“Inutile ricordare quanto spesso sentiamo dire, talvolta dagli stessi addetti ai lavori, che il nostro sport non viene più seguito, che il pubblico non è interessato alle corse dei cavalli e che insomma siamo al di fuori dell’interesse generale. Eppure, e se volete anche nonostante si arrivi da anni dove l’attenzione verso lo spettatore è stata messa buona ultima tra le priorità del settore, si assiste a un risveglio dell’interesse. Gli ultimi esempi sono molteplici, con le tribune piene di Pisa, Firenze, Milano e se volete anche i 15mila di Napoli per il Lotteria testimoniano un fatto che è incontrovertibile, se si organizza uno spettacolo il pubblico risponde presente.”
Lo sottolinea Antonio Viani, presidente Unione proprietari galoppo, nella newsletter inviata agli iscritti, aprendo ampi spazi di riflessione per tutto il comparto.
“Si potrà obiettare che questo accade poche volte, ma il fatto che questo succeda significa comunque che l’ippica è ancora un divertimento che fa muovere le persone e inoltre non dimentichiamo che viviamo in un mondo dove assistere alle corse da remoto è facilissimo e quindi ancora di più simili risultati vanno evidenziati. Portare 15mila persone a Napoli oppure parecchie migliaia a Firenze o altrove non è cosa così scontata, a fatica vediamo che ci riesce il calcio, sport onnipresente su tutti i mezzi di informazione e che vanta investimenti da centinaia e centinaia di milioni di euro. Se pensate agli altri sport, non è che l’ippica sia così tremendamente lontana e, lo ripeto, con una esposizione mediatica molto minore e spesso negativa. Quindi ritengo che vedere tribune piene, parterre gremiti di giovani, sia una grande iniezione di fiducia, ma che altrettanto si debbano ricercate le cause di tale testimonianza di interesse”, rimarca Viani.
Il presidente dell'Unione proprietari galoppo quindi evidenzia: “Un punto in comune tra questi ottimi risultati è certamente l’attenzione che le società di corse hanno posto all’ospitalità. Ippodromi accoglienti e ben tenuti sono la premessa per ottenere un buon riscontro dal grande pubblico. Ormai l’aspetto accoglienza non è più differibile o eludibile. Il pubblico giustamente si aspetta non solo una tribuna da dove poter assistere alle corse, ma tutta una serie di benefit che rendano l’esperienza gradevole. Quando questi servizi ci sono ecco che il pubblico risponde presente. Altro punto in comune è la promozione. Non possiamo più pensare che alle corse si vada a prescindere o solo per la bellezza dello spettacolo in pista. Alle corse, come a qualsiasi spettacolo, si va anche grazie a una continua e ben mirata promozione. Sarà forse un caso, ma gli ippodromi che registrano numeri di spettatori più elevati sono anche quelli che meglio lavorano sul tema. Sia chiaro che la ricetta non è identica per tutti, per capirci, il tipo di promozione che va bene a Merano, non è il medesimo che si usa a Livorno, oppure i mezzi di comunicazioni migliori per Milano non sono quelli di Pisa. Insomma ognuno deve trovare la strategia migliore”.
Viani quindi conclude: “Trovati gli aspetti comuni ne discende che alla fine il problema quindi rimane sempre il medesimo da tempo, cioè tutto ruota attorno alle società di corse e alla loro capacità di creare i presupposti perché il pubblico sia invogliato ad assistere dal vivo allo spettacolo ippico. Un ostacolo non da poco, se vediamo ai tanti problemi, anche recenti, abbiamo riscontrato. Molti ippodromi lamentano di non avere le risorse per poter mettere in atto le misure di cui parliamo qui sopra, ma se questo fosse sempre vero non si capisce come mai alcuni ippodromi siano virtuosi e riescano nella sfida e altri meno o per nulla. Solo questione di importi della convenzione? Non è così, piuttosto credo che sia una precisa scelta imprenditoriale quella di puntare o meno sul pubblico. E allora ben venga la nuova Classificazione che, proprio perché dinamica negli aspetti qualitativi e improntata a sostenere gli investimenti, potrebbe obbligare a una maggiore attenzione alle tematiche dell’accoglienza le società di corse. Senza investimenti nell’ospitalità e nella promozione non si può avere il grande pubblico e senza pubblico si muore, magari lentamente, ma questa è la fine, agli ippodromi la scelta”.