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Riforma dell'ippica, gli ippodromi: 'Fare presto'

03 dicembre 2022 - 09:27

L’ippica non può più permettersi grandi attese nella sua riforma. Come sottolineano anche i rappresentanti dei maggiori ippodromi italiani, occorre che il Governo metta in essere una serie di misure adeguate per uscire dalla crisi.

Scritto da Mc
Foto © Philippe Oursel / Unsplash

Foto © Philippe Oursel / Unsplash

L’ippica torna sotto i riflettori politici, con il nuovo Governo che promette una strategia per portare il settore fuori dalla crisi che da anni ne mina la stabilità. Ne parliamo in un articolo pubblicato sulla rivista GiocoNews di dicembre, consultabile integralmente online a questo link.

Il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, fa il punto sulla situazione dell'ippica, delineando le azioni che il ministero da lui guidato intende portare avanti. “Vogliamo elaborare una strategia organica, nata dal confronto con le rappresentanze del mondo legato al cavallo, per spendere bene le risorse dedicate al comparto e dare le risposte che questo settore merita. Il mondo dell’ippica è fatto di passione e di lavoro. Un settore che negli ultimi trent'anni anni ha perso la sua centralità nell’agenda politica, nonostante il suo valore si sia invece consolidato nel tempo. Abbiamo davanti una stagione di governo nella quale, insieme al sottosegretario Patrizio La Pietra che ha la delega all’ippica e al ministro allo Sport Abodi, dobbiamo lavorare per invertire la rotta. Vogliamo elaborare una strategia organica, ed ogni istituzione, categoria e associazione potrà e dovrà fare la propria parte”.
Per Lollobrigida “l’ippica non può essere percepita come una zavorra, ma come un’occasione. Il nostro obiettivo è quello di restituire al movimento il ruolo che deve avere”. Secondo il ministro è evidente che sono stati commessi degli errori, "non solo da parte della politica", dice, "però ci si dovrebbe interrogare sul perché in alcune nazioni quello dell'ippica sia ancora un settore centrale e in Italia no, oppure perché in tanti nostri professionisti debbano andare all’estero per svolgere il proprio lavoro. Noi vogliamo trovare soluzioni senza pensare di averle già adesso dopo un mese di lavoro in questo Ministero. Io non credo, ad esempio, che lo scioglimento dell’Unire sia stata una scelta particolarmente intelligente, perché la gestione di questo mondo aveva una sua struttura tecnica e una tradizione organizzativa che ovviamente nella gestione ministeriale non poteva essere ritrovata immediatamente. Però si poteva lavorare per creare una strategia organica. Ora però dobbiamo pensare al futuro e con i vari dirigenti abbiamo già parlato di quello che vorremmo provare a fare, partendo però da un interrogativo fondamentale: Va tutto bene così? Io non penso. E non dipende da quanto si spende in questo ambiente, ma di come si spende. I soldi, se spesi bene, non sono mai troppi. Ecco quindi la necessità di ragionare come una filiera complessa per evitare dispersioni e per raggiungere in qualche anno l’obiettivo di restituire all’ippica il ruolo che le compete".


Anche il mondo degli ippodromi si augura “un minimo di concretezza dopo un decennio di colpevole immobilismo caratterizzato da tagli alla filiera produttiva reale degli operatori meritevoli a vantaggio di rami secchi e improduttivi”, afferma Pier Luigi D’Angelo, presidente della società di gestione dell'ippodromo di Agnano, Ippodromi partenopei. “Se si parla di ippodromi, mi riferisco a quelli che non ospitano cavalli e operatori al loro interno, potendo così risparmiare su costi e purtroppo non investendo nulla sulle strutture che nel tempo hanno perso di attrattività, risultando anacronistiche e obsolete”.
Quali sono le misure imminenti da mettere in atto? “Nessuno degli impegni presi dal precedente Governo (direzione generale ippica e funzionario delegato ai pagamenti) ha visto la luce. Purtroppo per la lungaggine burocratica e le perenni e talvolta anche interne diverse visioni all’interno della macchina burocratica dei ministeri interessati. Speriamo che un minimo di risultato in merito alla velocizzazione delle procedure di pagamento dei premi, al reintegro delle risorse inopinatamente tagliate per il 2023 agli ippodromi ed il ripristino del montepremi non impegnato per cassa venga in qualche modo rimediato”.
In che modo le misure sul Covid hanno pesato sul settore? “Il Covid ha rappresentato un ulteriore momento di distacco e lontananza del pubblico e di totale azzeramento delle risibili entrate esterne oltre che un aumento dei costi per le farraginose procedure di controllo agli accessi a carico delle società di gestione”.
Cosa occorre per rilanciare gli impianti ippici? “Gli ippodromi hanno visto tagliato il 75 percento delle risorse in dieci anni. Non sono più in grado di progettare nulla se non fornire il minimo dei servizi per garantire lo svolgimento delle corse. Mi ripeto poi sul fatto che le strutture che ospitano cavalli al loro interno e sono di proprietà pubblica, anche a causa degli elevati costi di affitto da parte dei comuni interessati e della obsolescenza delle strutture, non sono in grado di andare avanti se non si ripristina una remunerazione adeguata ai dipendenti impiegati, alle giornate di corsa da effettuare ed ai costi vivi per garantire standard accettabili di riprese e strutture collegate.
Quattordici anni fa, quando iniziarono i tagli indiscriminati e lineari, furono previsti contributi integrativi per gli impianti più virtuosi in attesa di una più idonea convenzione, poi non si è proceduto per via meritocratica e si è distribuito a pioggia, talvolta in maniera illogica, e mi fermo qui per ‘carità di patria’”.
Le scommesse ippiche come posso diventare più appetibili? “La rete commerciale ippica è stata ‘espropriata’ e terminata a favore delle scommesse sportive e virtuali, a prescindere da come si vorrà intervenire - copiando dagli altri Paesi che a livello internazionale sono un esempio, o mettendo in campo un progetto appropriato - allo stato della situazione in essere, va previsto un robusto sostegno che può derivare dalle altre scommesse che hanno ‘occupato’ la rete ippica con vantaggi fiscali: mi riferisco in primis all’ippica virtuale che fattura molto di più di quella con i cavalli in carne e ossa. Finché non sarà fatto in maniera incisiva, si può pensare ad un contributo proporzionale alle esigenze ed alla qualità che esprimiamo, soprattutto al trotto che potrebbe progressivamente diminuire quando le riforme accennate producano un volano ed un adeguato rientro degli investimenti. Immagino anche il ritorno dei concorsi legati alle lotterie nazionali che prima erano quella di Agnano e Merano, ma adesso potrebbero dare una inattesa ventata di promozione al settore. In merito a quanto esposto prima, ho avuto il piacere di relazionarmi con il sottosegretario Patrizio La Pietra, che ha presentato al Senato un progetto di riforma abbastanza concreto e razionale, anche se sono terrorizzato dall’immobilismo politico. Servono rapide risposte, perché siamo vicini alla paralisi. Fare presto è oramai un imperativo non più opzionale”.

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