono stati i primi ad avere il coraggio di dichiarare la morte dell’ippica in Italia. Intendiamoci bene: non per loro colpa . Ma hanno dimostrato, numeri alla mano, che lo sport dell’ippica non è più praticabile in Italia”.
È l'amara considerazione messa nera su bianco da Valentino Lenza, amministratore della Valentinia srl, proprietaria dell'ippodromo di Pontecagnano (Sa) e dell'omonimo allevamento, in una lettera rivolta al ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, dopo la pubblicazione dei decreti sulle sovvenzioni ministeriali per il 2025.
Lenza quindi prosegue nella sua riflessione: “L’ippica è sempre stato uno sport per ricchi, anche per il Fisco Italiano. E le strutture dove si pratica tale sport (gli ippodromi ) sono anch’esse strutture che solo nazioni ricche, come la Francia e gli Stati Uniti, possono permettersi. E, con la scomparsa delle strutture, muore, più o meno velocemente, l’intera filiera ippica. Infatti , ricordiamolo, ogni ippodromo utilizza la medesima superficie di suolo di un aeroporto Internazionale. Al valore di tale enorme superficie va poi aggiunto il valore delle strutture (piste, tribune, box, etc. ) e degli impianti (di telefonia, di illuminazione, di riprese tv, etc ). Ora, remunerare il compenso per la messa a disposizione, l’uso e la manutenzione di oltre 40 di queste strutture con meno di dieci milioni complessivamente a disposizione (rimanenti dopo il rimborso dei costi vivi della singola giornata di corsa, anche questo determinato in misura insufficiente ) equivale a redigere un certificato di decesso per tutte le strutture. Se un ippodromo è di proprietà privata quale pazzo lo metterebbe a disposizione, sapendo di ricevere, se tutto va bene, una media di 250mila euro all’anno? E parlo appunto di 'media', perché in concreto molti ippodromi riceverebbero appena 2.500 euro al mese!”.
L'amministratore della Valentinia srl rimarca: “Se l'ippodromo è di proprietà pubblica il problema potrebbe essere superato: tanto la struttura la mette a disposizione il solito 'Pantalone'. Perché preoccuparsi della sua remunerabilità?. Ma non credo che questo ragionamento rispetti il pensiero (e la condotta) del Governo e del suo presidente del Consiglio. Quindi hanno certificato, con pubblici decreti, che l’Italia è una nazione povera: è inutile che voglia competere con le nazioni veramente ricche: gli ippodromi e, conseguentemente, l’ippica, non può permetterseli. Essere poveri non è un disonore. Ma certificare, pubblicamente, di esserlo, non credo faccia piacere al Governo in carica e, soprattutto, non giustifica la soddisfazione (anche se di circostanza ) ostentata dai certificatori. E la 'Grande ippica Italiana', si dimostra in concreto per quello che è: un bel sogno. Ma solo un sogno”.